lievito

 

Suggestioni: I lieviti.

Gianfranco aveva un conto aperto con le
corriere.
Appena bambino, dalla corriera di Pelau vide volare come una palla
nera, che si abbatteva sulla vicina vigna, il povero don Ghiani, che con la sua
vespa si era appena scontrato frontalmente con un camion; poi, fu incaricato di
trasportare con la sua macchina a Lanusei un poveraccio che era rimasto ferito
gravemente nello scontro con una corriera, gli manco’ la benzina a Loceri,
raggiunse l’ospedale a piedi per cercare soccorso e quando torno’ trovo’ che il
ferito era morto e su di lui dormiva beatamente un arzanese, che si era offerto
di vigilare sul moribondo.
A me, mi hanno sempre accompagnato i lieviti,
fortunatamente meno letali delle corriere.
Imparai a leggere sillabando la
storia di Maria Rosa, la bimba paffutella che faceva portenti in cucina con il
lievito Bertolini. Ho ancora a casa la scatoletta di latta…costo su ebay, 90
euro…con i quattro lati che illustrano le sue avventure al mercato…non me ne
separerò mai.
Erano sei strofette orecchiabili, come una ninna nanna. Il
racconto cominciava così:

Al mattino Mariarosa al
mercato se ne va.
Cose
buone compra a iosa
pel pranzetto che farà:
antipasti, frutta, vini
e
prodotti Bertolini!

Ritrovai i lieviti…non Bertolini…al’universita’,
perché feci la tesi di laurea proprio sui questi organismi unicellulari. Quando
mostrai qualche perplessità, il relatore sghignazzo’…puoi anche non leggerla,
tanto nessuno della commissione sa cosa sono. E infatti, alla cerimonia di
laurea i parrucconi mi guardarono in silenzio, come se parlassi del polpo
gigante del Pacifico. Nessuno mi fece domande e mi allontanarono dall’aula come
se fossi un appestato mentre Piergiorgio mi passo’ velocemente una bustina
colorata…me la misi rapidamente in tasca guardandomi nervosamente intorno, non
prima di aver notato il sorriso di Maria Rosa che dalla bustina mi prendeva in
giro.

Se incontrassi il relatore della mia tesi di laurea, lo prenderei
amichevolmente in giro.
Eh, si’, perché quarant’anni dopo, nel 2014, alcuni
ricercatori hanno dimostrato che il Dna del lievito di birra e quello umano sono
molto simili, tanto che la metà dei geni preposti alla sopravvivenza del lievito
può essere tranquillamente sostituita da geni umani.
Come lo hanno scoperto?
Semplice.
Gli scienziati hanno individuato i geni indispensabili alla
sopravvivenza del lievito, poi hanno selezionato il lievito che rischia di
morire perché quei geni sono malati e sono riusciti a farlo guarire sostituendo
i geni malati con i geni simili del DNA umano. Incredibile, vero?
Edoardo
Boncinelli e’ più scafato di me e non si meraviglia più di tanto. Trent’anni fa
questo scienziato ha dimostrato che i geni che controllano lo sviluppo del corpo
e del cervello dell’Uomo, sono uguali a quelli del moscerino..su muschitu
ierzese. Come poi abbia fatto a prendere un moscerino della frutta e a trovarne
il cevellinolinolino…boh, chiedetelo a lui.
Per farla breve: miliardi di
anni fa esistevano solo elementi primordiali, monocellulari, che si sono evoluti
in specie diverse, conservando però l’impronta iniziale che ci rende tutti
fratelli nell’universo, immersi nella Natura come in un condominio
infinito…certo ci sono quelli che abitano nel piano nobile e quelli che vivono
nei sottani…ma tutti deriviamo da una cellula divina, che ci invita a
ricordarci di essere più umili nei confronti delle altre specie…anche dei
moscerini e dei lieviti. E tutti paghiamo nel nostro palazzo-universo non tanto
l’affitto, quanto lo scotto di essere vivi…dolore e morte, alla fin fine. Con
qualche crudeltà supplementare che potremmo anche evitarci se fossimo più umili,
appunto: le guerre tra nazioni, l’avidità, l’odio, l’indifferenza, gli egoismi
umani, gli abbandoni.
Nell’estate che si avvicina molti del genere umano
abbandoneranno i loro simili, nel DNA, di genere appena appena diverso:
specialmente i cani, i nostri numi tutelari, dispensatori di amore
disinteressato, di serenità, di pace. Ne troveremo molti schiacciati dai camion
mentre attraversano la strada cercando i padroni scomparsi, disorientati e poi
disperati per un abbandono inspiegabile. Ogni essere che viene ucciso e’ una
parte di noi stessi che scompare. Abbiamo attraversato le ere fatte di milioni
di anni…abbiamo sviluppato il cervello e il cuore. Non dimentichiamo di
coltivare e sviluppare i sentimenti, la bontà d’animo, la commozione verso la
Natura e gli esseri che la animano.
Nel suo ultimo libro, il prof. Peppino
Piroddi ci ricorda i rapporti tra l’Uomo e la Natura nella cultura occidentale e
conclude dicendo che la Natura risponde alla presenza umana con saggezza:
premiandolo se e’ buono, punendolo se e’ cattivo. Ma siamo tutti inseriti
nell’Universo e spetta solo a noi farne il nostro Paradiso o il nostro Inferno,
la nostra felicità o la nostra dannazione. Perché Dio ha creato l’Inferno, ma
resterà sempre vuoto, perché l’uomo malvagio lo sconta vivendo, non dopo la
morte.
I lieviti, i moscerini, i cani, gli uomini…un mondo bello, che
diventa divino se lo amiamo.

Tonino serra per Medasa.it

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