goccia

La faccia oscura della Luna: Giorgia, la Traviata.

Se non avesse acceso la tv per ascoltare le ultime notizie del telegiornale, 
Gabriele non avrebbe mai saputo che un aereo di Air China era precipitato sulle 
isole Andamane…168 passeggeri e sette membri dell'equipaggio, dispersi, come 
si usa dire per confortare i parenti delle vittime e non togliere del tutto le 
speranze. Tra questi, sei italiani, cinque uomini e una donna…esperta di 
politica economica dei paesi cosiddetti emergenti… di cui non rendevano noti i 
nomi, perché i familiari non erano stati avvertiti. 
Gabriele senti' il cuore inspiegabilmente agitato, un senso di nausea che riuscì 
a risolvere deglutendo…e quando pochi minuti dopo lo speaker lesse i nomi 
degli scomparsi, Gabriele seppe con certezza che Giorgia era morta. 

Giorgia aveva un marito e tre figli quando incontro' Gabriele per la prima 
volta. 
Lui faceva il secondo anno di Scienze politiche a Bologna e seguiva con grande 
interesse il seminario, presieduto da quella docente, giovane e famosa,che 
proveniva dall'università della Serenissima. 
Giorgia si accorse di lui quando, dopo la sua relazione sulla crisi tra Israele 
e i paesi arabi culminata pochi mesi prima nella guerra del kippur, le rivolse 
una domanda molto acuta…noto' che aveva uno spiccato accento sardo…un bel 
ragazzo, alto per essere un isolano, e dal sorriso aperto. E dalle idee chiare.
Lo aveva incontrato nuovamente nell'intervallo dei lavori, e avevano ripreso 
l'argomento…poi non si erano più lasciati con gli occhi per tutto il convegno. 
Giorgia era turbata da quella strana attrazione per quel giovane studente e lui, 
seduto in seconda fila, dietro gli accademici degli atenei più importanti del 
Paese, non vedeva che i suoi occhi, la sua bocca e la fossetta appena accennata 
sulla guancia destra, che si accentuava nel sorriso. 
Capirono troppo tardi che erano caduti in trappola e non poterono fuggire. 

Solo per poterlo rivedere lei accetto' di tenere un ciclo di lezioni a Bologna. 
Furono strani giorni, pieni di dotte discussioni e del piacere di stare 
insieme…e quando Gabriele le chiese la tesi di laurea ne fu sottilmente 
lusingata e felice…avrebbero dovuto vedersi due volte la settimana, e decisero 
di incontrarsi in un'aula-studio della biblioteca riservata ai docenti. 
Poi cominciarono a stare insieme a pranzo e poi a cena…e poi lui comincio' ad 
accompagnarla alla stazione per prendere il treno per Venezia. 
Una sera la segui' nello scompartimento e fecero finta di non accorgersi che il 
treno partiva.
Da quel momento non si lasciarono più. 

La sera era calda su Verona.
Giorgia e Gabriele erano scesi il giorno prima all'hotel Due Torri, ricavato in 
un palazzo del 1300 situato nel centro storico di Verona. A cena erano stati in 
una trattoria  vicino alla Chiesa di Sant’Anastasia ed erano tornati in albergo 
facendo un lungo giro…piazza Bra, piazza delle Erbe, piazza dei Signoria, il 
ponte Pietra…il famoso balcone di Giulietta immerso nel silenzio…e l’Arena, 
che brillava di luci rosate. 
La sera dopo, nell'antico teatro romano avrebbero assistito a La Traviata con 
Anna Moffo e Renato Cioni…voci meravigliose per cantare la purezza morale di 
Violetta Valery circondata dalla volgarità e dalla feroce ipocrisia.
Giorgia gli strinse forte la mano quando Violetta levo' alta la voce 
divina…amami Alfredo, amami quant'io ti amo…ottoni cupi sovrastati dallo 
straziante lamento premonitore della Traviata…e applaudi' tra le lacrime 
quando l'eroina, eretta per l'ultima volta sul suo destino…in me rinasce, 
m'agita insolito vigore…ricadde sul canape'…e' spenta…circondata dal 
sospiro del coro addolorato.

Giorgia aveva ricevuto la lettera della madre di Gabriele la stessa sera in cui 
Gabriele si laureò. Sotto il portico gelido della Buca di san Petronio, 
riscaldato da alti funghi animati da riflessi rossi, sedeva alla sinistra di 
Gabriele e scambiava qualche parola con la madre seduta all'altro lato. Per 
tutta la cena aveva intrecciato la sua mano a quella di Gabriele, che appariva 
teso e assente…forse per la presenza della madre o perché sapeva che il giorno 
dopo sarebbe tornato in Sardegna, dove lo attendeva un lavoro in una 
multinazionale. 
Avrebbero avuto tutta una notte per loro, se lo erano ripromessi da tempo. 

