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Suggestioni:
La sfiducia.
Paolo, la guardia, si affaccio' in sala giunta in preda ad un evidente imbarazzo e mi fece cenno di uscire. Interruppi un attimo la riunione e lo raggiunsi...signor sindaco, dal pretore, e' per lei...e mi porse una busta verdolina chiusa, una contravvenzione, forse... ma perché dal pretore? Il segretario mi guardo' preoccupato...problemi signor sindaco?...mi dava del tu solo se eravamo soli...non capisco cosa possa essere...e mi sembro' naturale dargli la lettera, che apri' con un taglierino...diede uno sguardo veloce e impallidì...un avviso di garanzia per un delitto che avrebbe commesso con altre dieci persone, ma aspetti vediamo a cosa si riferiscono gli articoli del codice penale citati. Sfoglio' velocemente il codice. Il suo volto mi apparve grigio alla luce della lampadina che illuminava fiocamente la sala dove tenevo la riunione di giunta...uno stanzino rimasto invariato da oltre un secolo, con un tavolino spoglio, le mattonelle esagonali rosse e nere, il tricolore alle mie spalle e un imponente orologio a pendolo incorniciato nel suo mobile di legno scuro, fermo da decenni. Martino era sbigottito...l'accusano di peculato...come sarebbe a dire, avrei usato i soldi pubblici per interessi privati? chiami l'avvocato Demuro e chieda se ne sa qualcosa, e' tardi ma capirà. Da Lanusei l'amico Giomaria sembro' cadere dalle nuvole...Toni', non so, ma l'accusa e' una delle più gravi per un amministratore, domani passo in pretura e ti dirò; certo che e' strano, ti accusano con altre dieci persone, del tutto sconosciute, tutte di Cagliari... La notte non dormii. Ero sindaco da pochi mesi e avevo già dovuto affrontare una tempesta africana, che aveva distrutto le vigne come la fillossera di ottantanni prima, e un alluvione che stava per trascinare a valle s'Arcu 'e Cuccuru, come quello che nel 1951 aveva distrutto Gairo e Osini. E adesso questo foglietto verdolino, che ricevevo per la prima volta in vita mia, con un'accusa indecifrabile, eppure inquietante...Kafka, ecco, mi ricordava il processo di Kafka, quel clima di angoscia per un pericolo ignoto. La voce dell'avvocato mi arrivava disturbata...porca miseria non ti sento, cooosa? Avrei usato la ruspa del comune per aggiustare una strada privata interrotta dall'alluvione? Ma se e' dell'ospedale Tommasini...ma adesso mi sente questo magistrato dei miei...no, ci vado solo da questo imbecille, non voglio un avvocato per difendermi. Martino mi parlo' con calma...su dotto', non fare imprudenze, il pretore e' giovane ma e' pur sempre un magistrato, ci vuole poco per farti arrestare... Entrai nell'ufficio del pretore senza bussare mostrandogli l'avviso di garanzia...lei, lei e' un imbecille...come si permette, la faccio arrestare...ma prima avrei il tempo di prenderla a calci, ignorante, e sarebbe la mia parola contro la sua, sono un pubblico ufficiale e lei ha firmato un'infamia, e non sollevi il telefono così eviterà una brutta figura. E gli spiegai che quella strada privata era in realtà una carrareccia che gli ierzesi da secoli percorrevano con i loro carri per fare legnatico nella vicina lecceta...capito? E' una servitù di passaggio, pubblica, come una fonte, un cammino...ma lei non sa nulla di queste cose, però' bastava informarsi prima di scrivere queste fesserie, a me sindaco e a questi signori di Cagliari, eredi della Clinica, che conosco solo di nome...ma lei non ha altro da fare? Me ne andai senza chiudere la porta e l'usciere si fece piccolo piccolo mentre il pretore urlava...la faccio arrestare, vedrà che passerà i suoi guai... Ebbi paura e Martino ascolto' il mio racconto scuotendo la testa. Ma non finii in galera. Pochi giorni dopo la pratica fu archiviata, così, come se non fosse mai esistita. Ma fu il pretore a pagarla. Per un fatto imperscrutabile su cui si discusse a lungo, d'un tratto il riscaldamento dell'ufficio del pretore e della sala udienze andò in tilt...da un momento all'altro si rifiutò di funzionare...i termosifoni gorgogliarono, borbottarono come anime in pena, poi