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Suggestioni: Sangue innocente


Non ho mai giurato formalmente fedeltà all’Italia e alle sue leggi se non
quando, nell’agosto 1980, fui eletto sindaco e dovetti adempiere a quest’obbligo
di fronte al prefetto di Nuoro.
Era una cerimonia inutile, perché io sono un italiano consapevole della bellezza
e dei limiti del proprio Paese e ho una coltura basata sul rispetto della
Costituzione, che non e’ la migliore del mondo, ma mi fa sentire sicuro e
protetto da una serie di principi e di regole di alto profilo morale e civico.
I Padri costituenti uscivano dal Fascismo e quindi scrissero alcune regole oggi
discutibili e forse da cambiare: il bicameralismo perfetto, la totale
indipendenza dei parlamentari dai partiti di provenienza, l’ordine giudiziario
che non distingue pubblica accusa e giudici.
Eppure, questa Carta mi e’ cara, so che senza di essa saremmo diversi e forse
peggiori.
Perché sono le regole che fanno i popoli, le regole che discendono dalla propria
storia, dall’insieme di episodi e di scelte che nei secoli hanno formato il
terreno fertile su cui si sviluppa una civiltà. E quando queste regole sono
mortificate e offese, sentiamo che vendono tradite le ragioni su cui fondiamo la
nostre vite e la nostra identità comunitaria.


 

Per questo, nel 1967, vissi come un oltraggio il colpo di stato dei colonnelli
greci nella Patria della prima democrazia. Immaginai Pallade Athena sul
Partenone volgere il viso per non vedere quello scempio, e respirare di sollievo
quando, sette anni dopo, si ristabilì la libertà.
Per questo ieri ho vissuto incredulo la strage di Parigi, nella Francia che amo
perché le dobbiamo le pagine più profonde dell’Illuminismo, la rivoluzione che
nel 1789 porto’ alla caduta della Bastiglia e della monarchia medievale, alla
carta dei Diritti dell’uomo e del cittadino, l’esaltante stagione
dell’Impressionismo, la decisa resistenza contro il nazismo, la folgorante
ascesa di una classe dirigente seria e democratica supportata dalla migliore
burocrazia al mondo…i grand commis dello Stato, servitori fedeli della
comunità.
Certo, la Francia commise anche molti errori…terribile i massacri che
accompagnarono la lotta per l’indipendenza dell’Algeria…ma il suo retaggio di
valori ne salva la civiltà.
Conosco abbastanza la Francia per esserci stato decine di volte.
Non ho più bisogno delle cartine per visitare Parigi o per ricordare la
Bretagna con le sue chiese solenni o la Normandia con i suoi cimiteri di
guerra…conosco questa terra a memoria e ne amo l’arte, la letteratura, le
canzoni, le montagne e i fiume e i castelli che ci riportano ai tempi in cui
esistevano ancora la gentilezza e la raffinatezza dei costumi.
Per questo oggi sono con i francesi, con i miei amici ierzesi che vivono in
Francia.


 

I terroristi islamici hanno d’un colpo calato una cappa di apprensione e di
tristezza su questo popolo magnifico.
Hanno massacrato con chirurgica precisione i giornalisti di un giornale satirico
colpevole solo di pubblicare vignette irriverenti e dissacranti, esattamente
quello che deve fare la satira che non e’ bonaria ironia o scherzo goliardico.
La satira e’ un’arte graffiante che deve lasciare il segno sulla pelle dei
potenti, dei pregiudizi, dell’ipocrisia…che deve indicare la verità non con il
sottile esercizio del ragionamento, ma con lo schiaffo in pieno volto…che
scolpisce con pochi, essenziali tratti di un disegno un fatto, un volto, un’idea
di cui si capisce l’essenza con immediatezza.
La satira e’ temuta proprio perché arriva al cuore di un problema senza
sotterfugi, gridando una verità o una critica senza l’interposizione di frasi
complesse…lo stridere delle unghie sulla lavagna che sveglia i più pigri
della classe e fa accapponare la pelle.
I miserabili, che hanno cercato di assassinare la satira di un popolo libero,
non sono i primi.
Nel 1989 Salman Rushdie fu condannato a morte dalla fatwa di un santone iraniano
per aver pubblicato ” I versetti satanici”, giudicati blasfemi dall’ayatollah
Khomeini; e nel 2004 il regista olandese Theo Van Gogh, pronipote del famoso
pittore impressionista, fu assassinato da un giovane marocchino nel cento di
Amsterdam per aver fatto un film sulla sottomissione della donna nel mondo
islamico…il giorno ero in Olanda e ricordo ancora lo sconcerto di un popolo
che improvvisamente perdeva la sua innocenza.
E nel 2006, il danese Kurt Westergaard fu assalito in casa da un gruppo di
fanatici musulmani infuriati per alcune sue vignette pubblicate sul quotidiano
Jyllands-posten.
Nei tre casi l’accusa era di blasfemia, di offesa alla religione musulmana e al
Profeta, la stessa che porta sulla forca i cristiani in Pakistan e in altri
paesi islamici, nell’indifferenza del mondo occidentale.


