IL ROUND PARALIMPICO N. 1 TRA SARDEGNA E BIELORUSSIA SANCISCE UN’INTESA PERFETTA

La prima parte del giro esplorativo si è consumata in piena sintonia e con tante aspettative nel carniere. CIP Sardegna e Bielorussia non solo si guardano negli occhi con sincerità ed empatia, ma credono fortemente nello sviluppo graduale di un processo che porti ad una partnership con alla base un interscambio totale tra i disabili sportivi dell’isola e quelli della Belarus.

E’ bastato un tour di cinque giorni in varie realtà dell’isola per avere un quadro generale del movimento paralimpico isolano da parte della delegazione facente parte del Dipartimento Sport dell’Amministrazione Regionale di Minsk, la più importante area territoriale dell’ex stato sovietico. Guidata dal console onorario bielorusso in Sardegna Giuseppe Carboni, era composta da Svetlana Golovataia, Traukina Katsiaryna, Yadchanka Katsiaryna e Yaraslau Papovich.

A fare gli onori di casa la presidente del CIP Sardegna Cristina Sanna, il vice presidente vicario Paolo Poddighe e il vice presidente Simone Carrucciu.

Riunione nella sede CIP di via Grosseto a Cagliari

Oltre ad aver visitato la sede ufficiale di via Grosseto, gli ospiti hanno potuto apprendere interessanti nozioni nel nuovissimo impianto della Sa.Spo che presto sarà inaugurato a Selargius. Dotato di tutte le attrezzature necessarie per una preparazione idonea, la prima società sarda che prese a cuore le necessità degli sportivi disabili può contare su un staff tecnico molto preparato. Ai visitatori sono state illustrate le potenzialità del club paralimpico campidanese e le motivazioni per cui tanti tesserati abbiano trovato in esso una valida e arricchente valvola di crescita non solo agonistica.

In casa Sa.Spo.

Non avendo alcun sbocco sul mare la Bielorussia può basare la sua attività sportiva acquatica sui laghi. E non è un caso che i quattro visitatori si siano innamorati a prima vista del lavoro svolto dall’Associazione Associazione Sportiva Dilettantistica Veliamoci di Oristano. Nel lido di Torregrande la presidente Maria Cristina Atzori ha mostrato le particolari imbarcazioni utilizzate dai velisti disabili per affinare la loro preparazione tecnico – tattica e tutte le altre potenzialità create al fine di venire incontro a tutte le esigenze dei tesserati alla FIV (Federazione Italiana Vela) che vanno a provare in quello specchio d’acqua.

Massima soddisfazione dopo l’incursione a Torregrande presso l’Associazione Veliamoci

La provincia di Oristano accoglie anche la prima realtà nella disciplina del Tennistavolo che ha operato con gli atleti paralimpici. E i protagonisti del tour non hanno disdegnato una visita nella palestra Comunale gestita dal Tennistavolo Norbello, club pongistico che da anni staziona nelle alte sfere nazionali, maschili e femminili (sezione olimpica e paralimpica). Simone Carrucciu, che è presidente sia del club guilcerino, sia della FITeT (Federazione Italiana Tennistavolo), ha spiegato come anche in una realtà di poche anime, situata al centro di un’isola, si possa osare con profitto.

La palestra del Tennistavolo Norbello è conosciuta in Italia e nel mondo

Non sono mancate le parentesi culturali e gastronomiche con visite guidate nei paradisi marini e dell’entroterra che l’alto e il basso oristanese è capace di offrire ai visitatori.

Il tutto è poi culminato con l’incontro avvenuto presso il Servizio rapporti internazionali e con l’Unione europea, nazionali e regionali della Regione Sardegna. Negli uffici di viale Trento a Cagliari la rappresentanza bielorussa e la presidente Cristina Sanna sono state accolte dalla direttrice Giovanna Medde e dal suo staff.

