Radio Alter on the Road Communications ha voluto incontrare la storia della produzione discografica in Sardegna: Marcello Mazzella. La Strega, la prima casa di produzione discografica in Sardegna, rappresenta la memoria storica non solo di un’epoca musicale, ma il cambiamento di una Sardegna che voleva affacciarsi e connettersi con il mondo, varcare il mare e stare sulle frequenze sonore planetarie. Erano gli anni duri della ripresa economica, di generazioni che avevano sogni e speranze, ma che sapevano guardare con occhio critico il presente. Erano gli anni del coraggio e della volontà di cambiamento. Abbiamo voluto conversare con Marcello Mazzella perché anche “La Strega” è la storia e la memoria della nostra isola.

Marcello Mazzella un nome nella storia della produzione discografica italiana e sarda. Che cos’è la musica attualmente per te e che cos’è stata?

Adesso è la passione. Una passione che mi permette di ascoltare musica anche una o due ore al giorno. Oggi, prevalentemente in macchina, ma anche a casa. Ascolto musica internazionale e, a volte, mio figlio più giovane mi consiglia sui nuovi artisti. Diciamo che sono abbastanza aggiornato. Fare il produttore discografico per me è stato il mio lavoro dal 1974 al 1981 , il periodo in cui “La Strega” ha vissuto. Un periodo intenso dove abbiamo prodotto tanti dischi , e poi ho dovuto smettere perché mio padre venne sequestrato e mai tornò  e  stavo trascurando i miei veri interessi.

C’è un ricordo particolare al quale ti senti più legato di quel periodo che ti emozionava e ti faceva sognare?

Sognare si. Si sognava.

Eravate una generazione che sognava

Si. Negli uffici di via San Lucifero c’era un via vai di artisti nonostante “La Strega” fosse una piccola casa discografica. Era la prima ed unica in Sardegna. Quindi tutti gli artisti che passavano lì erano dei sognatori come me. Per alcuni il sogno si è realizzato, mentre per altri no.

Cosa significava fare un disco all’epoca? Comportava tanti sacrifici?

No, sacrifici no. Ti riferisce a me o all’artista?

Alle relazioni reciproche

Per l’artista era un traguardo. Fare un disco era un’impresa. O lo facevi “in continente” , e dovevi avere un contratto discografico, e ciò era complicato, o altrimenti lo facevi con me, un piccolo discografico ed editore. Si produceva un 45 giri che facevi circolare nei negozi dove il pubblico iniziava a conoscere il prodotto. L’artista sognava. Anche io in certi casi ho sognato il successo, e perché no? Anche finanziario, perché qualche disco mi ha fatto guadagnare anche qualche cosina.  Qualcun altro invece ci è andato vicino, ma non si è raggiunto l’obiettivo perché l’artista non ha saputo salire sul treno in quel momento. Per esempio, ad Antonio Salis dei Salis gli proposi un contratto molto interessante per la Ricordi, ma lui non l’accettò. Quello era un treno che l’avrebbe portato alle Hit Parade, ma non lo prese perché lui era un”puro”,  nel senso “io faccio le cose mie ma non mi metto a suonare le altre cose”, e così perse quel treno, o lo lasciò passare.

Però Antonello Salis oggi è un nome del jazz

No attenta non Antonello, ma Antonio Salis. Il gruppo dei Salis e Salis erano: Tonietto Salis, Francesco, il fratello chitarrista, Antonello Salis che non era parente, e il batterista Mario Paliano che oggi vive a Roma. Antonello Salis oggi è diventato un grande jazzista, e anche Mario Paliano si è dedicato al jazz fondando con altri due musicisti i “Cadmo”. I Salis furono un quartetto che venne tenuto in grande considerazione anche da Renzo Arbore. L’ascoltò a Roma, un giorno, quando io non ero ancora il loro produttore , e Arbore già all’epoca li considerava uno dei migliori gruppi musicali italiani.  In seguito si sciolsero. I fratelli Salis cambiarono la formazione, mentre Antonello e Mario presero la strada del jazz. Era un grande quartetto. Io produssi i fratelli Salis e ricordo che Antonio Salis non solo era un cantante estremamente particolare, ma aveva una classe ed una personalità unica. Posso dire che in Sardegna ne ho ascoltato pochi con quella personalità. La Ricordi voleva fargli fare una cover di Rod Stewart , che non era un artista qualsiasi, ma lui si rifiutò di farla. Antonio disse che lui cantava solo le sue canzoni. Il treno passò e lui non lo prese.