 

Gia’ ieri sera sul web imperversavano i tifosi del complotto ordito dalla destra
francese per provocare la reazione dei benpensanti e consentire la vittoria alle
prossime elezioni presidenziali di Marine Le Pen…altri esercitavano il
buonismo più patetico dicendo che i criminali sono solo frutto dell’odio
accumulato nelle periferie delle città occidentali…e un’ineffabile giovane,
già candidata Ministro degli esteri…o tempora, o mores…sosteneva che,
essendo i massacratori di Parigi cittadini francesi, nulla si doveva incolpare
all’Islam.
E il Financial Time afferma che…forse forse…i giornalisti uccisi se la sono
cercata…
Temo che queste acrobazie parolaie forniscano alibi ai fanatici e nascondano la
realtà di un mondo intollerante, portatore di un sistema malato di valori
sociali e religiosi…il modo migliore e stupido di spingere altre menti malate
a emularli.


Ieri e’ stato l’11 settembre dell’Europa. 

Lo dico senza retorica e con tristezza perché lo penso.
E la morte di 12 innocenti impone a tutti di prendere atto che una religione di
un miliardo e mezzo di fedeli e’ incompatibile con tutte le altre religioni al
mondo; che un numeroso gruppo di estremisti, nell’assordante silenzio dei loro
correligionari, agisce terrorizzando il mondo civile in nome di principi
religiosi medievali; che molti paesi fiancheggiano e finanziano il radicalismo
islamico salvo scandalizzarsi se vengono scoperti e denunciati; che nella nostra
ignavia e indolenza rispettiamo tutte le critiche del mondo islamico senza che
questo rispetti i nostri valori. Ritrovo questo concetti sui giornali di oggi,
in bocca anche a personaggi insospettabili…Eco, Severgnini….
Ci aspetta un esame di coscienza sui nostro relativismo culturale, che non
salvaguardia la nostra storia, sulla nostra mancanza di orgoglio per quello che
abbiamo costruito nei secoli e che ha illuminato il mondo…e di cui sembra che
ci vergogniamo.


 

Tornando a casa sento il giornale radio delle 13….e capisco d’un tratto la
differenza dei due mondi che si contrappongono.
Ascolto Papa Bergoglio che celebra messa a santa Marta per gli uccisi…un Papa
che prega sul sangue dei più irriverenti e caustici nemici dei dogmi, delle
religioni…che difende la libertà come un laico figlio dell’Illuminismo….ecco,
la differenza tra i due mondi sta qui…la pietà cristiana per i morti
areligiosi, l’odio islamista per i vivi infedeli.
Eppure brilla nella notte di Parigi un barlume di speranza.
Per la prima volta, alcuni Stati islamici condannano la strage islamista, alcuni
imam predicano seppure timidamente la tolleranza…e Al Sis, il nuovo faraone,
invita l’onnipotente università di Al Azhar a rileggere il Corano in modo
critico per evitare che il mondo continui a diffidare del mondo
islamico…chissà che il sangue innocente non sia il seme della pace.

Tonino Serra

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