Hanno partecipato anche Donatella Rita Petretto (Delegato del Rettore dell’Università di Cagliari in materia di integrazione sociale e diritti delle persone con disabilità) e Giampiero Tarrogu dell’Associazione Medicina Sociale.

Anche in questo caso sono state poste delle accattivanti premesse per attivare una solida collaborazione sportiva paralimpica che rientrerebbe nei già solidi rapporti intercorrenti ormai da un trentennio tra Sardegna e Bielorussia grazie al Progetto Chernobyl.

Foto di rito all’ufficio relazioni internazionali della Regione Sardegna

La “restituzione della visita” da parte dell’entourage sardo avverrà molto probabilmente tra Gennaio Febbraio, stagione clou da quelle parti per gli sport invernali.

La presidente del CIP isolano Cristina Sanna, riepilogando la splendida esperienza, ha subito colto un aspetto molto importante: “Lo sport è alla base della cultura bielorussa – ha evidenziato – e l’educazione fisica insegnata durante le ore scolastiche riveste un ruolo fondamentale. Ho anche capito che lo sport paralimpico necessita di una diffusione più capillare. E proprio sull’argomento li ho visti molto recettivi e attenti nell’assimilare le informazioni che potrebbero essere utili per farlo decollare. Ho notato come la pratica della vela paralimpica li abbia completamente rapiti e sono sicuro che faranno il possibile per farla attecchire anche da loro. Nelle prossime settimane programmeremo il viaggio a Minsk, dove avremo un’idea più approfondita di come funziona il loro sistema sportivo: ci sarà un ulteriore e reciproco scambio di informazioni. Sono felice di questa esperienza perché posso dire apertamente di aver instaurato delle nuove amicizie perché i nostri interlocutori oltre che seri professionisti si sono mostrati molto affabili e di compagnia durante le ore di lavoro trascorse con loro. Un grazie particolare lo rivolgo al console Giuseppe Carboni, che da una semplice intermediazione fa germogliare solidi rapporti umani. E poi non sono stati da meno i miei compagni di missione Paolo Poddighe e Simone Carrucciu abili nel dare un contributo decisivo alla buona riuscita della visita”.

La presidente CIP Sardegna Cristina Sanna

Entusiasta anche il vice presidente vicario Paolo Poddighe: “Dall’amicizia pluriennale con Giuseppe Carboni è nata questa idea che non ha mai trovato ostacoli nella sua immediata attuazione. Ringrazio i nostri ospiti per aver apprezzato entusiasticamente la programmazione delle giornate a loro dedicate. Sono sicuro che in Bielorussia saremo accolti a braccia aperte. Credo molto in un progetto vincente che approcci il nostro sistema paralimpico al loro: essendo ancora in stato embrionale hanno tutte le carte in regola per espanderlo alla perfezione, visto che questa nazione rappresenta un’eccellenza nel campo dell’istruzione e della sanità”.

Interviene anche il vice presidente Simone Carrucciu: “Dà sempre tanta soddisfazione riscontrare un consenso così spontaneo da parte di chi sta osservando con attenzione le potenzialità altrui. Sento che con la Bielorussia si possa continuare ad avere degli eccellenti rapporti anche in chiave paralimpica: entrambe le delegazioni hanno mostrato di avere a cuore il consolidamento delle intese, non ci resta che studiare a tavolino e mettere a frutto le comuni sinergie. Ringrazio di cuore gli amici bielorussi per l’affetto che non ci hanno mai fatto mancare, i miei colleghi del CIP Sardegna, i dirigenti del Tennistavolo Norbello e gli operatori turistici del Barigadu – Guilcier che si sono offerti con slancio nel favorire la conoscenza del territorio sotto l’aspetto gastronomico e artistico”.

Simone Carrucciu e Cristina Sanna

LA SARDEGNA PARALIMPICA VISTA DAI BIELORUSSI. PARLA GIUSEPPE CARBONI

Da tempi remoti la sua vita si snoda su un binario lungo tremila chilometri. Così tanta è infatti la distanza tra Sardegna e Bielorussia. Giuseppe Carboni è un figlio di Cagliari, in comproprietà con l’ex stato dell’Unione Sovietica dove ha studiato per tanti anni trovando moglie e altri tre passaporti bielorussi avvenuti con la nascita dei figli: una vera e propria famiglia bielosarda.

