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 Suggestioni: Democrazia senza mura


L’Uomo vive da sempre con la
presenza costante della paura: per le sue insicurezze interiori e per i
pericoli del mondo esterno. Contro le prime ha costruito la Religione con i suoi
riti e i suoi sacerdoti; contro i secondi ha eretto mura, torri, castelli,
bastioni…di pietre nei tempi antichi e poi di cemento armato.
Prima ha
chiuso con i massi l’ingresso delle grotte, dove trovava rifugio nelle notti
senza fuoco per tenere lontani gli animali predatori; poi ha costruito i muretti
a base delle capanne, poi quelli per recintare i suoi pascoli e poi le mura
della città in cui abitava. Difendeva con quei bastioni di pietra la sua
sicurezza e quella dei suoi familiari; e tanto più le mura erano alte e
custodite da torri, tanto più correva lontana la fama di quelle città forti e
potenti, inespugnabili. Tebe aveva sette torri e mura possenti. Nella piana
sottostante si combatterono e si uccisero a vicenda i figli di Edipo, Eteocle e
Polinice, maledetti dal padre e talmente divisi dall’odio che, messi insieme
nella pira, anche il fuoco che li ardeva si divise in due.
Da sopra le mura
si guardava un mondo ostile, in perenne agguato.
Erano le mura a chiudere in
una cerchia di sicurezza le comunità, a custodire l’identità di un popolo. Fuori
di esse esisteva l’ignoto, il mondo imprecisato animato dallo scontro e dalle
guerre. Si usciva dalle mura per combattere il nemico o conquistarne le città: e
dopo la vittoria se ne abbattevano le mura, per consacrarne la sudditanza e
umiliarne la passata arroganza. E ad esorcizzarne la possibile ansia di
vendetta.

Non voglio ricordare le città murate sparse per il mondo, come
quelle Incas, o la muraglia Cinese, ma voglio stare in Europa.
Nella Grecia
classica solo Sparta non aveva mura…le aveva fatte abbattere Licurgo, perché a
difenderla sarebbero bastato i suoi opliti, l’aristocrazia guerriera. Atene,
invece, aveva circondato la sua acropoli da mura ciclopiche, che furono
distrutte con gli antichi templi dai persiani di Serse e che furono poi
ricostruite dopo la vittoria di Salamina intorno al Partenone, all’Eretteo e ai
magnifici Propilei. Le sue mure arrivavano fino al Pireo, e quando le due città
egemoni in Grecia si fecero la guerra…quella del Peloponneso, che vide cadere
Pericle durante un’epidemia causata dal sovraffollamento di Atene, perché il
contado aveva cercato sicurezza dentro le sue cinta murarie…Sparta chiese ad
Atene di demolirle.
Avevano le mura Micene, con la monumentale porta dei Leoni
e il cerchio delle tombe degli Atridi…Tirinto, sacra ad Ercole, con i suoi
camminamenti uguali a quelli di Santu Antine…Platea, che fu privata delle
cinte protettive dopo le guerre persiane, e oggi ne vedi massi enormi sparsi
nelle piana come dopo un terremoto…
Celebri erano le mura di Troia, da cui i
vecchi e le donne assistevano alla mischia con gli Achei…terribile la scena
del duello tra Ettore e Achille, con il finale orribile del corpo di Ettore
trascinato in cerchi feroci sotto le mura, mentre Andromaca si disperava per lo
sposo ucciso…lo sposo che aveva appena salutato alle porte Scee, col piccolo
Astianatte in braccio, nella torre che e’ sopravvissuta al tempo e agli uomini e
che ancora oggi puoi vedere intatta, affacciata sulla piana dove scorrono lo
Scamandro e il Simoenta, con gli stipiti ben visibili e la soglia che conserva
le orme degli eroi.

