Babbo e Piccione

LA VITA DE “SU CUADDERI” E DELLA SUA FAMIGLIA


Tutto ha inizio per caso, prima come ora, la crisi mordeva la gente, “da artisti comuni occupati”, ci si ritrovava in tempi troppo brevi, “fuori e in disparte”, si dovevan rimboccare le maniche in modi lesti e senza troppi pensieri, diventare ingegneri di se stessi per una nuova arte, nella quale, la partenza era in assenza della compagna :“di parte”.. Ma nulla ci frena a Noi Sardi, quando abbiamo bisogno di far arrivare, il pane ai nostri figli…
Ebbene, Virgilio, primo nome, (e anche il più comune con cui viene chiamato tutt’ora, seppur in possesso di tre registrati all’anagrafe), si ritrova nel 1985, a 40 anni suonati, un uomo alto e forzuto, testardo all’inverosimile, (caratteristica tipica dei Sardi in generale); convinto e sapiente quasi sempre del sue azioni, parte all’inizio di una nuova non prevedibile arte lavorativa. D'altronde il futuro e incerto un po’ per tutti, stà nella tenacia, nella testardaggine dell’individuo a veder se si è “fumo o arrosto”, d'altronde se non si fosse così, ognuno nella vita, riuscirebbe a concludere bene poco, rimarrebbe solo “spettatore della sua vita” e non un “servo attivo”!
Sin’ora il muratore è stata la sua arte, le sue mani sono già solcate dal tempo per colpa della calce , dal freddo polare che conviveva con lui in ogni suo tempo, passato e presente, come è normale e naturale per certi versi che sia così, siam tutti umani fatti di carne e ossa. Cerca a denti serrati di farsi coraggio e di riuscire finalmente nel suo obbiettivo : Non esser più usato come un “fazzoletto per la stagionale influenza”.., dopo varie dipartite, una di esse avvenuta all’estero in Germania, la terra dei sogni per tanti, infranti, rescissi,e o ancora saldati con una solida casa alla base delle fredde e solide montagne tedesche; si pone l’obbiettivo di stare qui in terra Sarda.
In codesta terra il lavoratore è oggetto di scambio, di uso “analgesico” come una pastiglia per il mal di testa, hai il dolore, prendi il medicinale, stai bene, e poi, “puff”, il dolore sano del lavoro, non pervade più le tue ossa.
La sera ci si incontrava nel solito rinominato piccolo bar del paese, conosciuto appositamente perché, da lì partiva ogni direttiva, ogni chiacchiera, ogni cosa importante da sapere, era sempre affollato di gente, lavoratori in cerca, o di quelli già “adagiati” nell’età della pensione, bevitori a credito, o per via di vincite su scommesse, o anche disoccupati quelli che, stavano sull’uscio sperando, aspettando di entrare in una “comitiva” per bere una birra in più, e spezzare così le ore nel tempo interminabile della loro lunga serata.
Virgilio si ritrova tra quelli che, cercano un qualsiasi lavoro, disposto a ribellarsi autonomamente e pacificamente, a ogni sopruso ricevuto, cercando la possibilità di potersi creare un Arte tutta sua, un modo per essere padrone di se stesso …
Nella sala tra fumi d’alcool, e sigarette che, s’incendiavano rapide in sequenza, l’uomo “ormai fatto” rimane sobrio, e ascolta, cerca, attende.. Quando dopo circa un ora il suo compare di “Conferma” lo vede e gli dice “Sàludi Virgiliu” che fai?
E Lui, nulla di che, bevo una birra con amici, unisciti a noi Giuseppe!
Ok!
Il compare, già sapeva, la sua frescamara storia, e anticipa “alla lontana” : Senti Augusto, come sai, per via del lavoro che faccio, ho a che fare con animali in genere, che ne dici, ti andrebbe di provare a prendere un cavallo, e metterti per conto proprio diventando tu il “capo di te stesso”, proponendoti come “Aratore delle terre con il cavallo”?
E’ un consiglio spassionato che ti voglio dare ancor più del fatto che corriamo in tempi dove si viene “usati e gettati” in un angolo troppo presto, insomma, vorresti imparare a fare “SU CUADDERI”? : Ma non saprei da che parte iniziare, sono un agricoltore, ho avuto mansioni da pastore, badavo alle mucche, ma mai a contatto con un cavallo, ancor più lavorare la terra insieme a lui! Il compare: ti indico io dove poter trovare un cavallo che vada bene per te, che in questo caso rimane un principiante in materia!
Tu non preoccuparti..
E da li, la sua vita iniziò a cambiare… Il compare portò Augusto alla ricerca di un cavallo veterano nell’aratura delle vigne, uliveti e campi, i quali già le colture son poste in terreni scoscesi, impervi, ancor più si doveva trovar un Animale al quale non serviva “l’esser comandato a bacchetta”! in modo che nessuno partisse in precoci male decisioni sull’avvenir proprio. Lo trovarono in un paese vicino, distante circa una decina di kilometri, andarono insieme a casa del proprietario, Giuseppe parlò per primo,a seguire le parole inesperte ma chiare di Virgilio,nonostante la sua prima esperienza, insieme senza timori alcuni fecero le varie verifiche di controllo sul quadrupede tranquillo e dall’animo pacato , si fece “toccar in ogni modo” senza indugi e ho atti di vivaci e bizzarri spiriti equini; poco dopo contrattarono il prezzo, e alla fine così, si riuscì a convincere l’interessato all’acquisto!