Riveste il ruolo di console onorario dal 2007, ma per svariati anni è stato presidente dell’Associazione Cittadini del Mondo Sardegna Bielorussia, nota nell’isola per aver dato continuità al progetto che ha visto tante famiglie sarde legate da un vincolo verace di solidarietà con i bambini di Chernobyl e dintorni, vittime inconsapevoli del disastro ambientale avvenuto nell’aprile del 1986. E poi ha diretto l’Associazione di amicizia con la Bielorussia “Sardegna Belarus”.

Simone Carrucciu, Giuseppe Carboni e Paolo Poddighe

Nei giorni scorsi ha potuto apprezzare le potenzialità di una Sardegna paralimpica a lui completamente sconosciuta con l’ ulteriore enfasi per una proficua escalation del rapporto conoscitivo tra le due realtà territoriali.

Non era mai stata approfondita prima la materia paralimpica tra Sardegna e Bielorussia

Verissimo. Nonostante i rapporti tra le due realtà siano molto forti. Partono dall’accoglienza dei bambini bielorussi per poi investire altre forme di cooperazione nell’istruzione e nelle tematiche scientifiche.

In Bielorussia abbiamo scoperto che lo stato presta molta attenzione alla formazione sportiva dei cittadini

Cristina Sanna e delegazione al seguito lo constateranno nel 2020, quando visioneranno determinate realtà, legate soprattutto agli sport invernali. Avranno un quadro più nitido quando verranno accolti al Ministero dello Sport bielorusso e all’annesso settore paralimpico.

Quali sensazioni ha generato in voi questa visita?

Tengo molto a mettere in evidenza come questo avvio di collaborazione sia molto interessante e ricco di prospettive anche perché si allaccia ad un’altra attività già intrapresa: l’istruzione inclusiva. Il paralimpismo ne può fare piena parte assieme a tutto ciò che negli anni è stato sviluppato perché il coinvolgere più persone disabili nel mondo sportivo è il caposaldo del CIP.

Ammirati anche i capolavori architettonici del comune di Norbello

L’intesa sembra perfetta

Ho trovato subito piena disponibilità nell’elaborazione di progetti comuni che prendano come riferimento lo studio approfondito della diffusione dello sport paralimpico in Italia e Bielorussia. Inevitabilmente si abbraccerebbero anche altri aspetti come quelli sociali e culturali.

Tra il dire e il fare però..

Siamo in una fase di primo approccio, mediteremo a fondo sul come strutturarla finanziariamente, soprattutto per quanto concerne l’eventuale trasporto dei mezzi e dei volontari. Problemi che comunque non ci scoraggiano perché prima si deve coltivare l’idea, poi è più semplice darle forma e sostanza.

Tornando al tour isolano?

Siamo tutti in estasi per il calore e l’accoglienza ricevuta dal CIP Sardegna. Il fattore umano non è secondario in questo tipo di attività. Quando nasce un’empatia personale è anche più facile pensare alle attività in comune cui si aggiunge il piacere di restare insieme. Da parte dei padroni di casa c’è stata una disponibilità massima fatta con vero affetto che rappresenta un valore aggiunto in grado di dare seguito all’intesa con serenità e determinazione.

Quali ricordi affiorano in particolar modo?

Non si riscontra semplicemente l’alta professionalità nel gestire le strutture visitate, ma si denota anche tanta passione, associata alla consapevolezza che non ci si limiti ad un’attività meramente ludico-sportiva. Ho notato semmai tanta volontà nell’applicare i principi di uguaglianza e pari opportunità affinché certe pratiche siano riservate a tutti.

