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Suggestioni: Corsi e ricorsi

I giornali non lo dicono, ma la Grecia
non esiste più.
Esiste un protettorato, una nazione sotto stretta vigilanza,
sotto tutela, un delinquente a piede libero; una regione geografica di 131.940
km² abitata da 11 milioni di anime, diventata in poche ore una gigantesca carta
ipotecaria su porti, aeroporti, telefonia, energia elettrica, templi, montagne
sacre, e uomini.
Uno Stato fantasma, che voterà le sue leggi solo dopo che
saranno approvate a Bruxelles; una democrazia virtuale, teleguidata e
telecomandata dai palazzi di Francoforte.
La Grecia ha deposto la sua lancia e
il suo scudo, come avvenne 2410 anni fa, quando Atene fu sconfitta nella guerra
più stupida mai combattuta dall’uomo: la guerra del Peloponneso. Perché l’uomo
e’ stupido, non conosce la storia, la dimentica e in questo modo si esclude dal
futuro, perché essa e’ fatta di corsi e ricorsi, come giustamente affermava
Giovanni Battista Vico: ciò che e’ avvenuto si ripete; e la ruota della storia,
piccola e banale, ripete il suo corso immutabile, come gli errori
dell’uomo.

Questi giorni i grecisti hanno fatto a gara a trovare analogie tra
la crisi della Grecia odierna e quella del passato. Esercizio facile facile, per
chi come la Cantarella o Canfora conoscono la storia e la letteratura classica.
Ma chiunque viva in Occidente sa perfettamente che noi siamo il risultato della
cultura greca e quindi rispecchiamo la storia di questi giorni in quella antica.

La vulgata popolare di questi giorni dice con molto pressappochismo, e con una
nota di irritante masochismo, che la Grecia ha combattuto e perso la sua
battaglia per la libertà e la dignità contro un’Europa burocratica,
ragionieristica, sorda alle istanze politiche.
In realtà, se dobbiamo credere
alla tesi di Vico, Atene ha perso con Berlino facendo esattamente le stesse
mosse sbagliate che la videro soccombere contro Sparta nel 404 a. C., nella
tragica conclusione della Guerra del Peloponneso, che porto’ alla rovina la
Grecia.
Cosa avvenne? Che Atene e Sparta, politicamente diversissime e con
interessi contrastanti, si fecero la guerra, che fu anche l’ultimo scontro tra
la democrazia e l’oligarchia…come oggi tra la cosiddetta democrazia ateniese e
l’oligarchia economica della vecchia Europa.
Il conflitto duro’ dal 431 al 404
a. C., quando Atene, spezzata dalla peste, che uccise ventimila abitanti con il
leader carismatico, Pericle, e provata dalla fame, si decise a chiedere la pace
a Sparta, offrendo la sua alleanza con la garanzia di non distruggere le mura
della città e il porto del Pireo. Ma gli ambasciatori ateniesi furono cacciati
con fastidio intimando loro di tornare con proposte serie…Merkel contro
Vanoufakis.
Atene precipito’ nel panico, come oggi Tsipras.
Non c’era più
grano, i bambini e i più deboli morivano di fame. Gli ateniesi inviarono altri
ambasciatori, che però presero quattro mesi di tempo…come Vanoufakis…ma
quando si videro perduti, decisero di arrendersi chiedendo solo di non essere
fatti schiavi, perché era quello allora il destino delle popolazioni vinte.

Racconta Tucidide, il sommo storico della Grecia classica, che mentre Sparta
era d’accordo, i suoi alleati, corinzi e tebani…Schauble…premevano per
distruggere Atene e venderne gli abitanti. Ma Sparta si appello’ al passato
glorioso di Atene…Hollande, Renzi…e alle sue lotte contro le invasioni
persiane e ottenne la salvezza di Atene. Ma, come oggi hanno chiesto Berlino e
i suoi alleati del Nord, Atene doveva consegnare tutte le navi, il suo
patrimonio di allora…patrimonio oggi vincolato in un fondo sotto tutela di 50
miliardi di euro…e il Pireo…si’, sempre il Pireo, lo stesso porto glorioso
sopravvissuto alla distruzione della guerra di due millenni fa, che oggi viene
pignorato dai creditori.
Leonida era morto alle Termopili da appena
settant’anni e i Greci ne avevano ancora un orgoglioso ricordo…come oggi noi
ricordiamo i nostri nonni che hanno fatto la Seconda guerra mondiale…ma la
Grecia ormai era morta e non sarebbe risorta.

