Il calcio in Italia è lo sport più amato ed è praticato da milioni di ragazzi come sport principale. Per questo motivo, la figura dell’allenatore gioca un ruolo di grande importanza non solo nelle vicende sportive ma soprattutto per l’incidenza che ha al di fuori del campo. L’allenatore è un tecnico, un educatore, un organizzatore e un leader. La capacità di passare da una funzione all’altra scegliendo il ruolo più adatto a seconda della situazione, costituisce il suo patrimonio professionale più prezioso.
Ho volutamente definito l’allenatore come un educatore. Insieme ai genitori e agli insegnanti scolastici oramai l’allenatore è diventato un pilastro fondamentale per i ragazzi e contribuisce in buona parte all’educazione dell’atleta, alla sua maturazione e se vogliamo anche al suo comportamento nella società. Non dobbiamo mai dimenticare che il campo e lo spogliatoio sono una palestra di vita per i ragazzi ed è con questo spirito che un allenatore dovrebbe preparare ogni stagione, con l’obiettivo di far crescere i ragazzi aiutandoli a capire come rapportarsi con il mondo. E’ da come si affrontano le piccole sfide che si capisce come un ragazzo affronterà le grandi sfide della vita.

Questa è la mia piccola riflessione scaturita da quella pur minima esperienza che si acquisisce portando il proprio figlio per anni tre/quattro volte la settimana ad”allenarsi” e con le alzataccie della Domenica Mattina.
E’ sempre piacevole poi scambiare quattro chiacchiere con colui al quale affidi tuo figlio per apprendere il gioco del calcio.
Personalmente ho sempre stimato Denis Fercia, nonostante non abbia quasi mai allenato mio Figlio, ci conosciamo da parecchi anni, mi è sempre piaciuto il suo modo di rapportarsi con i ragazzi e con il mondo del calcio giovanile che spesso combacia con le mie stesse idee. Spesso capita di sentirci per chat e di discutere sulle varie tematiche del calcio giovanile, un vero piacere discuterne con Dennis. Non potevo trattenermi da farle l’ennesima intervista  per Medasa.it, ne è uscita fuori una bella riflessione a trecentosessanta gradi sul suo modo di pensare il calcio non solo visto dalla panchina fredda dei campi di calcio …….

 

— Il La Palma Monte Urpino  è una storica società cagliaritana con trascorsi gloriosi. Quali sono gli obbiettivi della società nel breve e lungo termine e sopratutto nel settore giovanile e della scuola calcio ?
La cosa che più mi piace della mia società e che è stata capace nel giro di pochi anni di risollevarsi e di tornare più forte. La scuola calcio ha di nuovo buoni numeri, meriti della passione di tanti colleghi che non solo sono preparati ma hanno anche tanta passione. Nel settore giovanile agonistico, la crescita continua e stiamo per completare quel lavoro che insieme alla società, il direttore sportivo, ed i dirigenti ci sta portando al livello delle migliori. Là juniores dopo tanti anni sta creando i presupposti per fare le finali, sarebbe una bella soddisfazione. Tutti segnali importanti che mi auguro sia la molla per una crescita Ancora più forte. Senza scordare la prima squadra e mister Madau ed il suo staff che sta facendo un lavoro grandissimo.

–Allievi ultimo anno del settore giovanile un anno cruciale e un bivio per i giovani calciatori, molti abbandonano il calcio e pochi continuano, dove sta l’inghippo?
Prima di tutto, penso che per questioni di numero non ci sia posto per tutti nei campionati dilettantistici e che quindi molto serenamente gran parte dei ragazzi dovrebbero fare là juniores. Poi rimarrà agganciato a questo sport, aldilà della categoria che farà, chi avrà più fame, voglia di migliorarsi e tanta tanta passione. Una volta usciti dagli allievi, i ragazzi vedranno la realtà delle cose con i loro occhi. Passeranno dal settore giovanile, dove il mister deve sostenere, aiutare, aspettare, al mister dei grandi, dove sei uno qualunque, ci sono i punti in palio, la pressione aumenta. Gli impegni si dovranno rispettare, non ci saranno più papà e mamma a chiamare il mister per essere capiti o giustificati o potranno far leva sulla società. Proprio per questo penso che molti di loro non escano pronti mentalmente dal settore giovanile, e non abbiano poi la forza di camminare con le proprie gambe, questa è la realtà. Vorrebbero giocare in serie A, ma con il campo sotto casa. Posso citare un ragazzo??
Malgrado lui sia in buona compagnia nella mia squadra allievi, dove molti hanno applicazione e voglia di allenarsi, penso che sto per fornire sia l’esempio giusto per tutti.
Abbiamo iniziato ad agosto e lui veniva da vari infortuni e nel finale di stagione aveva giocato poco. Abbiamo chiacchierato sulle sue possibilità di impiego, e molto schiettamente gli ho detto che sarebbe stato molto difficile essendo anche 2002 (quindi un’anno sotto l’età massima del campionato) e che trovare spazio avrebbe dovuto allenarsi sodo e che sarebbe potuto non bastare. Lui non si è perso d’animo, e non solo è andato a 2000, ma vive le sedute sempre al massimo. Ha fatto 16 gare su 20 da titolare, e le 4 le ha saltate per infortunio. Andrea Cossu sei stata una bellissima sorpresa.