Questo è l’orgoglio e testardaggine del sardo. Tu Marcello che conosci questa Sardegna , ogni tanto noi sardi, come dice una canzone “l’orgoglio ne ha rovinato più del petrolio”

Si è proprio così. Si trattava di registrare una bella canzone, una bella canzone rock. Mai gli si sarebbe proposto di interpretare una canzonaccia. Io gli dissi di fare un LP con la Ricordi mettendoci dentro una decina delle sue canzoni, ma lui non volle. La storia finì lì, peccato. Lui e il fratello, inoltre, scrivevano bellissime musiche. La sua voce roca sarebbe stata perfetta per quel brano. La Ricordi mi chiamò tantissime volte per convincerlo a cantarla, ma non ci riuscii.

Ho visto che qui in studio hai questi dischi appesi alle pareti

Ci sono i due artisti che più mi hanno conquistato il cuore. Uno è Tonietto Salis con il disco che io produssi, “Seduto sull’alba a guardare”, che ebbe un grande successo di critica e buone vendite, ma non tantissime perché io ero una piccola etichetta, non una major. Mi dispiace perché Lucio Dalla e Renzo Arbore  ed altri erano suoi grandi estimatori , ma lui non volle prendere quel treno. Altri artisti sono i “Banda Beni” . Ci siamo rivisti due anni fa ed erano trent’anni che non ci incontravamo tutti insieme. Ci vedevamo singolarmente , ma tutti insieme no. Sono venuti qui nel mio ufficio ad opera del figlio di Mario Biggio. Mi disse se potevamo  riuscire a fare ancora qualcosa con questi “ragazzi” , e così abbiamo realizzato una “compilation” “compillescion”. Abbiamo scelto insieme dei brani e tra questi solo uno è stato registrato un’altra volta, un brano che era stato edito in sardo italiano e lo abbiamo rifatto in sardo e inglese. Poi, chissà forse da questa esperienza, ed erano  anni che tentavo di farli tornare sulle scene, mi hanno detto che avevano composto altre canzoni. Effettivamente sono molto belle, ma oggi i tempi sono cambiati. Loro sono una band molto schiva, non amano le interviste e le serate , preferiscono il lavoro in studio. 

Questo pudore e riservatezza che i sardi portano fino al midollo

Gli artisti che ho amato di più musicalmente purtroppo sono stati quelli più schivi e più “sardi” di tutti nell’ambito della riservatezza e testardaggine.

Ma c’è un Marcello Mazzella che si riflette in queste caratteristiche?

No, non mi rifletto in ciò, perché ho sempre ammirato la capacità di Piero Marras che, oltre ad essere un grande artista, ha una fluida comunicabilità con l’esterno e con il suo pubblico. Piero Marras ha frequentato gli ambienti romani della musica e si è aperto delle strade. Oppure i Tazenda, che facevano parte dei “ Sole Nero” e che conobbi a Caorle , vicino a Venezia, durante una manifestazione della RCA dove si ricercavano degli artisti. Io vi presenziai come produttore sardo e ricordo che rimasi affascinato da questi ragazzi di Sassari che furono scritturati dalla RCA, con la quale produssero un LP, con canzoni di Lucio Battisti. Poi in seguito si separarono e nacquero i Tazenda. Oggi fare il produttore discografico è molto difficile, però per stare al passo con i tempi abbiamo messo su YouTube “Succubeeh” il brano nuovo dei Banda Beni,registrato questa estate. Il brano parla della sudditanza delle pecore ad essere poi macellate e utilizzate per la lana e per il latte e che sono succubi della loro stessa vita.

