goni


 

Suggestioni: Natalina.

Dopo l’altopiano di Pranu Muteddu, la torre di
Coròngiu domina l’orizzonte, sullo sfondo di un cielo azzurro animato dal lento
movimento di nuvole alte, bianchissime…un fumo celeste sfrangiato che disegna
strisce infinite che si perdono oltre le montagne.
Da quando la nuova strada
per l’Ogliastra e’ crollata ho ripreso a percorrere quelle vecchie: l’orientale
antica di Campuomu e quella più recente ma non segnata nelle carte, di Goni.

Sento aria di casa quando intravedo la giogaia di Giuilea, sopra Tertenia, e
quando lontanissimo scorgo, inconfondibile, Coròngiu. Il respiro si fa più ampio
e il cuore batte con il ritmo sereno di chi sa di essere giunto nel luogo
dell’anima.
Questa mattina mi fanno compagnia gli arbusti rossastri
dell’erica, il bianco e il viola del lentischio, il rosso dei papaveri e il
giallo intenso delle ginestre tra i monconi della vecchia strada, che da Ierzu
portava a Cagliari attraverso una campagna intatta.
Le pale eoliche si muovono
pigramente nello sfondo, talvolta le vedi, incombenti, a pochi metri dalla
strada. Giganti bianchi che catturano il vento.
Si muovono al vento leggero i
campi sconfinati di asfodelo e i fiori bianchi svettano tra la bassa
vegetazione. Belli, con quattro foglie bianche semplicissime, segnate da linee
oscure, che raccolgono una corolla e le sei antere.
Gli antichi dicevano che
l’asfodelo era il fiore dell’Ade, del regno dei morti. Non so perché. A me fanno
tenerezza, ispirano serenità questi candelabri bianchi, che durano pochi giorni
per poi sparire come risucchiati fa coloro più aspri.
Durano poco, come la
nostra vita. Come la vita di Natalina.

Natalina si e’ addormentata ieri
notte, per riposare. Era stanca oltre l’umano.
Ha chiuso gli occhi come le
persone giuste, quando la sera chiude una giornata di fatica e di dolore. E si
scivola nel sonno, come tra le braccia di una madre, nella calma del buio, senza
l’angoscia di lasciare la luce.
Ha guardato nell’ultima sera i colori di
Canceddas, il suo paradiso, per andare in un Paradiso più grande, eterno, dove
i fiori non muoiono e non esiste il dolore e le albe sono vive e il sole
splende benevolo sulla natura.
Natalina era una signora elegante e gentile,
dolce e determinata, coraggiosa senza durezza.
Ha vissuto negli affetti e ha
dato affetto…alla sua famiglia, agli amici.
Era una quercia possente nella
sua famiglia, una forza serena che riuniva tutti nell’amore reciproco. Ed era
una presenza costante nelle iniziative del paese, che animava con la sua forte
personalità, la sua vitalità prorompente, la sua ironia. Amava stare con gli
amici nei campi aperti, tra i fiori, le rocce. Aveva con la natura un rapporto
profondo, ne sentiva l’influsso benefico. Lo percepiva e ne era felice. Lei
religiosa, aveva una spiritualità profonda che le faceva amare il creato con uno
spirito francescano.
Anche durante la sua malattia non si e’ mai fermata.
L’affrontava come una sfida, la prendeva in giro, la umiliava con la sua
determinazione…come quando era giunta da Cagliari dopo la chemioterapia e si
era messa a provare le letture del reading di agosto.
Ed era stata brava,
ispirata, perfetta.
Natalina ci ha dato una lezione di vita perché l’ha
conclusa con dignità estrema.
Perché vivere può essere facile, ma e’ sempre
difficile morire con l’animo sereno.
Soffriva, ed era pienamente consapevole
della fine della sua esistenza, ma era determinata a lottare, in uno scontro
diretto tra la sua volontà e la malattia. La forza d’animo contro il male, la
vita contro la morte, l’intelligenza contro i sentimenti negativi.
Quando si
rese conto di non riuscire a tenere tra le braccia la piccola Sveva, la nipotina
che ha allietato i suoi ultimi tempi, si e’ ribellata alla mancanza di forze e
ha voluto riprenderle alimentando il suo corpo quasi con violenza, lei così
buona. Voleva stringere al petto quella creatura perché sentisse l’amore della
nonna anche quando non ci sarebbe più stata, perché lei sentiva di poterle
infondere quelle poche forze che ancora sentiva nel suo corpo stremato.

L’ultimo regalo, una struggente testimonianza del suo amore per la nipotina
che potrà ricordarla solo nei sogni.
Ti ricordiamo così, Natalina, come un
esempio di vita e di dignità.
E ci sentiamo onorati di averti conosciuta e di
aver avuto la tua amicizia.
Sia, questo, di consolazione ad Augusto, a Chiara,
ad Enrica e alla piccola Sveva: hanno perso la compagnia di una vita intensa, la
mamma adorata, la nonna felice, ma hanno avuto il privilegio di aver conosciuto
una persona unica e affascinate.
Per questo ti piangiamo tutti, in questa
chiesa piena di folla e di fiori.
Piangiamo perché te ne sei andata; ma
piangiamo anche per noi, che non ti vedremo più.
Riposa nella tua nuova vita,
Natalina, che va oltre il nostro tempo. Che va verso l’infinito.

Tonino Serra per Medasa.it

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