Radio Alter on the Road Communications ha conversato con il grande artista sardo Gavino Murgia. Musicista apprezzato in tutto il mondo per la sua versatilità e profonda comunicazione artistica, attraverso le sue produzioni con i suoi molteplici linguaggi musicali, dimostra ancora oggi di essere ambasciatore della nostra migliore tradizione sarda e jazzistica.

 

La grande Mercedes Sosa cantava “Todo cambia”. Cosa è cambiato in questo periodo  abbastanza cruciale per tutta l’umanità e per voi artisti nella tua sfera artistica ed esistenzialistica?

Non è stato un periodo semplice , ma per nessuno  e né per chi suona o chi di si occupa di cose che hanno a che fare con la creatività. È stato un periodo difficile per tutti. Forse un poco di più per chi suona o dipinge o scrive è stato più duro perché siamo una categoria tra quelle che ha sofferto di più con le chiusure e perciò con meno possibilità di esibirci. Da questo punto di vista abbiamo rischiato tutti di entrare in una profonda depressione, io compreso. Però per fortuna questa “peste” pare sia svanendo.

Eppure ci sono tanti che dicono che l’arte avrebbe salvato il mondo, mentre invece …

In assoluto si. Salva il mondo e salva le vite e salva l’umanità secondo il mio parere. Però il fatto che avessimo tutte quelle limitazioni  sicuramente hanno fatto soffrire tanto.

Come è nato il progetto con Fabio Giachino e Patrice Heral portato a Jazz in Sardegna 2021 con queste voci stupende che ci hanno accompagnato a volte verso una sacralità quasi di un canto gregoriano?

Il brano al quale stai facendo riferimento è “Migrants”  con il quale volevamo rievocare tutti i flussi umani che convergono anche in Sardegna, dove si parte o si scappa da terre ostile cercando altrove un mondo migliore. Con quelle voci volevamo rappresentare voci di speranza.

Cosa rappresenta per te il fatto di ritornare alle origini e la tua ricerca continua nell’ambito della cultura sarda? Cosa sono le origini?

Le origini sono il fattore più importante per quanto mi riguarda. Da musicista non posso prescindere da ciò che ho ascoltato sin da bambino in Sardegna. Sono fortemente imbevuto di quel tipo di cultura.

Tu hai condotto anche un lavoro etnomusicologico importantissimo

Importantissimo spero perché non lo so se verrà apprezzato. Mi sono interessato di musica  tradizionale a trecento sessanta gradi.

C’è un sogno di Gavino Murgia?

Continuare questa vita fino a cent’anni.

Allora a kent’annos!

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