A Torregrande avete sgranato gli occhi

La struttura gestita dall’Associazione Veliamoci non rappresenta semplicemente un’eccellenza sarda ma immagino anche di livello nazionale. Abbiamo inoltre appurato che in Bielorussia, nonostante la presenza di tanti bacini lacustri dove si praticano sport simili, quelli legati al settore paralimpico non sono ancora decollati.

Da qui l’idea di pensare ad una attività di divulgazione che coinvolga proprio la società di Maria Cristina Atzori.

Incursione negli uffici Sa.Spo.

Ma siete entrati in contatto anche con altre società..

Valide indicazioni sono emerse dopo l’incontro avuto con i dirigenti della Sa.Spo. Sono del parere che l’interazione diretta tra specialisti della materia può portare ad un miglioramento e ad una conoscenza reciproca che sfoci in idee concrete.

A Norbello ci siamo stupiti per una realtà che riesce a svolgere attività a livello nazionale in un territorio con pochissimi abitanti. Questo significa che dietro, oltre alla grande passione, c’è anche tanta competenza.

Da un’escursione in battello sul Lago Omodeo sono affiorati ulteriori pensieri..

I laghi sardi rappresentano una grande risorsa per gli sport acquatici, e potrebbero essere un punto di riferimento per gli atleti dell’est europeo che a casa loro, nella stagione invernale, si ritrovano con gli specchi d’acqua completamente ghiacciati e quindi impraticabili: penso in particolar modo alle discipline veliche o al canottaggio.

Un’ipotesi molto interessante..

Attualmente ripiegano su Spagna e Portogallo ma la Sardegna non sarebbe da meno per il potenziale che si ritrova. E i rapporti speciali già esistenti tra Sardegna e Bielorussia su diversi campi, potrebbero favorire anche questa corsia agonistica. Vedere delle nazionali allenarsi nell’isola può essere un’opzione importante nel miglioramento della conoscenza tecnica. Senza dimenticare il volano economico incentrato sulla destagionalizzazione dei flussi in una regione che grazie al suo clima può incentivare altri tipi di turismo. Come quello sportivo paralimpico.

In battello sul lago Omodeo

Sono tanti i punti in comune tra Sardegna e Bielorussia?

Nonostante siano parecchio distanti, vedo tante similitudini, sia caratteriali, sia culturali. Ciò rende più facile il mio lavoro anche per lo slancio di generosità che il popolo sardo ha perpetrato nell’ultimo trentennio. Esiste un humus di conoscenza dal basso che rende tutto più facile: tanti bielorussi conoscono la Sardegna e lo stesso vale per i sardi nei loro confronti. A queste condizioni la strada è in discesa anche sotto il profilo umano.

Infine un classico esempio di integrazione paralimpica in Sardegna

Nella squadra femminile di basket in carrozzina del BADS Quartu milita una ragazza bielorussa, ViKtorya Shablova che da bambina aveva conosciuto l’isola attraverso il progetto Chernobyl. In seguito è stata vittima di un incidente stradale che l’ha resa completamente invalida. Dalla Sardegna si è messa in moto una grande catena di solidarietà che ha coinvolto istituzioni, famiglie, arrivando al punto che la ragazza è stata presa in cura dall’unità spinale unipolare di Cagliari. Un anno di degenza l’ha completamente trasformata; ora può condurre una vita normale in carrozzina.

Esempio concreto di quando la solidarietà si realizza con i fatti.

IMMENSO ACHENZA: TERZO AI MONDIALI PARATRIATHLON DI LOSANNA

Si era ripromesso, prima o poi, di sorpassare il rivale che nelle gare più significative del circuito mondiale paratriathlon sistematicamente lo escludeva dal podio. E con la caparbietà che da sempre lo caratterizza, Giovanni Achenza, simbolo del paralimpismo sardo, strappa il bronzo nella rassegna iridata. A Losanna, per il Grand Final, categoria PTWC, giunge alle spalle dei soliti noti ed imprendibili olandesi Jetze Plat e Geert Schipper, precedendo però un altro osso duro, il britannico Joseph Townsend.

