Nella complessa società attuale un progetto riconducibile ai valori del paralimpismo entra di diritto nel novero delle produzioni per i cambiamenti. La mission del CIP è sintetizzata nel suo logo che dà spazio al blu, rosso verde, i colori più utilizzati nelle bandiere degli stati mondiali. La raffigurazione contiene tre segni che danno l’idea del movimento, chiamati appunto agitos. Ecco spiegato quindi il nome di Agitamus che nella sua estrinsecazione, non a caso, prende a braccetto gli atleti paralimpici sardi, sempre in continua sperimentazione, sia per raggiungere alti livelli, sia per fare breccia in più gente possibile affinché alle loro performances sia data la giusta e paritaria dimensione. E se si vuol lasciare il segno, è importante trasmettere testimonianze alle frange giovani, sicuramente meno condizionate nel recepire determinati messaggi.

Convegno conclusivo a Carbonia

Anche nel sud Sardegna la prima parte del progetto, disegnato dallo psicologo dello sport Manolo Cattari, fortemente appoggiato dall’attuale vice presidente vicario del CIP Paolo Poddighe e accolto favorevolmente dalla Regione Sardegna attraverso un esborso significativo, si ritaglia le sue meritate soddisfazioni.

All’Istituto Comprensivo Deledda-Pascoli di Carbonia si è assistito ad un epilogo molto coinvolgente seguito anche dalla presidente CIP Sardegna Cristina Sanna, giunta nella città sulcitana assieme a Oriana Pistidda, coordinatrice territoriale del progetto e a Marianna Melis, la psicologa che ha cementato la realtà scolastica e quella sportiva. “Agitamus è un portatore sano di valori positivi – ha detto Cristina alla platea gremitissima – perché lo sport insegna a metterci in discussione”.

La presidente CIP Sardegna Cristina Sanna posa con lo staffdi Agiyamus e i protagonisti di Carbonia

Un altro bilancio consuntivo di Agitamus sarà stilato il 28 maggio al Comprensivo Manzoni di Maracalagonis, di cui se ne raccontano i dettagli nel paragrafo in basso.

AGITAMUS A MARACALAGONIS: METTERSI NEI PANNI DEGLI ALTRI FUNZIONA

Gli stati d’animo che il rapporto diretto con gli atleti disabili possono generare negli alunni sono stati elencati dalla psicologa Claudia Tocco dopo i vari step vissuti nel piccolo centro ai piedi dei monti Sette Fratelli. Ha riscontrato un mix di emozioni che va dalla confusione alla frustrazione, dalla fatica alla sorpresa, dall’ ammirazione all’ interesse, fino alle nuove consapevolezze di sé e dell’altro.

Alle prese col baseball

Ottimo quindi l’humus reattivo riscontrato nell’Istituto di cui Maria Vittoria Massidda svolge il ruolo di dirigente e che per l’esplicazione di Agitamus ha dato mandato ad Andreina Loddo appoggiatasi a Rita Lisci nell’ambito della classe terza media. Per la quinta elementare si sono invece prodigate Silvana Maniscalco e Barbara Musio.

Le federazioni protagoniste degli incontri sono state: FISDIR (Federazione Italiana Sport Paralimpici degli intellettivo relazionali) che ha proposto la campionessa di Atletica Leggera Valentina Adamu (Sa.Spo. Cagliari); FISPES (Federazione Italiana Sport Paralimpici e Sperimentali) che è stata rappresentata dal velocista e fondista carrozzato Sandro Sechi (Sa.Spo. Cagliari) e FISPIC (Federazione Italiana Sport per Ipovedenti e Ciechi) in comunione con la FIBS (Federazione Italiana Baseball e Softball) che ha portato i due giocatori di baseball per ciechi e torball Simone Scalas e Antonello Lai.

Prove in carrozzina

“Lo sport fa bene alla salute ed è un grande valore per la nostra vita – mette in evidenza Valentina Adamu – e ho consigliato anche agli studenti di praticare qualche disciplina perché poi ne beneficiano mente, corpo e animo. Non dimenticherò mai questa bella esperienza”.

