Tirar fuori il meglio da un adolescente è la massima aspirazione di un educatore. E se l’alunno è anche disabile le soddisfazioni per entrambi salgono alle stelle. Una materia in cui queste potenzialità apparentemente nascoste potrebbero affiorare in modo predominante è l’attività motoria. Da essa si ricaverebbero risultati sportivi ma soprattutto motivazionali che darebbero un nuovo e positivo senso alla vita.

L’Istituto di Istruzione Superiore “Devilla” di Sassari in collaborazione con il CIP Sardegna ha organizzato il convegno “A Scuola di inclusione” proprio per calcare la mano su come il processo di integrazione debba essere propizio tra i banchi di una classe.

L’importante momento di discussione e confronto si è svolto questa mattina a Sassari, presso il Polo Tecnico Statale “Devilla” in via Monte Grappa n. 2.

Vi hanno partecipato ospiti di spessore che hanno sviscerato diverse tematiche. Prima ci sono stati i saluti di Paolo Poddighe, presidente del CIP Sardegna, e di Maria Nicoletta Puggioni, dirigente dell’Istituto di istruzione superiore “G.M. Devilla”.

Dopo i lavori hanno preso il via con Gildo Motroni, Direttore dell’Unità Operativa Recupero e Riabilitazione Funzionale AOU Sassari con l’intervento “Dalla Disabilità alla Partecipazione”. “La riabilitazione ci deve vedere tutti partecipi – ha detto Motroni – abbandonando il concetto di cura per quello della partecipazione”.

Stefano Sotgiu, Direttore dell’UOC Neuropsichiatria Infantile AOU Sassari e pro-Rettore per la Disabilità dell’Università di Sassari, parlando di “Inclusione della persona con disabilità nelle varie agenzie educative”, ha affermato che “nell’Università c’è ancora molto da fare. Sassari e Cagliari sono fra i primi atenei italiani per la partecipazione di studenti con disabilità superiore al 66%, a Sassari si è passati dal 10% al 40%, ma ancora non ci sono degli uffici preposti, lavoriamo con buona volontà ed empiricamente”.

Maria Vittoria Casu, assessore comunale alle Politiche Educative, sottolinea che “il compito dell’ente locale è di costituire reti di interventi adeguati per le persone nelle istituzioni e fra le istituzioni”.

Il Direttore del Dipartimento di Scienze Biomediche Andrea Montella si è soffermato su “Malattie Rare e Sport”. “Colpiscono meno di una persona su duemila – puntualizza – cioè fra il 5% e l’8% della popolazione; che in Italia significa due milioni di pazienti, il 70% bambini in età pediatrica. Occuparsene è una questione di etica, per migliorare la loro qualità della vita; e l’attività sportiva risulta essere fondamentale. Poi dobbiamo puntare sull’informazione. Circa il 30% delle giovani coppie italiane non sarebbero interessate a far vaccinare i propri figli. Se sarà davvero così, dal punto di vista assistenziale ci troveremmo in un nuovo medioevo”.

Il docente dell’Università degli Studi di Cagliari Filippo Tocco, specialista di Medicina dello Sport, ha incentrato il suo intervento sulla “Attività Motoria adattata alle disabilità”, illustrando anche l’offerta didattica del suo ateneo, con un interessante parallelo fra il lavoro medico e l’attività fisica.

“Linee guida per l’inclusione di alunni/studenti con BES” è stato invece l’approfondimento di Giuseppe Fara, Dirigente Tecnico USR Sardegna, che ha ribadito come “l’aspetto specifico della scuola è quello di mettere insieme i soggetti disabili e normodotati, individuare le potenzialità di ognuno e farle emergere per raggiungere risultati positivi”.

La chiusura dei lavori è stata affidata allo psicologo dello sport Manolo Cattari su “Disabilità e Sport. Riabilitazione, integrazione e competizione”. “Lavorare con la disabilità porta il professore ad esser creativo – sono state le sue parole – ma bisogna partire dal concetto che la persona non è in funzione dello sport, è lo sport in funzione della persona”.

E’ possibile seguire le attività del Cip Sardegna nella rinnovata pagina Facebook e sul sito web ufficiale www.cipsardegna.org

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