Il combattente di Oschiri è al settimo cielo e dedica il podio mondiale alla figlia prossima alle nozze. Ma prima di concedersi un breve ma meritato riposo, il bronzo di Rio 2016 non vuole sfigurare all’Europeo spagnolo, per coronare una stagione da incorniciare grazie all’oro conquistato nella World Cup di Magog, all’argento della tappa di World Paratriathlon Series a Yokohama e i 2 bronzi nelle tappe mondiali di Milano e in Canada.

Brava anche la sua collega e conterranea (di Uri) Rita Cuccuru che al suo ritorno in una gara importante riesce a classificarsi al settimo posto.

Giovanni Achenza festeggia con la corregionale Rita Cuccuru

HOCKEY SU PRATO PARALIMPICO: MARCO LECIS DA CAGLIARI E’ UN CAMPIONE EUROPEO

Sullo storico successo continentale firmato Nazionale Italiana di Hockey composta da Atleti con Disabilità Intellettiva Relazionale, merita la giusta considerazione l’atleta cagliaritano Marco Lecis. Oltre ad aver preso parte alla finalissima vinta per 3-0 sul Portogallo, il centrocampista sardo in forza al CUS Cagliari ha avuto modo, nel corso della manifestazione disputata ad Anversa (Belgio), di realizzare in tutto cinque segnature.

Al suo rientro nell’isola l’intero movimento gli ha tributato i giusti riconoscimenti a conferma che lo sport con bastone e pallina trova da queste parti una scia costante di successi difficile da spiegare ma facile da constatare.

La nazionale italiana di hockey festeggia l’europeo

Prima di conoscere l’hockey Marco aveva provato con calcio, nuoto e baseball, ma per ragioni differenti non era riuscito ad approfondirli con la giusta determinazione.

Abitando a due passi dal campo dell’Amsicora, circa dieci anni fa il campione europeo si è buttato a capofitto su una disciplina che l’ha letteralmente trasformato sotto il profilo caratteriale e agonistico. In casa conserva gelosamente tante medaglie e anche una coppa particolare, danneggiatasi durante il viaggio di rientro in Sardegna e che con tanta pazienza ha rimesso in sesto con l’ausilio delle pinze.

“Cerco di svolgere nel miglior dei modi il mio ruolo – dichiara Marco – indovinando i passaggi vincenti all’indirizzo degli attaccanti, poi se mi trovo nella posizione propizia non disdegno i tiri in porta”. Dell’esperienza belga ricorda in particolar modo la finale tiratissima contro i portoghesi: “Ero molto emozionato ma allo stesso tempo determinato perché sentivo di vivere un momento particolare che rimarrà scolpito nella mia esistenza. Penso di aver dato il mio contributo al collettivo e la vittoria è andata a noi perché oltre ad essere apparsi maggiormente allenati, coraggiosi e concreti, siamo stati più squadra”.

Il cagliaritano Marco Lecis è campione europeo di hockey

Marco è reduce dalla Coppa Italia disputatasi a Mori (Trentino) e alla quale ha preso parte aggregandosi ad una delle formazioni che se la sono contesa. Sono poche infatti le opportunità agonistiche da sfruttare durante l’anno.

“Spero di continuare a divertirmi – ha concluso Marco – e di apprendere sempre qualcosa di nuovo dai campioni che abbiamo in Sardegna e con cui mi alleno costantemente. Dedico questo successo a Carlo Coni, Alessandro Onano e all’indimenticato dirigente Giuliano Loddo che mi aiutò tantissimo nella mia crescita personale”.

LE IMPRESSIONI DEL PRESIDENTE GIANFRANCO SALARIS: “IL MOVIMENTO PUO’ CRESCERE, BASTA UN PO’ DI VOLONTA’”

L’exploit internazionale di Marco Lecis non deve essere un caso isolato nell’hockey paralimpico sardo. E il presidente della Federazione isolana Gianfranco Salaris se lo augura con tutto il cuore considerata i lusinghieri trascorsi di questo sport nell’isola.

