Abbiamo incontrato i Tazenda al Parco Parodi per il nuovo progetto che hanno presentato nel corrente mese in diverse parti dell’isola. Abbiamo conferito su questo nuovo percorso che fa una delle band dell’isola non solo la più amata dai nostri conterranei, ma anche la più lungimirante verso nuove direzioni e nuove strade artistiche e tecnologiche. Ringraziamo Luca Parodi e i Tazenda per la loro gentilissima disponibilità.

Come nasce questo progetto Silent Concert?

Gino Marielli: L’idea, per quanto riguarda noi Tazenda, noi abbiamo già sentito parlare di “Silent Concert”, ma non sapevamo bene come funzionava, e l’idea è di Luca, Luca Parodi, figlio di Andrea nostro manager. Luca ha avuto questa idea perché ci è capitata  perché ci è capitata la possibilità di suonare alle Grotte di Nettuno. Dentro una grotta non è che si possano portare gli strumenti. È nata. Ci è piaciuta è piaciuta alla gente quindi cerchiamo degli altri spazi da utilizzare per questa formula così innovativa per noi.

Bob Dylan vieta il cellulare ai suoi concerti  per portare il pubblico ad una maggiore attenzione dell’ascolto. Pensate che queste formule indirizzino il pubblico ad ascoltare la musica invece di fotografarla?

Gigi Camedda: io credo una cosa che nei concerti rock non so quanto il “silent” sia appropriato. Però bisogna iniziare a fare le cose. Può essere che in un futuro, per salvaguardare l’ambiente a 360°, può essere la via del futuro che i ragazzi delle nuove generazioni si abituino talmente tanto, che già lo stanno facendo con gli auricolari, magari perché no vanno a vedere un concerto dei Led Zeppelin, che sono l’emblema del rock, magari riescono a divertirsi ugualmente con gli auricolari senza pensare che anticamente le loro generazioni precedenti ascoltavano i concerti con trecento mila watt. Può essere che sia una strada per il futuro.

La musica è nata con una certa sacralità, perciò anche l’uso della voce. Nascere trasmettere con la voce la vocalità con i Tazenda che sono la storia della musica sarda in questo progetto come lo vivi?

Nicola Nite: Sono già undici anni che stiamo insieme e questa è la formazione più longeva della storia del gruppo e quindi di conseguenza, visto il tempo che è trascorso, sicuramente i risultati sono positivi, sia che personali artistici e professionali. Noi abbiamo un rapporto incredibilmente sereno, positivo e propositivo. Certo non mancano i dibattiti, ma parliamo sempre di aspetti artistici del nostro lavoro dove ognuno ha le proprie opinioni. Il fatto di cantare il repertorio dei Tazenda, essendo per la stragrande maggioranza un repertorio piuttosto storico, ci siamo affidati tutti e tre insieme perché bene o male noi tre facciamo più o meno lo stesso mestiere. Siamo tutti e tre cantanti. Tutti e tre musicisti e abbiamo tutti e tre la faccia dei Tazenda. Quindi siamo un tutt’uno.

Tre il numero perfetto.

Esattamente. Per adesso ci sta portando gran fortuna. Ce ne stiamo prendendo cura. Cantiamo per quello che è la natura del frontman e di conseguenza il trio ha avuto un’enorme evoluzione proprio rispetto a questo. Incredibilmente positivo perché la risposta della gente è veramente tanta e non ce l’aspettavamo. Anno dopo anno è sempre meglio e i risultati sono sempre eccellenti.

Una domanda a Gino Marielli che compone delle musiche eccezionali: ti senti la responsabilità ché hai rivoluzionato la storia della musica in Sardegna con le tue canzoni, le tue scritture musicali e testuali, che hanno portato a prendere coscienza anche di determinate problematiche che non venivano cantate.

Gino Marielli: Io , non lo faccio per modestia, come dice Gigi, sono uno da squadra. Non mi accollo tutti i meriti. Molti dei temi erano temi trattati insieme parlandone in auto o letti sui giornali, quindi è un lavoro di squadra soprattutto per quanto riguarda le nostre ideologie.

Siete sempre stati molto sensibili a tantissime tematiche voi Tazenda.

Si essere sardi e musicisti è quasi impossibile non parlare di qualcosa che succede di negativo o di positivo. Per quanto riguarda il discorso dello scrivere il fattore positivo è che c’è sempre una generazione che ci lascia qualcosa. Noi abbiamo volto lo sguardo a quelli che c’erano prima di noi. I Bertas, Piero Marras. Noi speriamo di lasciare in eredità a qualche giovane talentuoso. Come succede nella musica mondiale. Lasci e qualcuno lo prende e lo sviluppa.

Un’ultima domanda un po’ ironica. Ognuno è la cultura e la lingua che parla. Se noi dovessimo incontrare delle entità extraterrestri di un altro pianeta i Tazenda con quale lingua e con quale tipo di gestualità o frequenza comunicherebbero?

Gino Marielli: proprio in questi giorni noi abbiamo parliamo di una canzone che cantiamo in gallurese, che è una lingua minore in Sardegna, e il concetto che esprimiamo è che ogni piccolo dialetto, una piccola lingua vale quanto quella più grande. Il dialetto che c’è nel più piccolo paesino in Sardegna vale quanto l’inglese. Certo quest’ultimo ha un’implicazione diversa solo per un fatto economico o motivo di potere o di guerra e di denominazione, perché chi vince la guerra quella lingua si parlerà. Con i marziani e gli extraterrestri noi cantiamo. Possiamo vocalizzare soltanto. Si capisce dal sorriso di Nicola che veniamo in pace e la lingua nostra è quella.

C’è un sogno dei Tazenda?

Gigi Camedda: vogliamo andare un’altra volta al festival di Sanremo che noi siamo bravi a fare un salto, a colpire, fare un KO,  poi scappiamo, e stare quattro e cinque sei anni in silenzio.  

  

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