Babbo e Fiore

LA VITA DE “SU CUADDERI” E DELLA SUA FAMIGLIA (2 parte di 3)

 

…….Sempre presente era ormai la sua consorte con il suo ultimo dei figli che, seppur ancora in età fanciullesca, comunque seguiva con estrema passione e Amore le vicissitudini del padre con le sue forze e modi possibili, che eran fatti, da sveglie mattutine, sino a l’esser compagno nelle varie mansioni che comportavano l’avere un animale in casa che ti dava ciò che la vita quotidianamente richiede.
Il fuoco della voglia di resistere ancora sino a quando la forza e il corpo lo permetteva, pian piano si fecero sempre più vive, proseguendo con alti e bassi come in ogni arte propria, ma ora, con l’aggiunta di un compagno sincero e devoto, che in qualsiasi epoca, rimane sempre merce rara da trovare. Il ragazzo affronta con passione e senza timore alcuno, il suo personale inizio d’esperienza lavorativa nei campi avendo come maestro il Padre e il suo fidato nuovo Amico chiamato “Piccione”, si lavorava quotidianamente insieme, sotto ogni previsione metereologica , s’aspettava nella campagna dove si doveva lavorare, abituati al fatto che, non sempre, ma spesso e volentieri il colonnello delle previsioni in tv, non dava risultati sempre reali o consoni all’andamento della giornata vera e propria, allora, si rispolverava sempre l’insegnamento ricevuto “la giornata lavorativa si aspetta sul posto di lavoro”, se pioverà realmente pazienza, sennò, via!
La schiena era piegata. Padre e figlio lavorano assiduamente senza guardar troppo se fossero giorni di festa e o di riposo, come poteva essere quello domenicale, anche se poi di riposo vero e proprio non si trattava, visto che la domenica stessa serviva per curare le proprie culture.
Arrivato il periodo della chiamata in leva del giovane ragazzo diciannovenne, il padre e il figlio, persero entrambi un qualcosa, il genitore un aiuto sicuro e fidato, il figlio, il classico e normale appoggio di una casa e della personale famiglia, si dovettero far coraggio e rimboccar ancor più le maniche, e continuar la vita differentemente solo per brevi periodi. Dopo i trenta giorni d’addestramento, il ragazzo fù spedito nella sua terra natia, la Sardegna, ma separato da un altro mare; capitò in un’altra isola :La Maddalena.
Le distanze erano tali che in ogni licenza, perdeva quasi un giorno di viaggio, ma il giovane milite non si perse d’animo, ricordando gl’insegnamenti ricevuti, tirò fuori dal suo carattere ancora acerbo, la tenacia e la grande determinazione di arrivare sempre e comunque a uno scopo definito nella vita, farsi valere e portare a casa un qualcosa di concreto, in modo che a poco a poco, il piccolo uomo, diventasse tale a tutti gl’effetti. Con comportamenti di disciplina esemplari e di devozione alle mansioni lavorative dategli in consegna il giovane, riuscì a farsi valere, ricevendo dopo solo tre mesi di naia, ben 12 giorni di licenza premio, i quali poi ,servirono tutti per aiutar in casa e ritornar a lavoro nei campi insieme a chi stravede, padre, e il suo sempre Amico “Piccione”; tutti ebbero giovamento da ciò,la fatica era assorbita in modo tale da non sentir nessun dolore la sera dopo che, nonostante la giornata era partita dall’alba e finita sino alle ultime ore della luce, si rientrava al casale esausti ma fieri e orgogliosi.
Il tutto continuò così per tutto il periodo militare, i soldi guadagnati servirono per far deposito per la futura vita da uomo che lo aspettava, con tutte le varie responsabilità, comprese le normali spese di una vita fuori di casa. Il giovane a vent’anni circa, ormai, dopo aver esaurito il tempo richiesto dal servizio militare ,era riuscito a mettere da parte un a piccola somma di denaro, si pensava che i soldi facessero sempre la felicità di un uomo, ma così non era; “fù colpito” di una infida malattia non visibile a tutti, e appunto per ciò, cade in un vortice oscuro, la depressione lo avvolse per circa due anni, dove trovava difficile se non impossibile, riuscire anche solo l’uscir di casa, se non per correre via da tutto e mettersi in disparte cercando aria fresca che gl’andasse sul viso e il corpo caldo di rabbia e paure, la desolazione era la sua padrona, tutti elementi che venivano in assenza per brevi tratti quando si trovava davanti all’alta montagna o davanti ai suoi Amici, quelli che amavano e capivano senza l’uso e il bisogno della parola.