Dite che la mia ricostruzione
e’ troppo fantasiosa?
O pensate che se Schauble e Vanoufakis avessero studiato
meno formule e letto di più Tucidide si sarebbero comportati in modo diverso?

Non credo: i burocrati e i populisti sono fatti apposta per non intendersi e
per rovinare i rispettivi popoli.
Eppure, la Grecia ci ammaestra in mille
modi, che possono sempre tornare utili: Tsipras come Sisifo, condannato a
spingere un masso ciclopico su di un’erta collina che poi precipita a valle
imponendogli di rifare quella fatica immane…ripagare i debiti
schiaccianti…per l’eternità; la sinistra europea come Antigone, che rivendica
la superiorità della legge morale su quella umana…la difesa dei poveri e non
del debito… e si fa uccidere invece di lasciare insepolti i corpi dei caduti
sotto Tebe; gli ateniesi destinati ad essere schiavi….come verrebbero alcuni
Stati della comunità europea…salvati dal patrimonio della bellezza che hanno
regalato al mondo.
Ma anche Solone, che nel 594 a.C. taglia il debito ai
poveri e aumenta le tasse ai ricchi…caro Tsipras, e’ così difficile, tagliare
le baypensioni e tassare gli armatori? O, sempre sul tema, Keynes che nel 1918
invita a non umiliare la Germania sconfitta: non fu ascoltato, e venne prima la
repubblica di Weimar e poi Hitler…esattamente come i “Quattrocento” oligarchi
si impossessarono di Atene sconfitta, ponendo termine alla secolare
democrazia.
Ho nostalgia di Helmut Kohl, il cancelliere tedesco della
riunificazione. Avrebbe potuto fare come Sparta, umiliare la Germania comunista,
ma era uno statista, e fece il contrario: parifico’ la moneta…un Marco ovest
uguale ad un Marco est…si fece carico della rovina e della povertà di un
intero Stato, e costruì la grande Germania. Ma allora non c’era uno Schauble e
la Merkel era ancora una brava ragazza dell’Est.

Una tragedia, che potrebbe
ripetersi nei nostri giorni.
Il populismo europeo che ha sostenuto Syriza e il
primo Tsipras, che si e’ esaltato per un referendum che mascherava solamente le
lotte interne al partito di maggioranza relativa, in realtà aveva in solo
obiettivo: dimostrare che la Comunità Europea e’ fatiscente, incapace di essere
solidale con un suo membro in crisi, ostaggio dei grande capitale e sordo di
fronte alla crisi umanitaria di un intero popolo. In questo senso, la vittoria
del No di Vanoufakis avrebbe dovuto significare, per i nostri statisti in visita
al Partenone, la prima vittoria dell’antipolitica, che avrebbe dato ossigeno ai
populisti in Italia, Germania e Spagna, preparando il crollo definitivo dei
sistemi democratici parlamentari.
Esattamente quanto avvenne nell’antica
Grecia, ancora una volta, oltre due millenni fa: fatta a pezzi la vecchia Atene,
Sparta non fece in tempo a costruire una nuova comunità forte e dignitosa…e la
Grecia, vittoriosa pochi decenni prima sui Persiani di Dario a Maratona e di
Serse a Salamina, fu sommersa prima dai Macedoni e poi dai Romani.
E fu la fine.
Dio non voglia che l’Europa abbia lo stesso destino.
Amo la Grecia, piango per la sua sventura, e so che salvarla significa salvare l’Europa.
Lo dobbiamo alla nostra Storia, alla poesia, alla bellezza; al nostro passato e al
nostro futuro.
Tonino Serra per Medasa.it

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