Si è svolto il 30 settembre e il 1 e 2 ottobre il Festival Internazionale Jazz in Sardegna con grande affluenza  di pubblico. Grandi i nomi degli artisti jazz, fra i più rinomati nella scena attuale. Abbiamo incontrato l’artista Gianluca Petrella, il giornalista Marco Molendini, il grande contrabbassista Furio Di Castri e Massimo Palmas, direttore artistico di jazz in Sardegna e colonna portante del festival. Gianluca Petrella con il suo “Cosmic Renaissance”, featuring Soweto Kinch, ha conquistato il pubblico presente con una stand ovation. Marco Molendini con Furio Di Castri e Massimo Palmas hanno presentato il libro dedicato al principe Pepito Pignatelli, nobiluomo che ha dato vita e impulso alla scena del jazz italiano e romano fin dai tempi della nominata Dolce Vita della capitale.

Gianluca Petrella

Perché la scelta di questo progetto musicale “Cosmic Renaissance”?

Bisogna tornare indietro al 2007 quando ho creato la prima Cosmic che all’epoca si chiamava “Cosmic band”, e il nostro punto di riferimento era Sun Ra con la sua musica cosmica, per cui noi siamo alquanto appassionati a questi suoni molto forti. Adesso da quell’epoca sono trascorsi quindici anni e ci siamo un attimo staccati dalle sonorità precedenti che facevano riferimento a Sun Ra per intraprendere oggi un nostro percorso.

C’è un sogno di Gianluca Petrella?

Il mio sogno è trovare  una stanza a Torino dove vivo, anche situata per strada, una stanza di quattro metri per quattro, o tre, dove poter friggere i panzerotti che mi faceva la mia mamma. Questo è il mio sogno.

È proprio un legame materno?

Si e si mangeranno solo panzerotti e poi metto fuori una insegna con scritto la “bella Bari”, perché io sono di Bari, con il galletto bianco rosso,  i colori della mia città, e vendo così panzerotti di giorno.

Se arrivano gli alieni che linguaggio proporrebbe per comunicare con gli extraterrestri posto che la sua musica riportava in auge la filosofia di Sun Ra che affermava di provenire da Saturno?

Il linguaggio universale, l’incontro tra popoli e culture, incluso quelle di altri pianeti differenti. Oppure possiamo tentare anche noi di affacciarci verso altri pianeti, gli esopianeti, pianeti dove l’uomo potrebbe pian piano approdare  e ci manderei proprio quelli che in questo pianeta non servono come ad esempio in Keplero.

 

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