Anche i nostri villaggi nuragici erano forse circondati
da mura, non monumentali come quelle delle città che ho ricordato perché erano
abitati da poche decine di persone, che in caso di pericolo si rifugiavano
dentro il vicino nuraghe…forse il tempio, forse la reggia, come l’Acropoli
imprendibile delle città greche.
Anche se non mancano vere cittadelle murate,
come il villaggio di Antas, Nuraghe Orrubiu, Abini e Sedda de sos Carros alle
pendici di Tiscali, nella valle di Lanaittu, col magnifico complesso termale
quasi intatto. Non ricordo se ha mura il villaggio di Perdas Ladas vicino al
nuraghe S’Ulimu e quello di Perdiargiu in Terras Malas, vicino a Tacurrulu.
Oggi si costruiscono ancora mura, tra nazioni, tra popoli.
Ricordo il Muro
per antonomasia, quello eretto nel 1961 per separare Berlino est da Berlino
ovest…il mondo comunista da quello capitalista…e per rendere impossibile la
fuga degli uomini liberi da un regime tirannico. Lo visitai nel 1970, mi
impressiono’ per il vuoto che lo circondava, per i cani che vigilavano nella
terra di nessuno tra il muro e le prime case, e per le croci di chi era caduto
tentando la fuga.
Quando, il 9 novembre 1989…due secoli dopo la presa della
Bastiglia…sentii al telegiornale che non esisteva più, impiegai ore per capire
che avevo vissuto un momento importante della storia recente e che un regime era
scomparso tra i fantasmi del passato.
Israele ha costruito un muro di
separazione con i territori palestinesi occupati, l’Egitto per evitare
infiltrazione dalla striscia di Gaza, gli USA per impedire l’emigrazione dal
Messico,
la Spagna per bloccare quella dal Marocco a Ceuta e Melilla, lo stesso
Marocco per arginare le incursioni del movimento Polisario, la Corea del Nord
lungo il 38.o parallelo, e Belfast e Cipro e l’Iugoslavia nella nostra
Gorizia.
Mura dettate dalla paura del diverso, costruite con il modernissimo
cemento armato o con sistemi di controllo elettronici, ma ispirate dai
sentimenti primordiali della diffidenza, della mancanza di pietà,
dell’insicurezza, dell’oppressione e dal desiderio di conquista.
La pietra e i
suoi surrogati che svelano i limiti della nostra civiltà. Le mura, prima
costruite per paura e oggi per egoismo…chilometri di separazione e di
esclusione.

In Italia esiste un muro immenso, liquido, che oggi invochiamo
come protezione dall’emigrazione disperata degli africani che fuggono dalla fame
e dalle guerre. Un muro, il mare Mediterraneo, che per millenni fu il punto di
incontro di civiltà diverse e quindi di culture. Uno spazio verso altri mondi
aperti al commercio, allo scambio di beni e di notizie.
Divenne un lago ostile
dopo le conquiste arabe…un periodo che, nel suo “Maometto e Carlo Magni”, lo
storico Henry Pirenne tratteggia come un vero cataclisma, che mise in crisi
l’economia e fece addirittura scomparire la monetazione aurea e il commercio.
I
recenti avvenimenti ne fanno un’instabile barriera contro i nuovi barbari, ma
anche la tomba per gli sciagurati che cercano di scappare da quel destino di
morte. E’ una barriera di paura umiliante, che dovremmo infrangere, come fanno
in questi giorni i tunisini non piegati dalla strage al museo Bardo.
Dovremmo
ricordare, noi italiani, che la nostra nazione unitaria e’ nata il 20 settembre
1870 infrangendo proprio un muro, aprendo una breccia a Porta Pia…che era non
solo una barriera fisica, ma il simbolo del ritardo storico nella costruzione di
uno Stato moderno.

Non possiamo nasconderci dentro le mura della nostra
insicurezza.
Più delle mura di pietra ci isolano dal mondo le barriere dei
nostri pregiudizi, i bastioni dei nostri irrinunciabili egoismi. Mi piacerebbe
che le future generazioni potessero visitare le macerie di questo mondo diviso,
separato…un mondo diverso, dove lo sguardo si spinge lontano, senza trovare
ostacoli di pietra nella sua ricerca del futuro.
Un mondo nuovo, retto da
leggi democratiche, governato dalla politica saggia che viva senza mura, senza
divisioni verso il mondo esterno, difeso solo dal Diritto…una Sparta pacifica,
difesa dalla civiltà e non dagli opliti.
Un mondo dove le uniche mura
protettive siano quelle delle regole condivise, fissate come nel bronzo delle
Dieci tavole e rispettate da cittadini consapevoli, ispirati alla giustizia
sociale e alla solidarietà. Un mondo equo e più giusto.

Tonino Serra per Medasa.it

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