Questa è filosofia

Mario Biggio scrive belle canzoni. È conosciuto per le sue canzoni allegre, il suo rock”cabaret”, ma ne ha composto altrettanto molto serie. È un artista di profonda spiritualità cattolica anche se è conosciuto più per i suoi brani spiritosi e gioiosi.

Eppure ci sono tanti artisti come Franco Battiato che hanno scritto brani allegri e brani metafisici

Si, ma i “Banda Beni” vengono ricordati più per la loro briosità e allegria.

Che cosa è oggi la musica?

Ciò che mi ha stupito è genere musicale, che non avrei mai pensato, come il “Rap”, che durasse da vent’anni.  Ciò mi sorprende.

È nato in un contesto americano in ambito di protesta

Si, ma ero convinto che durasse poco e che non si diffondesse su larga scala planetaria.

È un linguaggio espressivo musicale, ma non è musica

Io ricerco la musica. Molta ottima musica non giunge qui da noi e così io la ricerco. Purtroppo certe canzonacce ed una musica di consumo da spazzatura hanno più ampio respiro rispetto alla buona musica.

C’è tanta buona musica nel mondo perché ogni popolo ha una sua cultura musicale ed espressione musicale, però come tu sai il mercato richiede musica di consumo

Ti racconto un fatto particolare. Le mie nipotine, assistendo allo spettacolo di animazione nell’albergo dove io risiedo ad Arbatax in estate, si sono innamorate della musica dei Queen. Da quel momento i bambini di cinque e sei anni mi hanno richiesto la musica dei Queen utilizzata nello spettacolo. Quindi basta fare ascoltare la buona musica e le persone l’apprezzano.

Concordo con te. Bisogna farla ascoltare la buona musica

Infatti come mai bambini di cinque e sei anni diventano estimatori o apprezzano la musica dei Queen? Perché è buona musica e piace. Bisogna solo farla ascoltare.

Vi è perciò anche una educazione radiofonica al suono che dovrebbe avere una responsabilità a diffondere buona musica

Sono convinto che l’ascolto del buon rock and roll e la diffusione della buona musica porti a scegliere quella buona

Ti è balenata l’idea di rimetterti in gioco nel campo della discografia?

No, no. Solo se io avessi una struttura che mi permettesse di fare solo il produttore.

Cosa significa fare il produttore?

Produrre significa prendere un prodotto artistico e lavorare insieme con l’artista. Vedere il budget delle spese a proprio carico, sia di registrazione e altro perciò che concerne il lavoro in studio, mentre per la stampa e distribuzione viene affidato il prodotto finito ad altre imprese.

Oggi anche le grandi Major risentono della crisi

Si, oggi la crisi impera perché la musica la si scarica con facilità. Oggi l’artista guadagna dai concerti e non dalla vendita dei dischi.

Tu compri vinili, Cd o scarichi la musica?

Il cd che mi piace lo compro. Qualche volta scarico la musica che non trovo, come ad esempio musica di un tempo del quale non è più in produzione il vinile o il cd. La musica che non si può acquistare più nel mercato ma che trovi in rete. Ad esempio, in rete ho ritrovato la musica dei Blood Sweat &Tears , una band degli anni settanta che si era sciolta ed ho scoperto che il cantante David Clayton Thomas ancora oggi fa del rock jazz ad ottimo livello, e se non vado su internet nei negozi purtroppo non lo trovo.

Perciò la tecnologia aiuta?

Si. Aiuta e ho riscoperto il cantante che fa oggi della musica ottima. Dove lo trovi oggi nei negozi un cd di David Clayton Thomas?

Consideri la musica una tua amante, compagna o traditrice?

La musica per me è una compagna per tutta la vita. Da quando ho cominciato con mio fratello maggiore che mi ha insegnato ad ascoltare buona musica e che poi mi ha appassionato. Ho iniziato con Elvis Presley, Paul Anka, e poi, quando vidi un servizio sui Beatles in televisione, comprai il mio primo LP e si accese il mio amore per la musica.