Da qui inizio la dura scalata alla porta della conoscenza, come aiutanti aveva una moglie e un figlio che lo seguivano in tutto e per tutto ciò che c’era da fare, il cavallo era docile, addestrato ormai da tempo a saper come muoversi sui filari dei ceppi della vite predisposti in ogni luogo d’Ogliastra, che potevan esser posti nelle culture pianeggianti di Barisardo o Tortolì, che quelle scoscese e assai impervie come Lanusei o Gairo. La mattina la sveglia era ancor prima di quella del gallo, unici compagni, la vita quotidiana dei colleghi pastori, perché prima che l’alba bussasse alle porte del giorno, si doveva essere sul posto di lavoro, in modo da pensar a tutti i bisogni del animale stesso, in modo da avere tutto il tempo necessario perché si partisse in regola con il corpo di entrambi in forma fisica appagata dalle entrambi “pasti mattutini”.
Essendo agl’inizi, ai vari punti di lavoro si arrivava a piedi con il cavallo preso attraverso una corda come se fosse un cagnolino al guinzaglio, esso portava sulla sua schiena tutte le attrezzature varie, aratri, finimenti e il pranzo dell’aratore e del operaio a quattro piedi, una vita dura, molto più del normale, ma nulla ormai smuoveva la testa del padre di famiglia, ormai intento a perseguire la vita de “SU CUADDERI”.
La parola buona circolava lesta, unico caso in cui, il pettegolezzo maligno godeva e correva in inferiore velocità!, le voci arrivavano ai vari proprietari terrieri, come sempre riuniti al bar, o al calor del sole seduti nelle panchine poste nel piazzale della chiesa, il lavoro cresce e continua, cresce al punto di arrivar a lavorare sin a 15 km di distanza dal paese, e siccome, andavan fatti a piedi, le distanze iniziavano a farsi sentire nel tempo, decise di non tornare quotidianamente a casa, e cercar o ricoveri di fortuna sia per lui che per il suo compagno di lavoro, oppure si doveva arrangiare a riposare e dormire all’hotel della luna.
Ormai coi giorni, mesi che passano assieme, son diventati Amici inseparabili per vari motivi, l’uno perché riceveva col suo operato, i soldi per ottemperare ai fabbisogni della propria famiglia, cercando con tutte le forze presenti, di poter mettere qualcosa anche da parte per il futuro che l’esperienza gli posto contro, il poter esser incerto e meschino con tutti e su tutti i fronti; l’altro perché ogni sera riceveva premurose attenzioni sulla cura della suo aspetto, salute, in aggiunta alla suo dovuto pasto, il rapporto era diventato più, e meglio di come può capitare con un collega umano, al punto che a volte, s’udivano parole di conforto reciproco, carezze date in via vocale che in quella tangibile, accarezzando la testa, e una pacca sulla spalla in segno di devota estrema gratitudine reciproca, ognuno a suo modo stringeva la mano.
Le stagioni passano l’una fianco all’altra in rapida successione, Augusto diventa sempre più pratico nella mansione, e il suo Amico dalle possenti spalle, iniziava a diventar vecchio al punto di non riuscire a sopportare più il duro lavoro nei campi, la decisione da prendere era solo una, col il cuore letteralmente a terra, si dovette separare dal suo fedele compagno d’Arte, e portarlo al suo amaro destino.. (Ora come ora ,mentre trascrivo questa storia di vita, la lacrima cala a me, come a chi, di me è figlio e moglie… ). Il cuore è punto dalla spina della separazione, lo spirito s’aggrappa alle forze rimaste, per far sì che il lavoro continui ad esistere per il bene di tutti.
Le future ricerche di un nuovo cavallo, non diedero risposte celeri, anzi, ciò che si presentò ogni volta, ad un nuovo acquisto, era di tutta opposta realtà, dai finimenti dagl’accesi colori e dalle qualità delle pelli assai troppo lussuose, inopportune e non consone per la morfologia dei terreni e dei Aratori d’Ogliastra, con anche, diverse domature, opposte, contrapposte indole caratteriali, rimanevano adatte solo le parti degli attrezzi metallici, ovvero i due tipi d’aratro, il cosi detto Voltaorecchio, usato per arature di uliveti e
campi in genere, e quella dell’Orecchiofisso, appositamente usato per l’aratura delle vigne nei mesi invernali inizio primaverili; le cose progredirono a tal punto d’arrivare sempre, dopo poco tempo, a dover cambiare l’animale in questione, ben varie volte in un solo anno, questo amaramente si ripercuoteva sia sulle finanze, e ancor prima sullo spirito alto e fiero che andava a scendere. Da qui, indirettamente e non, venne in aiuto la sua famiglia….

 

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