Con una vita spesa in questo ambiente tra agonismo, arbitraggi internazionali e vita da funzionario federale, non gli rimane che realizzare un altro piccolo sogno: vedere crescere il movimento paralimpico.

Un successo importante quello della nazionale italiana paralimpica di hockey

Lo definirei un traguardo eccezionale, considerata la tradizione assai radicata di questo sport nel vecchio continente. Sono riusciti ad imporsi su rappresentative molto forti, quindi il risultato è rilevante.

Detto da lei che ha visto tutto in questo sport, ha una certa valenza..

Da arbitro internazionale ho diretto otto finali di Coppa dei Campioni, a cui si aggiungono quelle di Coppa delle Coppe, e poi Europei, Mondiali, insomma tutto quello che c’era da fare l’ho fatto.

La cerimonia di chiusura del torneo di Uras FHI FISDIR patrocinato dal CIP Sardegna

Quindi ha le carte in regola per dare una scossa anche al movimento paralimpico

Attualmente esiste una realtà ad Uras, Il Sole Sport, affiliata FISDIR, che sta lavorando molto bene, grazie anche all’apporto della società locale Juvenilia. Nel complesso posso affermare tranquillamente che le società sarde sono ben disponibili ad aprirsi ad una dimensione paralimpica soprattutto rivolta agli intellettivi relazionali.

Però?

Forse manca la volontà da parte delle famiglie o delle associazioni nel perorare la causa hockey. Probabilmente la reputano onerosa anche per problemi legati alla trasportabilità degli atleti. In verità non è una disciplina semplice come tante altre, perché richiede una preparazione approfondita sia atleticamente, sia tatticamente, ma non ci mancano certamente i tecnici preparati, visto che siamo tra le realtà italiane che ne contano di più in assoluto.

L’esperienza di Marco Lecis può dare il buon esempio

Marco è un’eccezione perché sin da piccolo si è dedicato all’hockey e trova la porta aperta in tutte le società di Cagliari e hinterland comprese le categorie master e femminili. Insomma non ha mai incontrato difficoltà nell’allenarsi.

Marco Lecis in azione durante gli Europei di Anversa

Cos’altro dire del neo campione europeo?

E’ un ragazzo splendido dal carattere molto buono. Giocare con atleti di spicco del panorama nazionale olimpico gli giova parecchio ed è voluto bene da tutti. Quando veste la maglia della nazionale fa la differenza.

Ogni tanto si organizzano concentramenti paralimpici anche da queste parti

Come già premesso, attività prettamente paralimpica in Sardegna non se ne fa, a parte delle gradite eccezioni come il III° Trofeo Italiano di Para Hockey organizzato proprio da Il Sole di Uras qualche mese fa (con la sinergia FIH – FISDIR e CIP Sardegna) che è stato molto apprezzato. Tra l’altro ha spianato la strada ai futuri campioni europei che hanno avuto la possibilità di mettersi in luce proprio nel piccolo centro.

Quindi praticarlo frutta tanti aspetti positivi

E’ uno sport che ha aiutato tanto Marco nel raggiungere la conduzione di una vita normale. Ha fatto tanti progressi, è diventando totalmente indipendente, ora viaggia da solo.

Perché in Sardegna l’hockey piace così tanto?

Perché noi sardi siamo un popolo di matti. A parte gli scherzi permette di realizzare sogni impensabili in altre discipline, tipo quello di giocare in serie A, vincere uno scudetto o di indossare la maglia azzurra. E i più giovani, allenandosi con i campioni, hanno delle forti motivazioni.

Una partita di hockey femminile

Eppure abbiamo capito che è uno sport molto faticoso

La preparazione fisica ed atletica risulta essere quattro volte tanto quella del calcio. E poi è uno sport molto veloce. Infine nell’hockey ci sono dei principi da seguire nel rispetto dei ruoli e delle regole, dei compagni e degli avversari. Se uno non si attiene a questi principi base non può giocare. Viene immediatamente escluso. Ci teniamo che rimanga uno sport vero. E poi si caratterizza per terzo e quarto tempo, favorendo la coesione. La pratica dell’hockey associata al divertimento è una filosofia mondiale.