si spensero con un lungo fischio...e così restarono per tutto l'inverno che quell'anno fu feroce e prenu de giligia...e a nulla valsero le lettere disperate del pretore più intirizzito d'Italia, che amministrava la giustizia in cappotto, leggendo le sentenze tra i brividi. Poveraccio, e io non trovai mai il tempo di mandargli un operaio per aggiustare l'impianto...beh, prima c'erano l'asilo, le elementari, l'ambulatorio...poi l'operaio si prese l'influenza...poi fu spostato al servizio di protocollo rimasto sguarnito...insomma, il pretore pensava di essere a Ierzu, ma in realtà si ritrovo' in Siberia e passo' l'inverno più terribile della sua vita che, se la primavera fisse tardata di una settimana, lo avrebbero trovato morto stecchito alla scrivania e senza sacramenti. Lo incontrai una sola volta ad una cerimonia col vescovo...insomma, cosa aspetta a far aggiustare il riscaldamento...mi dispiace dottore, ma ho un problema di personale, ma non si preoccupi, per male che vada le faccio costruire un caminetto...tanto la legna sa dove trovarla, con quella bella strada che ho fatto fare con la ruspa del comune... Il dottore mi fulmino' con lo sguardo e io gli voltai le spalle ridendo con Martino che mi guardava disapprovando...lei e' matto signor sindaco...forse, forse un po', ma la colpa e' sua, non solo non conosce le servitù d'uso ma neppure il vecchio detto "cun santus e cun makkus, non brulleis seraccus"...glielo traduca signor segretario, e forse il prossimo inverno sarà meno freddo. Per la prima volta in vita mia persi fiducia nella magistratura. Avevo 34 anni, ma era un puro, innamorato dello Stato fondato sull'autonomia dei tre poteri... legislativo,esecutivo e giudiziario...convinto che in quel modo tutto dovesse girare come un perfetto meccanismo ben oleato...il parlamento fa le leggi, il governo le promuove e le attua, la magistratura le applica assicurando che siano uguali per tutti. La magistratura nobilissima, attenta ed equa, distante dalla cattiveria umana...una mano salda, che teneva la bilancia perfettamente allineata, in totale, fermo equilibrio...un potere tranqullizzante, rasserenante...un padre severo ma giusto...una barriera insormontabile contro l'illegalità, la prepotenza, l'inciviltà dei comportamenti, la criminalità. Mi affascinava la figura incorruttibile di questi servitori dello Stato, sacerdoti laici consacrati alla giustizia...distanti per missione dagli altri mortali. Indro Montanelli raccontava che il padre non invitava mai a casa un cugino magistrato, a cui dava del lei, per non far sospettare un'amicizia con chi doveva essere al di sopra di ogni sospetto...come il nostro Isolino Carta che amava il mare ma frequentava spiagge deserte per evitare incontri imbarazzanti e richieste inaccettabili. E mi piaceva che nelle corti di giustizia dell'Inghilterra, giudici e avvocati non si incontrassero mai, se non in udienza...e nei palazzi severi dove si amministrava la giustizia avessero anche ascensori separati. Un po' come e' successo al Quirinale alcuni giorni fa, quando per acquisire la testimonianza del Presidente della repubblica avvocati e PM sono entrati nel palazzo da ingressi separati...una nota di serietà in un momento a mio parere umiliante per la Repubblica. Quel pretorucolo di Ierzu aveva infranto la mia innocenza. Mi aveva accusato di un reato infamante per ignoranza, aveva giocato con la mia onestà con l'incoscienza di un bambino viziato, avrebbe potuto privarmi della libertà per mesi senza colpa alcuna. Mentre combattevo con l'intero paese per evitare i pericoli di un'alluvione, lui, al caldo del suo ufficio sicuro, pagato con i soldi anche miei, aveva concentrato la sua attenzione sulle mie azioni, mi aveva tenuto nel mirino per sette giorni come una belva temibile, e poi aveva cercato di colpirmi con un'accusa tanto infamante quanto ingiustificata. Un'anima meschina e frustrata, che si rivaleva su una persona innocente. Ci vollero Falcone e Borsellino per farmi riconciliare con la giustizia...ma non del tutto.

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