Bastano sguardi intensi associati a spontanei sorrisi per trovare l’intesa perfetta. Quasi che quel ponte immaginario tra la Sardegna e il Senegal si costruisse con un fluido passaggio di idee tra menti aperte, interessate a favorire la diffusione di concetti semplici ma esemplari che esaltino valori imprescindibili come libertà, empatia ed inclusività, senza mai tralasciare l’apertura totale nei confronti soprattutto dei bambini-scolari con difficoltà motorie e cognitive.

Se il Progetto Sardinia-Dakar ha un seguito è perché il primo viaggio invernale (pochi giorni a cavallo tra gennaio e febbraio 2023) intrapreso dallo psicologo Manolo Cattari e dal project manager esperto di progettazione europea e cooperazione internazionale Giuseppe Salis ha aperto tante finestrelle, molto spesso con l’aiuto del caso, illuminando ancor di più i tanti corridoi che condurranno verso programmazioni sempre più stabili. Nella fattispecie si vuole consolidare un rapporto e renderlo duraturo tra culture differenti, partendo dall’impatto che l’acqua e gli sport ad essa legati hanno sulle popolazioni interessate, specialmente quelle in età giovanile. Il mare visto come fonte di vita e speranza, da prendere nel verso giusto dopo un’educazione precisa e mirata.

Si prepara il ritorno in Senegal con da sx Giuseppe Salis, Manolo Cattari, Loredana Barra, Mattia Uldunk

E non a caso la seconda missione nello stato dell’Africa Occidentale avrà come protagoniste quattro persone: a Cattari e Salis si aggiungono Loredana Barra, maestra elementare nonché presidente della UISP Sassari e il documentarista Mattia Uldunk che racconterà a modo suo le nuove avventure che si accavalleranno nella lunga settimana di permanenza. In questi giorni i protagonisti modellano il viaggio traendo ispirazione da ciò che Manolo e Giuseppe hanno raccontato della precedente spedizione, mettendo in comunicazione giovani discenti sardi e senegalesi.

I quattro mori in Senegal

“Le sensazioni a caldo sono state bellissime – dice lo psicologo dello sport originario di Sennori – perché sul suolo senegalese abbiamo incontrato tanta accoglienza, disponibilità, entusiasmo. Ciò che mi ha colpito è il modo di vivere il tempo e lo spazio completamente diverso dal nostro. E appena ho rimesso piede in Italia ho pensato che la partnership doveva essere consolidata per favorirne il ritorno”.

COSA ACCADDE NELLA PRIMA VISITA IN SENEGAL

Se ritorno sarà, il merito va al Progetto AlbatroSS di cui Cattari è il presidente e che ha a cuore la salute, i progressi natatori e interpersonali dei suoi tesserati grazie ad un’attività incessante tesa a riservare momenti intensi e conviviali. Ma un apporto fondamentale al Progetto Sardinia-Dakar lo sta dando la Fondazione di Sardegna e l’Aquatic Team Freedom presieduto da Silvia Fioravanti.

Manolo Cattari durante un gioco collettivo

Nella loro prima uscita africana i due visitatori furono ricevuti alla scuola del villaggio di Keur Thième Saware vicino a Thies e poi al Mandela Ranch di Rao. A Dakar conobbero il Presidente allo sport e alla gioventù del Comune di Ngor e il nuotatore olimpionico Malick Fall, una vedette nell’intero continente africano grazie ai suoi numerosi record. L’affinità di intenti con lui è stata immediata: “Malick ha a cuore lo sviluppo dello sport che può essere un’ancora di salvataggio per tante persone – dice Manolo – ma quello che mi incute molto ottimismo è che con lui lavoreremo sulla formazione degli assistenti bagnanti per sviluppare la sicurezza sulle spiagge. In Senegal c’è una ancestrale avversione verso il mare che i grandi trasmettono ai loro figli, difficile da scardinare”.

Incontri ravvicinati densi di prospettive

Centinaia di bambini hanno giocato con loro e assimilato nei dettagli i colori e i significati della bandiera dei quattro mori. Ma nel loro rapido tour il tandem del nord Sardegna approfondì le complesse conoscenze sullo sviluppo di pastorizia ed agricoltura e la connessa gestione dell’acqua, necessaria per una degna sopravvivenza.

“La cosa più interessante di un viaggio – spiega Cattari – oltre alle emozioni provate che ti porterai dentro per tutta la vita, è costituita dai racconti delle persone che incontri”.

Ma per intrecciare e affinare sinergie stabili occorre rapportarsi anche con le istituzioni vicine al mood del Progetto Albatross. E cosa c’è stato di meglio se non avviare un confronto con il Presidente delle Federazione Senegalese di Nuoto Magate Fatim o con il direttore tecnico della Nazionale di nuoto Thierno Diouf o i vertici di Olympafrica, una ONG strettamente legata al Comitato Olimpico Internazionale che si occupa di inclusione attraverso lo sport.

Manolo e Giuseppe giocano con un bimbo di di Keur Thième Saware

Nell’ultimo giorno della loro permanenza, Cattari e Salis scambiarono due chiacchiere con il console dell’ambasciata Italiana Alessia Quartetti, guarda caso ex giocatrice di pallanuoto, sensibile quindi alle tematiche legate sia al contrasto degli annegamenti, sia all’inclusione. Sviscerate anche con la Responsabile dell’Agenzia Italiana per la Cooperazione allo Sviluppo Maura Pazzi.

Al rientro in Italia si è fatto tesoro dell’enorme bagaglio immateriale trasportato e tra poche settimane sarà di nuovo partenza a Dakar.

L’esperienza a Rao

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