Lanciamo un appello ai futuri appassionati dell’hockey

Mi auguro che in Sardegna il settore paralimpico abbia lo stesso sviluppo dell’hockey olimpico. E’ uno sport di sacrificio ma ha un suo tornaconto che non è da poco. E’ un problema di volontà nel volerli instradare. Ma i tecnici motivati a farli crescere non mancano.

PROGETTO “ABBIAMO FATTO SQUADRA: FACCIAMO 21”. AL VIA LA CAMPAGNA DI CROWDFUNDING DEL TEAM CESTISTICO FISDIR ATLETICO AIPD ORISTANO

(a cura di Mauro Dessì)

È Gianmarco Pozzecco, coach della Dinamo Sassari, il testimonial d’eccezione del videoclip con il quale l’Atletico AIPD di Oristano darà il via il 2 settembre alla campagna di crowdfunding legata al progetto “Abbiamo fatto squadra: facciamo 21!”. Il Poz, tecnico della squadra sassarese vicecampione d’Italia, infatti, ha voluto sposare l’idea dell’associazione sportiva oristanese di promuovere l’avviamento allo sport, la formazione di un Team di tecnici e educatori, la diffusione della cultura sportiva, attraverso un programma di basket dedicato alle persone con la sindrome di Down e che in forma itinerante toccherà 15 località del territorio sardo con il coinvolgimento del mondo della scuola, le amministrazioni locali e le associazioni sportive. Progetto sostenuto dalla Fondazione Vodafone Italia in seno al bando OSO – Ogni Sport Oltre, e dalla Fondazione con il Sud e che, proprio in sede d’avvio, prevede una campagna di 40 giorni di raccolta fondi. Se da un lato l’iniziativa ha già avuto un importante contributo da parte della Fondazione Vodafone Italia e dalla Fondazione con il Sud, dall’altro è previsto il coinvolgimento della comunità per il raggiungimento di quella quota utile a completare le risorse necessarie per la realizzazione del progetto stesso. Il crowdfunding, appunto, non è altro che l’opportunità per amici e sostenitori di contribuire, senza una quota fissa ma nelle disponibilità di ciascuno, a raggiungere il traguardo fissato dall’associazione sportiva. “La meta è ottomila euro – racconta Francesco Redaelli, presidente dell’Atletico Aipd di Oristano – e ci siamo dati questo traguardo, che speriamo possa essere anche superato, per acquistare un campo mobile con il quale i nostri atleti della squadra di basket, tutti con la sindrome di down, potranno esibirsi nelle piazze di almeno quindici centri della Sardegna e coinvolgere le comunità e in particolare il mondo della disabilità a partire dalla sindrome di down.”

Gianmarco Pozzecco con gli atleti dell’ Atletico AIPD di Oristano

Dal 2 settembre, dunque, attraverso il lancio di un videoclip di tre minuti e diretto da un regista locale, si darà il via a quaranta giorni di raccolta: oltre alle immagini che vedranno protagonisti i ragazzi della squadra di basket oristanese, si troveranno tutte le indicazioni per entrare nella grande piattaforma digitale OSO – Ogni Sport oltre e accedere alle modalità di contribuzione.

Sabato 7 settembre, invece, in occasione dell’inaugurazione del nuovo palazzetto dello sport in Oristano e che prevede un torneo internazionale di basket alla presenza anche della Dinamo Sassari Banco di Sardegna, la squadra degli atleti down dell’Atletico Aipd è stata invitata per fare una partita dimostrativa: durante l’esibizione sarà presentata al pubblico la campagna di crowdfunding e potranno raccogliersi sul posto i fondi per la raccolta.

Print Friendly, PDF & Email