La madre, nel veder così disperato il figlio, cercava a modo suo di spronarlo, di incitarlo a reagire, ma tentativi su tentativi, giorno dopo giorno, nulla cambiò! Vari bonari tentativi fecero intervenire anche il fratello maggiore, il quale, per primo anche lui, spiazzato da ciò che accadeva, non riusciva a capire, a vedere dove fosse il male, ci vollero alcuni mesi di estrema forza e pazienza di tutte le persone che lo circondavano; perchè i fumi delle sigarette che fumava, avevano avvolto non solo i polmoni del ragazzo, ma bensì anche le deboli forze rimaste, portandolo vicino al tunnel del non ritorno.
Sembrava tutto irriducibilmente insormontabile, ma non avevano fatto i conti con chi era più tosto del male stesso!
Ebbene ne i medici ne altre persone riuscirono nell’intento di dar la scossa per risvegliare il figlio rimasto in catalessi per troppo tempo, il Padre Francesco (così si chiama il genitore :Virgilio Augusto Francesco) si mise in mezzo al velo oscuro del male che lo stringeva in una morsa invisibile, riuscì a trovare il punto debole di entrambi, del male stesso e del figlio, con maniere talmente semplici nonché scioccanti e sbalorditive; si mise in gioco anche lui, confidando i suoi momenti oscuri avvenuti nel suo personale passato..
Ciò sbalordì il figlio, creò lo stupore necessario al punto di porsi delle normali ma basilari domande :”ma com’è possibile che mio Padre grande e grosso tenace e testardo sino al midollo, anche lui, è stato morso dal infido serpente!
Com’è possibile che anche Lui sia caduto nella trappola di ciò che logora le menti, avvelenando l’equilibrio della fragilità interiore??”. I discorsi che fronte al medico si ascoltavano erano nascosti di una immane forza, e nel loro racconto, entrambi riuscirono a guardarsi in faccia e timidosamente; si videro le braccia allungarsi l’uno verso l’altro, sfiorandosi in un abbraccio senza lacrime fuori, ma di un dolce pianto all’interno del proprio cuore, svegliando, dando l’impulso necessario e facendogli arrivare nuovamente il sangue nei corpi d’ognuno di loro.
I giorni iniziarono il loro vecchio scorrere alla normalità, con piccoli passi quotidiani; non ci fù più il bisogno di scappare via, se non per correre e ringraziare con occhi al cielo e respirando a pieni polmoni aria nuova e fresca, negli stessi posti in cui si rifugiava per trovare luce e pace interiore; ora urla al vento, e mano sul cuore, lo sguardo alto e la schiena eretta, nella sua mente scorrono i pensieri di una nuova vita, di una Rinascita donatogli dal Padre per la seconda volta, cresce ancor più la profonda stima e devozione innata verso colui.
Nel mentre che accadeva tutto ciò, la vita lavorativa del genitore continuava, con i soliti scontri di un destino controverso, accanito su lui, si videro in successione altri cavalli, altre ripartenze da zero, ma tra la tenacia di suo, l’età che avanzava (e l’impossibilità nel trovar ormai altro lavoro), e il risplendere del suo figlio minore, a muso duro, diedero l’ennesima botta in faccia all’acido destino, ponendosi di nuovo in gara, e sbaragliando con maestrie sopraffine, lo schivar dei vari tronchi d’albero che si ponevano davanti a loro.
Durante questo periodo, arrivo ciò che al figlio mancava e che, il genitore sperava spesso con frequenza, l’arrivo del momento in cui, potesse dire :”Padre, lei è la mia donna, l’Amore che provo per lei è fermo, solido e pronto ad affrontare le avversità e responsabilità annesse a un rapporto di coppia”!; arrivo all’appunto la sua Desiderata metà, con cui il giovane uomo in erba si dovette da subito scontarsi con l’opposizione dei genitori della ragazza all’unione della sua figlia minore con il figlio di Virgilio.
Entrambi Padre e Figlio, trovarono una soluzione per valicare l’ostacolo imposto senza mezzi termini ai due giovani amanti, il genitore chiese conferma assoluta delle sue intenzioni e delle sue emozioni verso la suddetta, e dopo aver ascoltato le parole, decisero dopo poco un mese di conoscenza fra i due, di entrare in casa della giovane ragazza in compagnia l’uno all’altro in modo per far sì che si potessero mettere sul tavolo, e chiarire tutte le perplessità e preoccupazioni da entrambe le parti.
La giornata ebbe un inizio elettrico , insonne per il figliolo, per la dolceamara ansia che lo aspettava, non tanto meno per il lungo viaggio, ma bensì per riuscire a scalfire la dura corazza del suo futuro suocero e dal muro che anche la sua consorte aveva disposto ancor prima dell’uscio di casa.
Arrivati a destinazione, dopo circa un viaggio di tre ore,dovuto a sbagli nel percorrere strade che, mancavano all’appello di una vita passata a girar in lungo e in largo insieme al sempre presente figlio, nella ricerca dei suoi Cavalli; si ritrovarono fronte alla loro casa e ad aspettargli alla porta v’era……

 

Contrinua   2di3

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