Quando sentì' bussare alla porta, Giorgia apri pensando a Gabriele. Era presto, 
ma lui spesso era impaziente e bruciava i tempi degli appuntamenti, le piombava 
in camera e la coinvolgeva in un amore appassionato e giocoso.
Il cameriere le porse una lettera…un foglio ripiegato e pinzato con punti 
metallici…un messaggio inaspettato, inquietante, come un bando di morte.
La mamma di Gabriele le chiedeva di lasciare Gabriele…con garbo, ma con 
impietosa chiarezza…lui era giovane e lo attendeva una vita che lei non poteva 
offrirgli…capiva il suo sentimento, ma le donne da sempre dovevano farsi 
carico dei sacrifici anche rinunciando all'amore e ai sogni…aveva dei figli e 
un marito, e Gabriele aveva diritto ad avere una famiglia sua…doveva recidere 
quel legame, ed era lei che doveva farlo…spettava a lei, perché più 
responsabile…
Aveva stretto la lettera in mano per ore, prima di rendersi conto che si era 
fatta notte fonda e che Gabriele non sarebbe più tornato. 
Rilesse la lettera per l'ultima volta, prima di farla a pezzi e buttarla nel 
gabinetto. 
Poi aveva scritto un biglietto a Gabriele…poche righe con dei versi che 
ricordava dalla sera piena di stelle sopra Verona…

…Alfredo, Alfredo, di questo core 
Non puoi comprendere tutto l'amore
Tu non conosci che fino a prezzo
Del tuo disprezzo, provato io l'ho.
Ma verrà tempo in che saprai 
Com'io t'amassi confesserai 
Dio dai rimorsi ti salvi allora
Io spenta ancora pur t'amerò 

…e gliel'aveva fatto consegnare dallo stesso cameriere dicendogli di attendere 
finché il signore non avesse letto il biglietto…e di portarle la risposta. Non 
torno'.

Se n'era andata, con i suoi trent'anni e la cruda delusione, il suo orgoglio 
ferito e le rovine di un affetto che sembrava di roccia inattaccabile .
Era bastato un segno della mano della mamma perché tutti finisse…un bambino, 
un uomo non cresciuto, incapace di lottare per i propri sentimenti e di 
rispettare l'amore di una donna che gli aveva concesso la sua vita. Lei avrebbe 
lasciato il marito e i figli per lui, senza voltarsi indietro, rinunciato a 
tutto pur di sentirlo accanto, di trovarlo casa dopo il lavoro, di amarlo nelle 
brevi notti e nelle giornate trascorse solo ad aspettarlo. E di avere da lui un 
figlio, su cui avevano costruito mille speranze e che avevano già circondato di 
amore, che avevano cullato leggendo le fiabe intramontabili di un mondo senza 
fine.
Lui non intendeva rinunciare a nulla. Egoista ed egocentrico, fiero di essere 
amato senza nulla dare in cambio, narcisista incapace di vedere la bellezza 
intorno ma solo il suo volto, riflesso negli specchi dorati, che respingevano il 
mondo degli affetti ricambiati. 
Giorgia uscì nella notte. Percorse la città illuminata da lampioni smorti…si 
trovo' davanti alla cinta muraria e torno' indietro lungo i portici e le piazze 
deserte. 
L'alba la sorprese al Roxy bar, che stava aprendo. Vi si rifugio' intirizzita, 
scossa dai brividi. Era sola, ma forse lo era da molto e non se n'era accorta. 
Decise di vivere.

Si inseguirono per anni o forse semplicemente cercavano certezze perdute. 
A volte si trovavano, in terre e continenti lontani. E per pochi giorni tutto si 
annullava. Vivevano dentro una bolla di affetto, di complicità e di paura, 
perché tutti appariva bello e tenero, ma sullo sfondo di un cielo senza sole.  

Quando Giorgia prese l'aereo per Adelaide, Australia, aveva sessant'anni ed era 
al culmine della sua carriera…la studiosa degli intrecci più complessi tra la 
politica e l'economia, la scienziata più ascoltata dai governi europei, una 
sorta di ministero degli esteri ombra. 
Una donna determinata che manifestava una sofferenza tutta femminile per i mali 
sociali. 
Si era però mantenuta riservata e modesta…una monaca laica immersa nei 
diagrammi che guidavano la ricchezza o la povertà del mondo. Non aveva amato più 
nessuno, anche se la sua bellezza era intatta e la sua intelligenza viva e 
affascinante. Da tempo aveva scelto di vivere di momenti di appagamento privato, 
perché sapeva che la felicità era un sentimento intimo, personale…che solo uno 
stato di grazia consente in brevi stagioni di condividere con la persona amata. 
Aveva salvato la sua famiglia…i figli ormai grandi e il marito che l'amava.
Gabriele viveva tra Roma e Bruxelles. Non lo sentiva da dodici anni…sapeva che 
aveva vinto molte sfide con la vita sconfiggendo anche una malattia grave, ma 
lui non aveva mai sentito il bisogno di cercarla e lei aveva respinto l'impulso 
di andarlo a trovare per stargli vicino, perché ormai sapeva di averlo perso per 
sempre. 
Giorgia vide uno strano bagliore riflesso sul finestrino…e si accorse che 
qualcosa non andava incrociando lo sguardo preoccupato della hostess, che 
esortava i passeggeri a stare calmi, a togliere le scarpe e a indossare le 
maschere dell'ossigeno. 
Non ebbe tempo per pensare che si stavano preparando ad un atterraggio di 
emergenza e all'impatto con l'oceano, perché era stata invasa dal panico, e la 
paura della fine si confondeva con l'stinto di fare qualcosa per salvarsi…poi 
senti' sul braccio una carezza rassicurante…e se lo vide a fianco, Gabriele, 
giovane e ironico, col dito alzato per farle una domanda…si chino' su di lui 
che l'aspettava e gli rubo' dalle labbra un sorriso senza tempo…

 

Tonino Serra

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