–Da sempre le scuole calcio cercano di educare i giovani allo sport e alla vita in che modo tu riesci a far combaciare le cose?
Si cerca di far combaciare le cose, ma è sempre la famiglia che decida su che principi indirizzare il proprio figlio. Ritengo che se un ragazzo ha davvero passione e vuole fare seriamente sport, abbia tutto il tempo per studiare con ottimi risultati. Lo studio è fondamentale ma lo sport aiuta tantissimo i ragazzi a crescere sani e con dei bei presupposti. Dovrebbe esserci più sinergia tra scuola e sport.

–Un tasto dolente sono i genitori-manager-tifosi, quanto incidono positivamente e negativamente nel lavoro delicato dell educatore allenatore?
Incidono purtroppo tantissimo, soprattutto sino agli allievi, come ho appunto spiegato prima. Penso che con il dialogo si risolva tutto, questo quando i genitori magari bussano alla mia porta per chiedere un confronto, o mi chiamano per due chiacchiere, cosa invece che non sempre accade purtroppo. Mi piacerebbe potermi relazionare direttamente solo con i ragazzi, cosa che secondo me gli aiuterebbe moltissimo nella loro crescita, proprio come avviene nelle società professionistiche. Il tempo da sempre la dimensione delle cose, a volte troppo tardi.

–A differenza degli allievi gli juniores sono piccoli uomini e il peso dei genitori è meno invasivo, riesci ad esprimere meglio il tuo ideale del gioco del calcio?
Gli juniores non sono piccoli uomini, ma solo dei ragazzi, non più ragazzini. Questa categoria è un’altro sport in relazione al settore giovanile. I genitori spariscono di colpo. Ho un canale diretto con i ragazzi, ma sia chiaro i genitori sono fondamentali per la nostra attività e sono sempre pochi quelli che cantano fuori dal coro. Nella nostra attività dilettantistica non si potrebbe fare sport senza il loro supporto.

–Ci sono una miriade di scuole calcio in Italia che preparano al meglio le nuove leve calcistiche, però perché a differenza di altre federazioni un giovane talento (16-18 anni) nn viene valorizzato in Italia?
I fattori sono tanti, ma sono dell’avviso che forse il problema è la caccia al talento e la non salvaguardia di chi non lo è!!

–Quando eravamo ragazzini il calcio era ,ed è ,nel nostro DNA e chi si dedicava a questo sport lo faceva con passione e i risultati 

arrivavano, adesso che tutto è diventato business che fine farà o ha fatto il gioco più bello del mondo?
Il calcio è bello perché è uno sport dove tutti si sentono di poter dire la loro ed è bello per quello quindi penso che non morirà mai. E vero che noi avevamo forse più passione ma è anche vero che era un mondo molto diverso. Prima si poteva giocare anche in strada o nei campetti adesso solo nelle scuole calcio purtroppo.

–Cosa farai il prossimo anno?
Non so in quale ambito possa essere utile alla società, da parte mia vorrei riprendere là juniores se sarà possibile perché è stata una bella esperienza e preparare al meglio l’annata con i 2002/2003.

Si chiude così questa bella chiacchierata con uno dei Migliori mister del Nostro settore giovanile Sardo.

 

 

Adriano Micheli Per Medasa.it

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