Perciò il tuo primo LP è stato il primo LP dei Beatles?

Si. Il primo LP dei Beatles.

Lo possiedi ancora?

“Cavolo” se lo possiedo, non si tocca. Credo di avere nella mia discoteca personale circa duemila LP originali a partire da Elvis Presley fino all’ultimo Bruce Springsteen.

Li riascolti ogni tanto nel formato vinile?

Non più ormai. Troppo faticoso perché mi si è rotto il giradischi e li ascolto direttamente in Mp3.

L’ascolto è diverso dal vinile, quei suoni sono irripetibili … a volte anche con quei fruscii

È vero. Dovrei rimontare quelle casse che vedi lì sopra il mobile sono quelle della sala di registrazione della Strega. Sono in perfetto stato. Ma dove le metti a casa per la loro dimensione? Non c’è posto. (ridiamo)

Però Marcello un sogno c’è! Ne sono convinta e i sogni bisogna condividerli

A me piacerebbe molto fare questa produzione con i Banda Beni , però ripeto oggi non ci sono quei presupposti per attuarlo. Ed è difficile che possano uscire dalla Sardegna.

Non condivido questo tuo punto di vista perché un Andrea Parodi e una Maria Carta e una Elena Ledda sono riusciti ad affermarsi fuori dall’isola

Anche questo è vero. Però tornando al discorso anteriore bisogna intraprendere grandi sforzi ed impegni per allacciare relazioni con l’esterno per diffondere la propria musica. Ci vuole molta volontà e voglia per rimettersi in gioco a questa età. Inoltre riallacciare i rapporti con la stampa, le interviste, ecc. Ci vuole un grande impegno. Pensa che il mio amico Massimiliano Medda dei Lapola mi ha riferito che lui da ragazzino andava ad ascoltare i Banda Beni e tante volte mi chiamato per invitarli nel suo programma in televisione, ma loro non ci sono mai andati non per snobismo, ma perché sono molto schivi. Non vogliono apparire. Appartengono a questa corrente di pensiero. Le produzioni musicali richiedono oggi forti relazioni con i mezzi di comunicazione, lo richiede il mercato musicale.

Tu sei anche un grande amante della natura. Ultimamente questo pianeta sta soffrendo. Pensi che questa umanità riuscirà a prendere coscienza?

Io oggi lavoro nel turismo, ed è per questo che ho chiuso “La Strega” perché stavo trascurando il mio principale lavoro, de anche perché avendo subito il lutto del mio  socio Roberto Cardia era stato un momento molto delicato per me. Oggi la Sardegna in agosto è quasi improponibile. Spesso mi chiedono dove si può andare in agosto per ammirare e trascorrere quel periodo in spiaggia. Oggi sono troppo affollate e non le si possono apprezzare con tranquillità. Le spiagge vanno protette e salvaguardate. Un turismo di consumo sfrenato degrada la natura e i luoghi se non li si protegge e monitora si degradano selvaggiamente. La Sardegna va salvaguardata per le sue coste e spiagge. Ci vuole buon senso, educazione, rispetto e amore per la natura. Abbiamo bisogno di organizzare servizi adeguati in ogni spiaggia e buona educazione civile. Basta organizzare il lavoro e si offrono servizi e spiagge pulite e monitorate. Purtroppo mancano i servizi.

Qualche ricordo di Marcello Mazzella

Un evento che abbiamo organizzato per un amico, Gianni Serra, che ci ha lasciato lo scorso anno. Gianni Serra è stato chitarrista dei Salis. Gianni proveniva dal mio gruppo, perché io suonavo in un gruppo.

Quale il suo nome?

La band si chiamava “New Telisman”.

Che genere suonavate?

