rede1La Sagra è stata istituita a Nuoro all’inizio del Novecento in occasione della collocazione della statua bronzea del Redentore sulla cima del monte Ortobene.

Alla fine del 19° secolo, in occasione del giubileo sacerdotale di Papa Leone XIII°, lo stesso Papa espresse il desiderio di iniziare il nuovo secolo innalzando, sulle cime di diciannove Regioni d’Italia altrettanti monumenti a Cristo Redentore.

La chiesa Romana decise di far costruire venti monumenti a Cristo Redentore da erigere su venti monti d’Italia; uno in onore di papa Leone e diciannove quanti i secoli della cristianità. La statua giunse a Nuoro il 19 agosto del 1901 e il 29 dello stesso mese venne trasportata con un carro Trainato da buoi e collocata sul monte Bidda, contrafforte del Monte Ortobene.

La Chiesa isolana, indicando nel Monte Ortobene la cima in cui si sarebbe dovuta innalzare la statua, incaricò la Diocesi di Nuoro e l’allora vescovo Mons. Salvator A.M.Demartis di organizzare i preparativi per quell’evento che avrebbe mobilitato tutta la Sardegna. Il popolo nuorese non fu da meno e di porta in porta, raccolse le generose offerte necessarie per commissionare l’opera che avrebbe reso ancor più sacro l’amato Monte. Per fondere il bronzo fu incaricato Vincenzo Jerace, che dando anima e corpo forgiò la maestosa statua del Redentore che ancora oggi sovrasta la città di Nuoro. Anima e corpo, perchè in quell’opera lo scultore calabrese fuse due tragici episodi della sua vita personale: la morte della figlioletta Maria, e della giovane moglie Luisa.

Fu in occasione della scomparsa della piccola Maria, che Jerace scrivendo queste commoventi righe sul suo Redentore, lascia intendere a chi possa appartenere il sorridente volto ai piedi della statua: “…staccato dal suolo e reggentesi su di esso col solo lembo del suo mantello, nella cui piega estrema è avvolto un viso di pargola sorridente, l’umanità sempre bambina al cospetto di Gesù…”. Poco tempo dopo lo scultore perdendo l’amata Luisa, affidò nuovamente al suo Redentore questo triste avvenimento: “La creatura che il Creatore mi aveva immeritatamente regalata era scomparsa, mentre il fonditore aveva fuso nell’eterno bronzo la statua già santificata dalle sue intense preci. Sotto la palma della mano aperta, recante il segnacolo della Pace, vi feci incidere: Luisa Jerace, morta mentre il suo Vincenzo ti scolpiva”.

Da questo momento in poi si sarebbe sempre firmato: Vincenzo L. Jerace. Il 15 agosto 1901, proveniente da Napoli approdò a Cagliari il piroscafo “Tirso”, col prezioso carico, il giorno successivo arrivò alla stazione di Nuoro. All’iniziale clima di festa fece seguito uno stupore collettivo, poichè quelle casse, contenevano a stento gli elementi bronzei, che assemblati avrebbero composto la poderosa statua. Fu poi necessario ricorrere a sei carri trainati da buoi per trasportare fino in cima quell’ opera che ricomposta, alla fine, risultò alta più di quattro metri e pesante oltre venti quintali. Il clima di festa, raggiunse il suo apice il 29 agosto 1901, quando gran parte dell’ Episcopio Sardo, le rappresentanze di cento parrocchie e i numerosissimi fedeli, dopo essersi inerpicati nella tortuosa stradina che porta fino ai piedi della statua, poterono finalmente ammirare il maestoso volto del Cristo Redentore scolpito da Vincenzo L. Jerace.

La cerimonia di inaugurazione fu preceduta da una lunga processione cui parteciparono moltissime persone provenienti non solo dalla città ma anche dai paesi più vicini, le quali indossavano coloratissimi e preziosi costumi tradizionali. Il corteo partì dalla Cattedrale e si snodò per alcune vie cittadine fino a raggiungere i boschi dell’Ortobene e quindi la cima dove si ergeva la statua che dominava la città. Da quella data per molto tempo si rinnovò tutti gli anni la consuetudine a rendere omaggio al Santo con una lunga processione variopinta suddivisa in gruppi in abito folkloristico, di cui ognuno rappresentava il proprio paese. In questo modo la festa assunse grande rilevanza turistica fino a rischiare di perdere quello spirito religioso per la quale era nata. Perciò, per scindere le manifestazioni folk da quelle più strettamente religiose, si decise di dedicare alla festa due diverse giornate. Attualmente il 29 agosto è riservato alle cerimonie religiose e alla sagra sull’Ortobene.rede2

La penultima domenica del mese si svolge invece la sfilata dei costumi tradizionali per le vie della città, alla quale prendono parte migliaia di gruppi, provenienti dalla Barbagia e da tutta l’isola. La sera si radunano tutti all’Anfiteatro comunale in cui si esibiscono in canti e balli tradizionali, dando inizio ad un importante festival del folklore che si conclude la domenica successiva.


 

La Sfilata

Se il 29 la sagra vive la parte più sentita dalla comunità locale, quella religiosa. Una preghiera, un voto da assolvere, una grazia da chiedere, devozione autentica spingono i fedeli a salire il monte e ad accorrere ai piedi del Redentore per il tradizionale appuntamento religioso.

La sfilata dei costumi della Sagra del Redentore ha luogo la domenica prima del 29 agosto di ogni anno, ed è permeata da un significato religioso. La prima edizione si tenne nel 1900, per solennizzare l’inizio del XX secolo dell’era cristiana.

Alle sei del mattino, con in testa una copia in legno della statua del Redentore, il corteo si muove dalla Cattedrale per giungere, intorno alle 8, in cima al Monte Ortobene dove verrà celebratala prima messa. Fino a poche anni fa la messa si teneva sotto la statua del Redentore, ma ora si svolge nel prato verde del parco in quanto il piccolo spazio antistante l’altare e la statua non basta a contenere la tantissima gente che ogni anno assiste alla cerimonia solenne.rede3

La sfilata, inizia con un carro trainato da buoi che trasporta una grande botte di vino che viene offerto ai presenti. Ad esso seguono i gruppi in costume provenienti da tutta la Sardegna esibendo i vestiti tradizionali ed offrendo dolci; è una manifestazione che dura tutta la mattinata. A partire dal pomeriggio e fino a notte inoltrata Nuoro vive momenti ricchi di folclore e tradizione. “Un nutrito programma di canti, balli e concerti con gli strumenti caratteristici della musica sarda vede esibirsi i maggiori nomi dello spettacolo isolano mentre le rappresentanze dei diversi paesi fraternizzano fra loro e con i centinaia di turisti che non si sono lasciati scappare l’occasione d’essere presenti a questa imponente festa popolare.

 

Redazione Medasa per Medasa.it

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