Appunti di storia sarda:
La storia dell’uomo in Sardegna
di Giovanni Idili


Neolitico Finale (o recente) (4000 -3300)

Come sempre capita nella storia dell’uomo le cesure tra periodi differenti sono dovute a sovrapposizioni violente (un popolo ne conquista un altro annientandolo), disastri di varia natura, spesso legati a episodi naturali (terremoti, eruzioni vulcaniche etc.), difficoltà nel reperire le corrette informazioni. Quest’ultimo aspetto in particolare condanna l’archeologia alla ricerca infinita di elementi che consentano di colmare quante più lacune possibili.

E lacunosa ci appare la storia dell’uomo in Sardegna nel tempo in oggetto. L’associazione tra una cultura e un periodo storico è fuorviante poiché in uno spazio molto ampio potrebbero essersi succeduti molteplici gruppi umani e contestualmente molteplici loro manifestazioni. Negli ultimi decenni uno studio più attento ha permesso di ricostruire alcuni momenti di “passaggio” colmando, almeno in parte, il “buco” presente nella nostra storia.

Nei testi specialistici trovano oggi spazio elementi attribuiti ai contesti di “San Ciriaco” e “Sub Ozieri”. Dove la prima parrebbe essere, almeno secondo alcuni studiosi, una cultura autonoma e distinta posta alla fine di neolitico medio, successiva alla cultura di Bonu Ighinu, e per certi versi anticipatrice della grande cultura di San Michele di Ozieri, la seconda una facies culturale di quest’ultima da collocarsi alla fine di quella e prima delle rappresentazioni eneolitiche (età del rame).

Ceramica con decorazione graffita. Cultura di S. Michele di Ozieri Foto da archeossnu.benicuturali.it

Ceramica con decorazione graffita. Cultura di S. Michele di Ozieri
Foto da archeossnu.benicuturali.it

Foto da museo.comune.ozieri.ss.it

Foto da museo.comune.ozieri.ss.it

Fin dal 1982, scavi di Cuccuru S’Arriu, è stato individuato un aspetto culturale, detto SAN CIRIACO, dalla stazione eponima in territorio di Terralba (Or) che si colloca tra Bonuighinu e il Neolitico Recente (4100 -4000). Questo aspetto, diffuso in tutta l’Isola, contempla un repertorio vascolare vario e di buona fattura, talora decorato. Non senza difficoltà e contestazioni alcuni hanno attribuito a San Ciriaco i circoli di Li Muri, da sempre considerati san Michele, e le tombe ipogeiche di Cuccuru S’Arriu con le statuine di dea madre attribuite a Bonu Ighinu.

Frammenti di ceramica San Ciriaco. Foto da ab-origine.it

Frammenti di ceramica San Ciriaco.
Foto da ab-origine.it

Tazza carenata attribuita alla cultura di San Ciriaco Foto da museocabras.it

Tazza carenata attribuita alla cultura di San Ciriaco
Foto da museocabras.it

 

La Cultura di San Michele di Ozieri (o di Ozieri)

La cultura di Ozieri rappresenta il momento più elevato della preistoria sarda. Estesi villaggi (Conca Illonis-Cabras-Or, Puisteris-Mogoro-Or, Cuccuru S’Arriu-Cabras-Or), grotticelle funerarie, menhir, circoli megalitici, dolmen, rappresentano il segno distintivo della vitalità di questa popolazione.

Dolmen Sa Coveccada Mores (Ss) Foto da sardegnadigitallibrary.it

Dolmen Sa Coveccada Mores (Ss)
Foto da sardegnadigitallibrary.it

Domus de janas (grotticella funeraria) in agro di Sedilo (Or) Foto da sardegnaturismo.it

Domus de janas (grotticella funeraria) in agro di Sedilo (Or)
Foto da sardegnaturismo.it

La diffusione della cultura di San Michele è talmente ampia da costituire, tra tutte le culture della          preistoria sarda, quella maggiormente attestata. Solo la successiva Civiltà Nuragica avrà una distribuzione territoriale ancora più vasta e marcata.

Questa diffusione va posta in relazione con l’aumento della popolazione e lo sviluppo di           tecnologie più avanzate in grado di aumentare la capacità di approvvigionamento e la vita media degli individui.

Di pari passo dovette verificarsi una maggiore articolazione in seno alla società e uno sfruttamento intensivo delle ricchezze del suolo. I risultati poterono cogliersi sia nel campo agricolo e pastorale che in quello minerario, infatti, oltre all’ossidiana e alla selce forse, già in questo periodo, si commercia anche il rame.

Resti di ceramica con rappresentazione umana Foto da commons.wikipedia.com

Resti di ceramica con rappresentazione umana
Foto da commons.wikipedia.com

Ricostruzione ipotetica di un villaggio preistorico Foto da leviedellasardegna.eu

Ricostruzione ipotetica di un villaggio preistorico
Foto da leviedellasardegna.eu

 

L’architettura civile.