Rock and Roll naturalmente. (ridiamo) … purtroppo ci ha lasciato. Ricordo che iniziò a suonare con me quando aveva tredici anni . Lo andavo a prendere a casa e la mamma me lo affidava con tranquillità. Andavamo a suonare ad Arbatax al villaggio e poi lo riaccompagnavo a casa se non veniva a prenderlo il padre. Ricordo che anche il bassista tredicenne, Carlo Muntoni, suonava con noi, e questi due componenti più giovani ci hanno lasciato. Questi due ragazzi li porto con me nel cuore perché io a venti anni li consideravo non solo componenti della mia band ma miei fratellini minori. Ho organizzato dei concerti per ricordarli e l’anno scorso proprio per la dipartita di Gianni abbiamo organizzato un bellissimo concerto ad Arbatax ,c’era anche il gruppo di Antonio Salis. Fu molto emozionante perché ci dettero in uso il palco di Rocce Rosse Blues. Io non avevo mai suonato in un palcoscenico così grande. È stato molto bello.

Che strumento suoni?

Suonavo la batteria.

Il tuo batterista preferito?

C’è stato il tempo di Ringo Star , ma non si può dire che è stato un grandissimo batterista. Era l’amore dei Beatles che me lo faceva preferire. Oggi si ascoltano dei batteristi fantastici che possiedono una tecnica formidabile. Pensa che quando venne Eric Clapton in Sardegna, che ho conosciuto, andai a pranzo con il suo batterista, ma non avevo capito che stavo conversando con il grande Steve Gadd . Conversavo con lui pensando che fosse un tecnico o altro. Una persona molto semplice ed amabile.

Questa è la grandezza del Rock and Roll

Si. Artisti modesti nella loro grandezza. Eric Clapton un uomo tranquillo, semplice, gli andava bene tutto. Incredibile. Poi ho conosciuto Eric Burdon il cantante degli Animals che mi presentò Giacomo Serreli venti anni fa a Posada.

Perché quel nome alla tua band?

“Telis” era il nome del villaggio turistico e New l’aggiunta. (ridiamo). Siccome Telis è un nome strano …

Cosa significa?

Non lo so. Mia madre guardando una vecchia cartina della Sardegna vide che dove stavamo costruendo il villaggio c’era scritto “punta Telis”. Il nome in qualche modo lo trovò mamma.

Quali furono i batteristi della tua gioventù che ricordi con piacere?

Paolo Nonnis era un batterista che conobbi a Cagliari e che all’epoca suonava con Bruno Massidda. In seguito si trasferirono negli Stati uniti d’America. Avevano registrato un 45 giri, che si intitolava “Pira Camusina”, una canzone molto allegra della quale io sono solo l’editore, il disco fu stampato altrove. La canzone non aveva all’epoca i diritti protetti dalla SIAE e così proposi di depositarli. Io sono l’editore anche di Pira Camusina, ma non il produttore discografico. Stessa cosa avvenne per le canzoni di Benito Urgu che quando io conobbi per fare “Sexy Fonni” , mi accorsi che alcune canzoni di Benito e dei Barritas non erano ancora edite, come Whisky birra e Johnny  Cola e altre.  La Strega le mise in edizione perché loro avessero i diritti come autori ed io come editore. Erano libere e chiunque avrebbe potuto ad appropriarsene. Negli anni settanta queste vicende accadevano, dato che all’epoca era un po’ complicato iscriversi alla SIAE.

Perché?

Specialmente in Sardegna perché per essere iscritto alla SIAE i casi erano due: o scrivevi la musica e potevi fare l’esame a Cagliari, e la sua denominazione era “melodista trascrittore”, oppure con il tuo strumento andavi a Roma per essere esaminato da una commissione come “melodista non trascrittore”. Molti artisti, per l’impegno e le spese di recarsi lì, all’epoca, scrivevano canzoni ma non sostenevano l’esame nella capitale e non si iscrivevano alla SIAE. Spesso queste canzoni venivano così firmate da amici loro già iscritti. È successo anche per il primo 45 giri dei Banda Beni, perché uno dei fratelli Vespa non era iscritto ancora alla SIAE. Oggi iscriversi alla SIAE è molto più semplificato e facile. All’epoca accadevano troppi “minestroni”.

Un augurio per questa nostra terra sarda e per la nostra musica?

Impegno, serietà e più Rock and Roll .