Valentina Adamu fa vedere le tecniche del salto in lungo

Sulla stessa lunghezza d’onda il suo compagno di scuderia Sandro Sechi, operante nell’ambito del modulo ‘Muoversi diversamente’. “Esperienza positiva perché ho potuto raccontare la mia disabilità e i meccanismi per affrontarla. E soprattutto sono rimasto colpito dalla disponibilità e curiosità dei ragazzi nel conoscere alcuni aspetti che caratterizzano il nostro stato. E’ sicuramente da rifare”.

Sandro Sechi mostra la sua carrozzina da competizione

Simone Scalas e Antonello Lai evidenziano invece come le classi si siano caratterizzate per le domande intelligenti e per il divertimento reciproco che l’interazione ha suscitato. “Spero capiscano che anche con la disabilità non ci è preclusa qualsiasi attività sportiva, per noi la cecità non rappresenta un ostacolo”.

Simone Scalas e Antonello Lai chiacchierano con gli studenti

“SPERIMENTARE PER CRESCERE: LE RIFLESSIONI DELLA PSICOLOGA CLAUDIA TOCCO

Nessuno avrà da ridire sul concetto ribadito anche dalla psicologa cagliaritana Claudia Tocco sul fatto che il progetto Agitamus sia un’esperienza preziosa, non solo per gli alunni ma anche per insegnanti, atleti paralimpici e gli stessi psicologi del progetto: “ Il contributo individuale arricchisce – aggiunge Claudia – e dà forma all’esperienza di tutti i partecipanti.

Sandro Sechi con la Terza Media

Impressioni sui discenti maresi?

Ho incontrato due classi differenti l’una dall’altra. I bambini della 5^ elementare molto vivaci, da tutti i punti di vista, spontanei, curiosi, hanno partecipato immediatamente alle varie attività. I ragazzi della 3^ media, inizialmente molto timidi e diffidenti, si sono aperti con una velocità inaspettata, mostrandosi anch’essi curiosi e interessati al confronto.

Come è stato il confronto con gli atleti disabili?

Sono stati straordinari. Ci hanno accompagnato condividendo con i bambini e i ragazzi le loro storie, le emozioni più profonde sperimentate durante il proprio percorso di vita, i limiti, le difficoltà, e la voglia di vivere accompagnata alla nuova consapevolezza di sé.

Sandro Sechi posa con la quinta elementare

Che riflessioni fare in merito a questi scambi inusuali?

Sperimentare in prima persona cosa si prova in situazioni di disabilità legate allo sport è stata un’esperienza forte. Gli spazi di riflessione hanno permesso ai bambini e ai ragazzi di ascoltarsi e condividere con gli altri il proprio punto di vita, il proprio pensiero e i sentimenti relativi alle varie diversità incontrate, generalizzando poi la riflessione al contesto scolastico e ai vari ambiti di vita dei ragazzi.

C’è stato un modulo che ha generato particolare interesse?

L’ultimo, dal titolo “Insegnare e apprendere diversamente”, è stato molto emozionante per me, ha rappresentato un toccare con mano i contenuti dell’intero progetto. I ragazzi delle medie sono stati estremamente accoglienti, hanno mostrato un gran senso di responsabilità nei confronti dei più piccoli preparando una vera e propria lezione e proponendo svariate attività sperimentali.

Valentina e la quinta elementare

Qualche episodio particolare da raccontare in merito?

Sono stati in grado di cogliere e riconoscere alcune difficoltà e di prendersene cura. Un bambino della 5^ elementare, durante il modulo sulla disabilità sensoriale, ha rifiutato di indossare la benda e fare le varie attività in deprivazione visiva ma, stimolato e supportato dal gruppo dei pari, in questa occasione, non solo ha indossato la benda per la prima volta ma ha anche giocato una bella partita di torball

Quadretto molto significativo..

Il gruppo degli adolescenti inoltre è stato in grado di creare un’organizzazione interna che ha tenuto conto delle varie capacità e competenze di tutti i componenti, dimostrando di saper riconoscere, rispettare e valorizzare le proprie e altrui diversità e specificità.

Insomma, Agitamus è..

..E’ un progetto di promozione dell’inclusione dove ogni differenza non solo è accolta e accettata ma anche potenziata e valorizzata per rispondere ai bisogni diversi di ogni persona.

Print Friendly, PDF & Email