Presentato a Cagliari presso la libreria inKentro,  con Elisabetta Randaccio e le letture di Mario Faticoni, il nuovo libro di Bepi Vigna e Lorella Costa per Arkadia Editore si inserisce in quel genere fantastico e misterioso che affascina il lettore e che lo portano pian piano a ricercare, durante la lettura, lo svelare di misteri occulti, ma che fanno parte delle tradizioni popolari del nostro pianeta. Gli autori da sempre impegnati nell’ambito artistico, con profonda dedizione, hanno voluto concertare insieme, come una partitura pianistica a quattro mani, la stesura di questo nuovo impegno letterario. Li abbiamo voluti intervistare per potere carpire qualche segreto della trama della “Stirpe dei Wurdalak”.

Bepi Vigna, questa avventura con una scrittrice donna

È un romanzo molto al femminile e perciò ho pensato fosse giusto scriverlo insieme ad una donna con la sensibilità giusta per descrivere il personaggio. Il lavoro di Lorella è stato fondamentale perché se non avessi incontrato lei, probabilmente questo libro non sarebbe diventato un romanzo.

Il titolo del romanzo è un macrosegno degli autori perché richiama alla mitologia dei vampiri russi. Ultimamente sembra che nella letteratura fantastica contemporanea ci si richiami al mito del sangue e del succhiare il sangue, dato che sono anche delle realtà metaforiche. Perché l’uomo necessita di questi personaggi e di questa letteratura?

C’è qualcosa di ancestrale in questi miti che richiamano al sangue come simbolo di vitalità. Il sangue è la linfa che percorre il corpo umano, come la linfa degli alberi.

È una metafora? Dobbiamo succhiarlo questo sangue?

Si perché il simbolo della vita è il sangue, e questi vampiri, che si oppongono alla vita con il sangue, hanno molto a che fare con ciò. Inoltre il vampiro, in particolare, è un personaggio mitico che afferra tanti significati. Si presta a moltissime metafore.

Tu hai dato sempre un tuo punto di vista sulla fantasia e sul mistero e sulla risoluzione dei misteri stessi. Cosa ti spinge ad indagare nel mondo del fantastico e a dedicarti al mondo del fumetto?

Il mondo fantastico e i suoi generi sono una categoria narrativa che trovo stimolante perché si possono utilizzare dei segni e delle strutture fisse che il lettore capisce immediatamente. Il fumetto che faccio io è prevalentemente di genere perché è fumetto popolare, però ho fatto anche fumetti che quando non lavoro per le serie popolari sono quelli che travalicano dai generi. A me piace molto lavorare sui generi e sono convinto che i grandi risultati narrativi spesso si riallaccino al genere.

Lorella questa esperienza letteraria con Bepi Vigna?

È stato molto interessante. Conosco Bepi da tanti anni e lavoro con lui da tempo nell’ambito della progettazione culturale e affermo che confrontarsi nella scrittura è interessantissimo. Lui aveva questo plot su una storia di vampiri ambientata ai giorni nostri e mi ha chiesto di svilupparlo. Mi sono occupata soprattutto dei personaggi femminili, di ampliarli e costruire quelle parti della storia che la trama soltanto accennava. È stato tutto molto stimolante e poi lavorare con Bepi Vigna è una garanzia e confrontarmi con lui è stato interessante avere la visione di un uomo ed una donna su determinati argomenti e determinate tematiche. Appunto l’identità femminile, ed in questo romanzo, se ne parla. C’è un aspetto che è in stretta relazione alla maturazione di questo personaggio femminile importante.

Nella letteratura fantastica che si sviluppò poi nella metà del secolo del 1800 l’idea del fantastico nacque da una donna

Mary Shelley che a 18 anni scrisse Frankestein.

Queste donne che sanno anche uscire fuori da quegli schemi nei quali venivano relegate anche con questo horror e fantastico come mai anche oggi le generazioni contemporanee sono appassionate a saghe come quella di Twilight?

Su Mary Shelley posso dire che lei ha precorso i tempi quando scrisse questo romanzo che viene annoverato anche nell’ambito della fantascienza e che reinterpreta in maniera interessantissima il tema della maternità, perché questa creatura descritta da una donna, nel suo percorso, si racconta  qual è il significato della maternità. Nel libro è la paternità perché è un uomo che crea la creatura, però essendo scritto da una donna è facile rifletterci l’aspetto femminile materno. Le donne hanno sempre dovuto lottare per emergere e tanto più in quel periodo. L’horror come genere ha dato un aiuto in più alle donne forse perché veniva considerato un po’ di nicchia. E le donne sono state infine capaci di appropriarsene e non è un caso che in questo genere si siano distinte. Inoltre questo genere permette di parlare di alcune tematiche mascherandole e schermandole, che è il grande pregio di tutta la letteratura fantastica. Parlando di mondi che non esistono, in realtà parliamo del nostro mondo “in trasparenza”, e qui utilizzo una frase di Tolkien, che affermava che la realtà non la si vede immediatamente, ma c’è e bisogna essere capaci di leggerla e interpretarla.

Dobbiamo ancora scavare dentro di noi come umanità, come persone attraverso i personaggi?

Penso assolutamente di si. È una ricerca continua. Soprattutto per ciò che riguarda i personaggi femminili, il lavoro penso sia appena incominciato. Adesso la letteratura sta iniziando a far emergere, anche attraverso degli albi a fumetti molto interessanti, dei personaggi femminili dei quali prima non si sapeva niente o molto poco, perché la storia è stata appannaggio degli uomini. Perciò soprattutto dal punto di vista femminile c’è bisogno di indagare, ricordare, conoscere ed imparare e di essere sempre più consapevoli di sé stesse. Ciò che mi piace del personaggio del libro, Lorena Diodati, è che compie proprio un percorso per diventare sempre più consapevole di chi è. Lei all’inizio ha perso la memoria e non sa nulla. È come una bambina che deve imparare nel giro di poco tempo come è il tutto attorno a sé. Deve scoprire qual è la sua vera identità e qual è il suo posto nel mondo. Ovviamente ci sono dei poteri che la vogliono, in qualche modo, controllare. Per esempio, anche da parte della sessualità, senza fare troppe anticipazioni, Lorena è destinata a sposare, dalla sua famiglia, un personaggio molto potente per generare un erede. Perciò anche la sua sessualità diventa oggetto di potere e lei se ne deve riappropriare.

 

 

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