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Prediligevo le immersioni sui relitti moderni, sono anche stato istruttore di specialità per le immersioni sui relitti, ma poi…. quando il destino si accanisce l’uomo soccombe! Personalmente ritengo i relitti quasi permeati da un’alone di sventura. E’come se un energia negativa avesse li la sua sorgente generatrice e che quando il livello raggiunto supera i limite di guardia, questa si manifestasse nel peggiore dei modi: La Sfiga!

Attenzione, non è che portino male di per se, è solo che quando ti prendono di mira non c’è pianificazione che regga. Hai voglia di prevenire, organizzarti o dotarti delle piu sofisticate apparecchiature, la legge di Murphy parla chiarissimo: “Se qualche cosa puo andare storto, generalmente questo avviene nel momento meno opportuno”. Io e Buzzico, spesso, eravamo adusi fronteggiare situazioni impegnative da questo punto di vista (per onestà devo dire che in diverse cicostanze ci mettevamo anche del nostro, ma che vuoi….eravamo ragazzi!)


Il KT12 dal 10 giugno 1943 giace a -34 metri al traverso di Orosei. Era una nave da trasporto della Marina Tedesca. Lunga 68 metri, dotata di due eliche e armata con due cannoni e cinque mitragliatrici, venne costruita a Livorno.  Trasportava mezzi e carburante verso l’Africa settentrionale ed era il suo primo viaggio (e già questo la dice lunga!). Venne avvistata dal Safari, sommergibile di classe S della Royal Navy al comando del Tenente Lakin. Bersagliata con tre siluri venne spezzata in due e si adagio sul fondo in meno di un’ora. La prua, staccatasi nell’esplosione, giace a circa ¼ di miglio in direzione SSW. Il Kt rappresenta a tutt’oggi uno dei relitti moderni di maggior interesse dell’intera Sardegna. Durante la stagione turistica è meta d’immersione di almeno una cinquantina di subacquei al giorno e nessuno dei subacquei che personalmente ci ho guidato in immersione ha mai visto disattese le sue aspettative da questa immersione, eccezione fatta per i tredici dei quali vi voglio raccontare oggi.


 Devo ammettere che inizialmente eravamo, io e Buzzico, molto selettivi nell’offrire questa immersione. Si trattava degli anni 90 eravamo relativamente esperti, non disponevamo di mezzi nautici adeguati, anche se questo non sembrava mai essere stato un limite e ogni volta temevamo di non riuscire a trovarlo. A tal proposito vi faccio notare che negli anni 90 il GPS era per molti ma non per tutti e noi manco avevamo l’ecoscandaglio!! La tecnica per il ritrovamento del relitto era ispirata alla migliore arte marinaresca:” le mire a terra”.

 

Eravamo stati istruiti da Marco, quel grande uomo di mare che da quando ci ha lasciati mi piace immaginarlo sempre immerso in acque serene e cristalline in qualunque mare si trovi adesso. Portavamo con noi le fotografie dei punti notevoli anche se poi non le consultavamo. Erano diventate un feticcio antisfiga, uno di quei cimeli dei quali non puoi fare a meno, soprattutto dal punto di vista psicologico. Ho perso di vista quelle fotografie ma credo che Buzzico le conservi ancora, sicuramente chiuse in uno scrigno segreto ed esibite solo a pochi intimi adepti. 


Avevamo rimandato troppo a lungo l’immersione sul KT, i subacquei piu accaniti gli avevamo tenuti a bada con qualche immersione sul “Pontone”, relitto che giace a mezza via tra l’Isolotto e l’imboccatura del porto di Arbatax, esattamente sulla rotta di approccio dei traghetti della Tirrenia….ma questa è un’altra storia! Rimandando non avevamo fatto altro che peggiorare la nostra già precaria situazione, l’aspettativa era cresciuta esattamente come il numero dei subacquei e alla fine avevamo dovuto cedere. Organizzammo l’immersione al KT.

Avevamo a disposizione due gozzi della lunghezza di 7 e 9 mt, motorizzati entrobordo, senza radio e senza tendalini. Caricammo cinque subacquei su uno e sette sull’altro, bombole in abbondanza (meglio caricarne il doppio piuttosto che verificarne l’effettiva carica con il manomentro a brida, eravamo fatti cosi..) e con una velocità di crociera di massimo 7 Kn partimmo prima dell’alba. Ci separavano 27 miglia dal relitto, a patto di navigare seguendo attentamente la bussola perché rotte “a pisciadura e boi” (nda: si riferisce ad una rotta oscillante esattamente come la traccia lasciata dalla minzione dei bovini sul caldo asfalto d’estate)  si potevano aggiungere diverse miglia!!


All’andata eravamo tutti molto giocosi e navigando affiancati ci soprpendevamo a vicenda con improvvisi gavettoni. Con un’occhio alla bussola, solo Buzzico perche solamente il Poseidon che governava lui ne era dotato (altro che GPS, navigavamo come gli antichi nuragici) chiaccheravamo, come sempre facevamo con i nostri clienti, e raccontavamo la storia dell’affondamento del KT12. Avvistamenti di delfini al largo di Cala Gonone ci rendevano meno noiosa la navigazione anche se le deviazioni dalla rotta aggiungevano miglia e minuti, motivo per il quale spesso quando li avvistavamo distraevamo i clienti con la storia della visibilità della vecchia linea di costa per non farglieli scorgere e non essere quindi costretti a virare per osservarli da vicino.  Con tutte quello che accadde in seguito, concorderete con me, che la noia sarebbe stato per noi l’ultimo dei problemi quel giorno…..seguirà tutto nel prossimo post!

 

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