Radio Alter on the Road Communications ha voluto dialogare con Gabriele Congiu un artista a 360°sui diversi tipi dei codici comunicativi dell’arte, perché il fare arte è essere artigiani ed artisti. Dalla musica elettronica a quella della tradizione, alla scrittura dei computer grafica, per trasmettere attraverso le frequenze delle emozioni, perché l’uomo è un essere in emozione in movimento.

Quando è nato il rapporto con la musica e l’arte e i linguaggi creativi e cosa rappresentano per te?

L’amore per l’arte è nata fin dall’infanzia a nove anni con il disegno e per un corso di pittura su stoffa. In seguito è sbocciato l’amore per la scrittura e la grafica digitale, tanto che le due cose si sono evolute nel tempo fino alla pubblicazione di libri. Ma anche la musica è un tassello importante e insieme all’editoria rappresentano il mio ossigeno vitale.

Perciò l’arte non è improvvisazione, ma studio continuo ed anche lavoro artigianale?

Assolutamente si, nel senso che la passione spinge alla ricerca e a immergerti in quello che fai. Inoltre dal 1995 mi sono avvicinato al mondo della scrittura, scrivendo articoli tecnici sull’uso del software di computer grafica AutoCAD. Dopo un anno di tentativi falliti durante la ricerca di un editore, ho trovato la casa editrice “Franco Ziviani Editore” di Milano che mi ha permesso di pubblicare gli articoli nella relativa rivista “Mondo AutoCAD”. Così dopo una collaborazione di un quinquennio nel giornalismo tecnico, nel 2001,con la Jackson Libri, ho pubblicato il mio primo libro chiamato “AutoCAD 2020 Introduzione al 3D”.

Come dice Bob Dylan si è artisti o artigiani?                  

Credo che le due cose vadano di pari passo. Non puoi essere artista se non hai quella vena di essere artigiano nel costruire le cose e adattarti a determinate situazioni. Così ho voluto creare nel 2003 la mia casa editrice, la “CG Edizioni”, la quale è diventata a livello nazionale tra le più importanti nel settore della manualistica tecnica, specializzata nella pubblicazione di manuali sui software  AutoCAD, AutoCAD Map, Photoshop, 3ds max, V-Ray e altri. Invece in ambito musicale nel 2015 ho pubblicato il libro “The Soul of Depeche Mode on the piano” in collaborazione con il musicista Andrea Tirimacco, mentre nel 2017, attraverso un nuovo ramo editoriale  “Beranu” di “GC edizioni” è uscito il libro “Luigi Lai Maestro di Launeddas”.  

Come è nato il tuo rapporto con la musica?                    

Dagli anni ottanta si è sempre più intensificato l’amore per la musica proprio perché seguivo la band di musica elettronica di un mio cugino, “King of the Universe”, una denominazione dettata dal loro amore per i Rockets e della musica space-rock. Ho sempre usato delle piccole tastiere digitali, poi nel 1999 mi comprai un pianoforte digitale per poter poi comporre i miei brani, sfruttando anche un PC collegato per sperimentare nuove sonorità elettroniche. L’automatizzare in sé non mi piace, se non solo per velocizzare operazioni di routine. Ciò che mi è consono è porre le mani in tutto e capirne il funzionamento. Questo amore per la musica elettronica e in particolare per i Depeche Mode mi ha permesso di collaborare con Andrea Tirimacco, anch’egli un estimatore della band, ma anche un interprete originale. Da questo nostro incontro artistico è scaturito il libro “The Soul of Depeche Mode on the Piano” con CD allegato contenente dieci brani dei Depeche Mode reinterpretati al pianoforte e voce dallo stesso Andrea Tirimacco, per far capire l’essenza delle canzoni elettroniche trasportandole  in acustico. Dal libro sono stati realizzati due spettacoli a Cagliari e a Roma. Da qui la mia passione musicale si è sempre più solidificata.

Tutti i processi musicali sono anche processi culturali costruiti perché diamo un senso alla musica. Tu che senso gli dai? Di quale processo culturale e quale significato investi la musica?

Per me la musica mostra diverse sfaccettature. Prima di tutto la comunicazione e quelle frequenze che risvegliano zone del cervello ancestrali che creano determinate emozioni. La musica arriva o non arriva. Il significato che associo alla musica è quello del benessere interiore che accarezza l’anima.

Progetti attuali?

Ho diversi progetti sia nell’editoria che nella musica. Attualmente sto scrivendo un libro su un produttore di musica che ha fatto la storia degli anni 80, Roberto Turatti, primo batterista dei Decibel e poi produttore di Den Harrow e tanti altri.  Un altro progetto editoriale di grande soddisfazione è stato il libro “Luigi Lai Maestro di Launeddas”, con all’interno dei QRCODE per sentire alcuni aneddoti e musiche con le Launeddas di Luigi Lai.Dalla musica tradizionale sarda alla musica Pop internazionale.

Come è nata questa produzione sul Maestro Luigi Lai?

I miei genitori sono di San Vito e quella parte della mia infanzia, trascorsa a casa dei miei nonni ascoltando la musica di Luigi Lai e di Maria Carta, mi ha permesso di acquisire e affezionarmi ai suoni della tradizione sarda. Perciò la musica della tradizione mi ha non solo accompagnato tra i suoni della memoria, ma anche ai ricordi dell’estate e delle cose belle. Ho sempre associato questa musica a momenti di felicità, di spensieratezza, sole e mare. Il libro è nato per iniziativa ed esortazione della figlia Gabriela del Maestro. Per me un grande progetto ed onore perché ho valorizzato uno dei maestri viventi più importanti nell’ambito delle Launeddas e ancora più importante perchè sono riuscito a organizzare un evento musicale in suo onore “Sonus e Amigus” a San Vito nel 2018 con musicisti di fama internazionale come Paolo Fresu, Mauro Palmas, Gavino Murgia, Franca Masu, L’orchestra del Conservatorio di Cagliari  Ensemble Ennio Porrino e tanti altri amici musicisti. Per tutta l’attenzione verso il Maestro Luigi Lai i familiari mi hanno definito “Fille ‘e Anima”.

Mentre i progetti musicali?

Il 14 di febbraio uscirà il mio primo album musicale di 12 brani inediti di musica synthpop rock elettronica realizzato con Andrea Tirimacco con il quale abbiamo fondato la band chiamata “Orangemoxions”. ( www.orangemoxions.com) .

C’è un sogno di Gabriele Congiu?

Sono un eterno sognatore. Per me, sette anni fa, fare musica era un sogno ed oggi l’ho concretizzato, ma è solo l’inizio. Dopo che realizzo qualcosa sto già  pensando al progetto futuro, perciò vivo in un continuo divenire. Non mi piace cullarmi su ciò che ho prodotto. Se qualcuno mi chiede qual è il mio progetto migliore mi piace rispondere… sul prossimo che farò. Mi piace migliorare, approfondire, ricercare e non sentirmi mai arrivato, non definirmi una cosa sola, forse è questo il piccolo segreto e forza che mi consente di cimentarmi con piacere e passione in tante direzioni artistiche.

 

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