Vincenzo Moretti (1947, Casale Monferrato) è stato docente in Istituti tecnici e Licei; da anni vive tra Sardegna e Piemonte.

 

Allievo di Giorgio Barberi Squarotti, esercita da decenni la sua scrittura tra produzioni di critica letteraria, narrativa e poesia, con numerose pubblicazioni su atti congressuali, riviste letterarie, miscellanee e in volume monografico.

Tra i suoi libri di versi ricordiamo Il troppo e il vano (1992), Il segno dello scorpione (2005)
e il più recente, Terre di salute. Poesie, edito nel 2016 dalla casa editrice Puntoacapo nella collana “Collezione Letteraria”, con prefazione di Emanuele Spano.

 

Proprio su questo testo si soffermano oggi i miei pensieri e le mie riflessioni. Un testo complesso nella sua sostanza, non nella sua composizione e articolazione, ché l’Autore ben sa usare e dosare parole e ritmo, lessico aderente e stile personalissimo e di alto valore civile e artistico. Una riflessione, quella di Vincenzo Moretti, che partendo dal personale si allarga alle condizioni patologiche insite, consustanziali, alla contemporaneità. Una disamina lucidissima della società, dal globale al singolo che di questa globalità e una particolare faccia.

Dal verso alla narrazione è, nel modo più naturale possibile, un solo passo: sono componimenti che ci raccontano parti di storie, parti di storia, la nostra, con un narrare asciutto, a tratti scabro, a volte caustico che scava le anime come un bisturi, esamina atteggiamenti e personaggi, li seziona, un poco spolpandoli, eliminando orpelli e sovrastrutture, per restituirceli nella possibilità di una maggior verità e sincerità dell’esistenza.

Facce, maschere, automi, incoscienza di uomini e donne mostrati con le armi dell’ironia e del sarcasmo, talora della più tagliente ed estremizzata parodia, per evidenziare e stigmatizzare quei vizi e quei difetti che, se messi a nudo, conosciuti e capiti, possono essere la chiave interpretativa dei mali che attanagliano la vita attuale e, forse, via per la salvazione.

I testi sono raggruppati in quattro sezioni: Privacy, AFeVA (Associazione Familiari e Vittime Amianto), Terra di salute e Primi poemetti.

 

Partendo dalla dimensione più intima e personale delle memorie familiari e del proprio vissuto, si rievocano figure fondamentali per la formazione e trasformazione dell’individuo: nonni, madre, padre, poi la moglie, poi figure che a distanza di tempo, si ritrovano per caso, come un’ex allieva e immagini da un sogno lontano e malato dell’infanzia che rimettono di fronte al proprio Io di ieri e alla dimensione e al valore della memoria. In questo lungo percorso pieno di azioni, cose, persone, situazioni e stati d’animo, l’Autore ha, frattanto, trovato la sua risposta all’eco del passato:

 

-Il tempo passa e ci lascia

cumuli di memorie e tanta cura

ma del passato ben poco mi curo

del presente contento di aver cura.

 

Poi la malattia degli altri. Di alcuni, di molti, di tutti. Dal corpo alla mente. Le illusioni di salute nei beveroni dietetici, nell’uso estremo della chirurgia plastica, nel tentativo di stordimento e rimozione della vita in paradisi artificiali, nella folle respirazione di arie d’azzurro amianto, nelle acque di un porto dove la vita consumata dall’inquinamento velenoso viene sepolta, sino all’estremo tentativo di resistenza delle pratoline urbane.

 

A chiudere la raccolta sono i testi, più articolati, di Primi poemetti con, in fondo, l’icasticità di quattro epigrammi.

E c’è spazio, ancora, per la compagna di sempre, l’amore di sempre: unico sempre, perché il resto passa, cambia, non importa. Per i veleni dell’anima e del corpo, per i sogni e le visioni immaginifiche, fortemente simboliche, in un certo senso escatologiche del Ninfale. Componimenti posti subito dopo la sezione che, a mio parere costituisce il nucleo vitale del libro e dove si trova, infatti, la lirica che ha dato titolo alla silloge, Terra di salute.

Se un luogo fisico si volesse individuare come terra di salute, forse lo si potrebbe intravedere in quella Sardegna, e più precisamente nella regione dell’Ogliastra, che l’Autore ha eletto come sua seconda casa, alla quale tesse versi testimoni di un amore nato tanti anni fa e mai sfiorito ma, anzi, rafforzato nel tempo:

Qui ballo tondo, qui canti a tenore,

tra le foglie splende l’oro delle arance,

un vento lieve spira nell’azzurro,

sempre verdi sono monti e ginepreti (…)

 

Terra di salute sembra voler segnare un taglio netto col passato: basta con gli stereotipi, con i dettati situazionali, basta con la ripetizione stanca di versi, detti e ridetti, come in una litania che li ha logorati e svuotati di senso e magia.

Dietro le curve che percorrono i versanti orientali di un’isola al centro del Mediterraneo, una nuova fiamma è già accesa nel cuore e brucia forte come quegli incendi che devastano materialmente bande di terra separate, solo un poco, da strisce tagliafuoco.

Duratura, potente, arcigna è la pietra di quest’isola e meravigliosa è Agugliastra, nelle movenze di versi di dantesca memoria, a descrivere la rocca di Perda Longa.

Una visione in parte volutamente enfatizzata, idealizzata, perché pur sempre bisogna trovare una strada per curare la propria malattia, sia del corpo o dello spirito, e qui bisogna stare bene e sentirla casa, accogliente, avvolgente. Ogni partenza è sostenuta da un “a presto!” perché conosciuta la via, questa è maestra, questa è medicina, questa è poesia.

 

Katia Debora Melis

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