Gli archeologi hanno individuato alcuni siti caratterizzati dalla presenza di resti di abitazioni. Il quadro che viene fuori è quello di villaggi, alcuni anche piuttosto estesi, sorti in prossimità di aree particolarmente fertili.

Il nucleo abitativo sorgeva in luoghi rilevati, colline o alture, vicino a corsi d’acqua e comunque in posizione dominante sulle vallate sottostanti.

Nel sito archeologico di San Gemiliano di Sestu, uno dei più noti, si contano alcune centinaia di abitazioni la cui struttura realizzata in legno e frasche è andata irrimediabilmente perduta. Sul terreno rimangono i resti dei buchi che avevano ospitato i pali, oppure tracce di focolari, o ancora l’alone della presenza della costruzione.

Ricostruzione di una capanna preistorica in legno e paglia Foto da digilander.libero.it

Ricostruzione di una capanna preistorica in legno e paglia
Foto da digilander.libero.it

Resti di fondazione di capanne preistoriche. Evidenti i buchi per i pali. Foto da archeobo.arti.beniculturali.it

Resti di fondazione di capanne preistoriche. Evidenti i buchi per i pali. Foto da archeobo.arti.beniculturali.it

In almeno un caso gli archeologi hanno individuato in un villaggio della cultura di San Michele una forte vocazione religiosa.

Il nucleo abitativo sorto in prossimità del santuario di Monte D’Accoddi – Sassari, pare infatti configurarsi come destinato ad ospitare officianti e fedeli in occasione di riti a carattere cantonale.

Il sistema ricorda esempi analoghi ancora oggi osservabili in Sardegna, dove accanto alle chiese campestri sorgono unità abitative che a seconda dei luoghi e delle tradizioni prendono il nome di “muristenes” o “ cumbessias

Ricostruzione del tempio di Monte d’Accoddi. Foto da leviedellasardegna.eu

Ricostruzione del tempio di Monte d’Accoddi.
Foto da leviedellasardegna.eu

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Tempio di Monte d’Accoddi, veduta aerea. Foto da plus.google.com

A partire dagli elementi raccolti si è potuto stabilire che le genti di cultura San Michele vivevano in agglomerati piuttosto ampi, disposti disordinatamente, cioè senza strade vere e proprie, piazze o rioni, ai margini di luoghi sopraelevanti vicini a corsi d’acqua e a protezione di terreni agricoli. Il quadro pare suggerire la presenza nell’Isola di vasti territori sfruttati per l’agricoltura capaci di attirare centinaia di persone che si disponevano a vivere in vere e proprie comunità.

Poco o nulla sappiamo invece del popolamento delle zone interne e montane per le quali si suppone uno stile di vita nomade con trasferimenti continui alla ricerca di pascoli. Questo stile di vita, che pure doveva prevedere dei periodi prolungati di sosta, avrebbe portato alla costruzione di insediamenti di fortuna dei quali non permangono tracce nel terreno. Non è da escludere che in futuro la ricerca archeologica individui questi centri descrivendo uno stile di vita differente da quello descritto.

 

La struttura abitativa

Come erano fatte le capanne costruite dalle genti San Michele?

Non possediamo testimonianze dirette perché i materiali con cui si costruiva allora sono tutti deperibili e quindi sono stati distrutti dal tempo, tuttavia possediamo delle indicazioni piuttosto precise che ci derivano dallo studio delle necropoli ipogeiche (sotterranee).

In alcune domus de janas è rappresentata in negativo (secondo la tecnica del risparmio) l’abitazione dei morti, la quale doveva riflettere (in positivo) quella dei vivi. Partendo da queste testimonianze è stato possibile ricostruire ipoteticamente le sembianze di una costruzione preistorica.

L’abitazione prevedeva la presenza di due ambienti contigui messi in comunicazione da una porta. Quello più esterno aveva forma semicircolare, il secondo di forma rettangolare allungata era quello abitato.

La struttura era costituita da due travi disposte verticalmente sulla quale poggiava la trave di colmo orizzontale. Le pareti erano costituite da travicelli, che rappresentavano l’orditura portante, e un fitto incannicciato ricoperto di fango. Il tetto, presumibilmente a doppio spiovente, era in paglia o a seconda delle zone, cisto, erbe palustri etc.

Sant’Andrea Priu, Bonorva (Ss) Toba del Capo. Evidente la presenza del pilastro e il tetto a doppio spiovente. Foto da catturalasardegna.it

Sant’Andrea Priu, Bonorva (Ss) Toba del Capo. Evidente la presenza del pilastro e il tetto a doppio spiovente.
Foto da catturalasardegna.it

Puttifigari domus dell’ariete.

Puttifigari domus dell’ariete.

Puttifigari domus dell’ariete ricostruzione grafica

Puttifigari domus dell’ariete ricostruzione grafica

Ricostruzione ideale di una capanna preistorica partendo dalla planimetria delle domus de janas con raffigurazione architettonica

Ricostruzione ideale di una capanna preistorica partendo dalla planimetria delle domus de janas con raffigurazione architettonica

 

Giovanni Idini

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