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Chi abita in Sardegna non sempre è a conoscenza della rete di relazioni che noi sardi conserviamo pur abitando in Continente; circoli e associazioni coltivano da anni rapporti sociali e culturali che permettono ad ogni sardo fuorisede di vivere un pezzo di Sardegna pur standone lontano.


In uno di questi luoghi ho conosciuto anni fa Gianluca Cotza, un cantautore che, pur essendo nato a Torino, porta nel suo dna un grande attaccamento alla terra dei suoi avi. Questa forte sardità fa trapelare dai sui testi in limba amore, riconoscenza e una nostalgia immensa per la nostra terra. Sul palcoscenico alterna le sue canzoni a sketch che spiegano meglio, rendendone partecipe il pubblico, cosa vuol dire “appartenenza”.

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D – Incominciamo dal nome d’arte Quintomoro. Può spiegare il perchè di questa scelta?
R  – Una sera di oltre vent’anni fa, avevo appena finito di leggere l’ennesimo libro sulla storia della Sardegna: quel mix di rabbia e “sardità” causatomi dalla lettura mi fece scaturire l’ idea di un “quinto moro” (visto che quattro non erano stati sufficienti) a cui gli oppressori del passato e del presente avrebbero dovuto finalmente rendere conto delle loro tirannie. Così, di getto, nacque la canzone “Quintomoro”, che diventò ben presto il mio soprannome e, in seguito, il mio nome d’arte ed il titolo del mio primo CD, uscito nel 2009. Ah, è diventato anche un logo, un marchio depositato, che più volte hanno tentato di rubarmi…invano! Sono sempre riuscito a difenderlo, a colpi di carte bollate ed avvocati! Ma il vero significato della canzone e di questo fantomatico “quintomoro” è che non bisogna aspettare che arrivi qualcuno a fare da giustiziere, ma sarebbe opportuno che ogni sardo ritrovasse il proprio orgoglio, la propria sardità, la propria dignità e la voglia di cambiare davvero – in meglio-  le sorti della propria terra. 

D – Ma può avere ancora senso, in un mondo che va verso la globalizzazione, parlare d’identità di un popolo? E di un suo cantore?
R – Certo, che ha senso, eccome!  Guai a perdere la propria identità, a dimenticare la propria cultura, la propria storia, la propria lingua! E, dopo il recente caso Grecia-Europa, siamo davvero sicuri che si vada verso una globalizzazione? O è soltanto uno “specchietto per  allodole”, con l’unico scopo di arricchire ulteriormente “ i soliti noti”? Per quanto riguarda il suo cantore….se si riferisce a me, ne sono lusingato, ma non ho certo la presunzione di essere io, quel cantore! Io cerco solo di dare il mio piccolo contributo alla “causa sarda”, e lo faccio tramite le mie canzoni e le mie poesie, con tutto il cuore, sperando possa servire a qualcosa…

D – Cantautore e poeta, mi può parlare del suo ultimo riconoscimento? Un bel traguardo penso.
R –  Eh si, una grande soddisfazione: una mia poesia in Limba è stata premiata alla Galleria d’Arte Moderna di Torino, nell’ambito della ventiduesima edizione del “Premio Piemonte Letteratura”. “Santandria” (Novembre) – questo il titolo della poesia premiata – racconta di una persona non-definita che ha perso qualcuno di non-definito (es.: un genitore che ha perso un figlio o viceversa, un coniuge che ha perso l’altro coniuge…) durante la tragica alluvione in Sardegna del Novembre 2013, e che – quando ritorna Novembre –  si ritrova a rivivere quei momenti, quel dolore in modo ancora più profondo e straziante…

D – Andando nei circoli e nelle associazioni sarde come viene accolto? E’ una esperienza positiva?
R –  Nella maggior parte dei casi, sì: ho girato parecchio l’Italia centro-nord e fatto anche qualche spettacolo all’estero (Francia e Belgio, più volte), ed ogni volta è una bellissima esperienza, un arricchimento del mio “Spirito Sardo”. Incontrare gli emigrati, ascoltare i loro racconti, così diversi ma così simili tra loro, è sempre  un’emozione unica e gratificante! La cosa che mi colpisce di più, è che tra gli emigrati sparisce il campanilismo che si riscontra sull’isola, dove a volte ci si disprezza tra paesi vicini. Quando si è fuori, si è tutti indistintamente e meravigliosamente SARDI!  

D – Programmi per il futuro e aspettative in un mondo non così facile come quello dello spettacolo?
R – Sto ultimando di girare il videoclip di una canzone (in italiano) che ho scritto da poco. A dire il vero, ne ho scritto solo il testo, ed è una canzone in cui io dialogo con mio figlio, adolescente. Ma non voglio rovinarvi la sorpresa: restate sintonizzati, l’uscita è prevista entro la fine di Settembre!

Aspettative? Beh, non sono un professionista, e sono consapevole che non potrò mai diventarlo , per una serie di motivi (conosco i miei limiti!). Però, anche continuando così, le soddisfazioni non mancano: è bellissimo e profondamente gratificante riuscire a divertire o commuovere una platea di perfetti sconosciuti che a fine spettacolo vengono a stringerti la mano, a raccontarti di loro e del loro paese lontano ma mai dimenticato, a dirti che si sono immedesimati nelle tue parole, con gli occhi che brillano…è davvero una gioia impagabile!pia2


Consiglio l’ascolto di questi due brani:
https://www.youtube.com/watch?v=-Co5nTwI36E
https://www.youtube.com/watch?v=4Sb86U9iyDA

Per conoscere meglio Quintomoro vi rimandiamo alla sua pagina facebook:
https://www.facebook.com/pages/Quintomoro/161814123979259?fref=ts

Pia Deidda per Medasa.it

 

 

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