Abbiamo incontrato Anna Laura, Diletta, Martina e Laura, facenti parte del movimento antispecismo. Abbiamo rivolto loro alcune domande per poter meglio capire l’importanza del loro impegno e pensiero e dedizione per il diritto degli esseri viventi a vivere nel rispetto e libertà in questo pianeta.

 

Cosa è l’antispecismo?

Anna Laura: L’antispecismo è una lotta a una discriminazione specista. Lo specismo è una discriminazione di specie basato su una concezione antropocentrica della vita, per cui l’uomo viene prima di tutti gli altri esseri viventi e senzienti considerandoli al disotto di una graduatoria rispetto alla propria. Noi siamo un gruppo antispecista che si oppone a questa discriminazione.

Andare contro lo specismo è perché questa visione è stata istituita dalla scienza?

È un’opposizione all’antropocentrismo le cui società sono improntate esclusivamente sull’uomo e non sulla libertà ed autodeterminazione  di tutti gli individui, che per noi dovrebbe essere un principio dove l’uomo non prevarica sugli altri imponendosi sulle vite altrui.

Quali sono i vostri principali obiettivi?

Noi siamo un gruppo di attivismo informativo, principalmente di informazione.

Diletta: Noi siamo un gruppo intersezionale. La nostra battaglia principale rimane quella legata agli animali, ma ci impegniamo anche in altro sempre in relazione ai diritti.

Perciò proponete dei Diritti per gli animali?

Si diritti per gli animali e per tutti gli esseri viventi.

Proporre dei Diritti per gli animali significa avere un’idea di una giurisprudenza per loro

Si certamente. Quello che noi affermiamo è che la nostra presa di posizione è di tipo politico perché parliamo di diritti che si traducono in leggi. Il percorso è arduo, ma questa condizione antropocentrica discrimina gli animali a seconda che essi siano di serie A o serie B. Perciò accade che cani e gatti hanno certi diritti e altri animali o non ne hanno o ne posseggono pochi.

Questa posizione vi porta a vivere uno stile di vita alimentare di un certo tipo?

Si perché essere antispecista ti porta ad essere non violento. Abbiamo scelto di essere non violenti e non accettiamo la violenza nei nostri piatti. Essere antispecista non è solo una scelta alimentare è un qualcosa di più profondo. Noi parliamo di una visione che può essere anche utopica, anche se l’obiettivo finale è molto lontano quello di pensare di vivere nel mondo insieme agli altri animali. Purtroppo l’antropocentrismo porta a pensare che gli animali siano qui nel pianeta per l’uomo ad uso e consumo. L’umanità è su questa terra come lo sono anche gli altri animali e tutti dobbiamo avere diritto.

La scienza e quello che ci insegnano a  scuola hanno contribuito a creare una gerarchia?

Si e No. Io studio l’approccio cognitivo zoo antropologico, dove la zoo antropologia è quella disciplina che studia la relazione tra l’essere umano e le altre specie. In particolare mi dedico allo studio relazione-uomo – cane , e questi studi scientifici ci hanno permesso di capire meglio il cane dal punto di vista etologico, com’è nato tale rapporto, la sua evoluzione nel tempo, e cosa è diventato oggi, posto che attualmente, principalmente, di parla di Pet.  La scienza non è mai statica, è sempre in continua evoluzione. Noi come gruppo antispecista nelle nostre divulgazioni basiamo le  informazioni su dati scientifici. Recentemente infatti in un nostro incontro con Fridays for Future abbiamo parlato della relazione che si stabilisce tra il consumo di carne e il cambiamento climatico. Inoltre, ai bambini insegniamo le fiabe con gli animali, gli regaliamo gli album delle figurine con gli animali, i pupazzi di animali, ma gli neghiamo la verità su determinate tematiche.

In quanti siete nel gruppo?

Siamo in dodici e siamo in contatto anche con altre organizzazioni come “Essere Animali”, “Animal Equality” e “Lav” con quest’ultima collaboriamo anche a Cagliari. Abbiamo avuto anche una collaborazione con Ali Tabrizi, il regista di “Seaspiracy”,  un documentario in visione su Netflix.

Nel mondo le “Cirque du Soleil”, uno dei circhi più famosi al mondo ha impostato la sua etica di non utilizzare animali nel circo. Pensate che riusciremmo a giungere a ciò anche in Italia e in Europa?

Speriamo perché è una questione prima di tutto culturale.

In Catalogna oggi è proibito fare corride, il movimento antitaurino ha raggiunto grandi risultati. Da un atto culturale si è giunti ad un atto politico. Secondo voi è insito nell’uomo il gareggiare sempre con gli animali?

Noi non andiamo a scavare su ciò che è insito nell’animo umano, ma ci basiamo principalmente sul principio che ogni individuo ha diritto a libertà ed autodeterminazione, che sia umano oppresso e animale non umano oppresso e pertanto anche un gioco o un tipo di intrattenimento che non prevede l’uccisione dell’animale è comunque il sfruttamento e negazione dei diritti di base di un individuo , in questo caso non umano.

C’è un vostro sogno?

Certamente un mondo antispecista e che gli animali non vengano più sfruttati. La chiarezza sull’antispecismo come movimento perché non si pensi che siamo solo degli amanti degli animali, ma che tra l’essere zoofilo e antispecista vi è una differenza. Antispecista è riconoscere l’altro nella sua soggettività, averne una coscienza e rispetto.

 

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